Elezioni in Serbia, riconferma per la coalizione di destra

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Elezioni in Serbia

I rapporti con l’Unione europea di Aleksandar Vučić, rieletto presidente, potrebbero non essere più gli stessi

In Serbia le elezioni hanno portato alla riconferma di Aleksandar Vučić. Gli elettori erano chiamati a votare per le parlamentari anticipate, le presidenziali e le amministrative in 14 Comuni, tra cui la capitale Belgrado. Si sono contraddistinte per una forte ripresa dell’affluenza, addirittura di dieci punti in più rispetto alle ultime legislative di giugno 2020.

Il presidente Vučić ha ricevuto le congratulazioni di Vladimir Putin, al quale è legato da stretti rapporti di amicizia e ammirazione personale. Al suo popolo ha promesso di proseguire nella sua politica di riforme e ammodernamento del Paese, favorendo crescita economica e sviluppo infrastrutturale, difendendo gli interessi nazionali e impegnandosi a garantire pace e stabilità in Serbia e nel resto della Regione.

Avversari

Vučić si aggiudica al primo turno (come avvenuto nel 2017) un secondo mandato di cinque anni alla presidenza ottenendo il 58,59% dei voti. Lascia a una distanza siderale il suo principale avversario Zdravko Ponos, candidato dell’Opposizione unita, che ha raccolto solo il 18,32%. A dominare le legislative è l’Sns con il 42,97% dei consensi, seguito dall’Opposizione unita anch’essa a grande distanza con il 13,57%. Terzo il Partito socialista serbo (Sps) di Ivica Dacic all’11,50%. A superare lo sbarramento del 3% sono altre quattro formazioni minori, fra le quali gli ambientalisti di Moramo (Dobbiamo), che hanno acquistato popolarità con le manifestazioni dei mesi scorsi contro il progetto di sfruttamento di una grande miniera di litio nell’ovest della Serbia, poi accantonato dal Governo in vista delle elezioni. Successo dell’Sns anche a Belgrado dove ha conquistato il 38,15% e 48 seggi, rispetto al 21,2% e 26 seggi andati all’Opposizione unita. Nella capitale Moramo ha registrato un discreto successo ottenendo il terzo risultato con il 10,75% e 13 seggi.

Gli attivisti di Moramo e altre formazioni dell’opposizione hanno protestato davanti alla sede della commissione elettorale a Belgrado. Le motivazioni sono i ritardi nell’elaborazione e diffusione dei risultati elettorali. La coalizione di Governo ha bollato come scandaloso e disperato il tentativo dell’opposizione di coprire la sconfitta elettorale.

Campagna elettorale vincente

Lo slogan della campagna elettorale del neo presidente era “Pace. Stabilità. Vučić“. Chiari i riferimenti di ogni parola accostata al suo nome. La prima alla guerra in Ucraina, anche se la Serbia al momento osserva la neutralità militare. Per quanto riguarda la seconda invece si pensa subito alla pandemia, che con i suoi alti e bassi ancora non risulta debellata.

Una campagna che inizialmente aveva come temi dominanti la lotta a corruzione e criminalità, il rafforzamento dei diritti democratici e la difesa dell’ambiente. Ma questi sono rimasti agli angoli. Al loro posto l’incombere della guerra e il posizionamento della Serbia sul conflitto armato nell’Ucraina non così lontana. E le nuove tensioni emerse con l’intervento armato russo, insieme ai timori per il possibile estendersi di instabilità e minacce anche ai Balcani, hanno dato ulteriore motivazione e slancio alla campagna di Vucic. Il martellare sui grandi risultati economici e di modernizzazione del Paese ottenuti dalla sua gestione negli ultimi dieci anni hanno aiutato molto. Agli effetti si è posto come l’unico e vero leader politico in grado di mantenere la barra dritta e garantire pace e stabilità non solo alla Serbia ma all’intera Regione.

Ma con l’Unione europea?

Elezioni in SerbiaLa Serbia ha in corso il negoziato di adesione con l’Unione europea, ma ora cosa succederà? La guerra ha posto la Serbia, e Vučić, in una posizione molto scomoda. C’è da dire che da subito ha condannato la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina, ma si rifiuta anche di aderire alle sanzioni internazionali contro Mosca. Le giustificazioni addotte sono gli interessi nazionali del Paese: le forniture energetiche a prezzi scontati; il sostegno sulla questione del Kosovo. Al seggio elettorale Vučić ha affermato: «Per il futuro la cosa più importante è mantenere pace e stabilità e garantire la prosecuzione del progresso economico». Chissà se da Bruxelles la pensano allo stesso modo. Staremo a vedere.

Il ritorno dell’opposizione

A far segnare una ripresa nell’affluenza alle urne è stata, sicuramente, anche la partecipazione delle forze di opposizioni. Le quali, nel giugno 2020, per le elezioni legislative avevano intrapreso la strada del boicottaggio. In ogni caso, il nuovo Parlamento non sarà più monocolore come quello emerso due anni fa con oltre il 60% e 188 dei 250 seggi conquistati dall’Sns di Vucic.

Italia – Serbia

Conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’omologo della Serbia, Nikola Selaković. Secondo quanto rende noto la Farnesina su Twitter, Di Maio ha sottolineato come la Serbia sia un partner importante per l’Italia, con cui vogliamo rafforzare la cooperazione bilaterale, anche per sostenere la stabilità nei Balcani occidentali.

Secondo una nota del ministero degli Esteri serbo, Selaković ha espresso soddisfazione per il livello delle relazioni complessive tra i due Paesi. Ha anche sottolineato che sono in costante progresso grazie all’accordo di partenariato strategico del 2009. Inoltre auspica una prossima visita del ministro di Maio a Belgrado. Dal punto di vista della cooperazione economica, il capo della diplomazia serba ha sottolineato che l’Italia è uno dei principali partner economici della Serbia. Il ministro degli Esteri serbo ha poi ringraziato l’Italia per il continuo e forte sostegno al percorso europeo della Serbia e al contributo che fornisce per la sicurezza e la stabilità in Kosovo.

 

Ginevra Larosa

Foto © Dw, Agensir, Balcanicaucaso

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