I costumi da bagno, dall’intero al due pezzi di oggi

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Costumi

Bikini, trikini, monokini: la storia di uno degli indumenti più discussi. Un viaggio che ripercorre le tappe della sua evoluzione

L’estate del 2022 ha iniziato a farsi sentire e, per scampare al caldo, ci si riversa sulle spiagge, sfoggiando costumi multicolori dalle forme più svariate.

Numerosi cambiamenti, grandi e piccole rivoluzioni hanno trasformato il modo di vivere e di pensare nella società. E anche un fenomeno come la moda ha lasciato il suo segno nella trasformazione del pensiero e nella liberalizzazione delle abitudini sociali.

Il costume da bagno, tra i capi di abbigliamento, è uno di quelli maggiormente legati alla storia della società. Ma questo indumento quando ha fatto la sua prima comparsa? Le sue origini sono lontane anche se nell’antichità non esisteva l’abitudine di fare il bagno nel mare.

Il costume ai tempi degli antichi Romani

È certo che i primi costumi a due pezzi fossero indossati dalle donne romane, come testimoniano gli splendidi mosaici di Piazza Armerina in Sicilia, che raffigurano gruppi di ragazze impegnate in giochi atletici con lanci di una palla in riva al mare. Le giovani indossano costumi molto simili a quelli che si possono vedere oggi sulle nostre spiagge.

Il pezzo superiore era una striscia di tessuto che stringeva il seno, chiamato strophium. Il pezzo inferiore, il subligaculum, era una specie di perizoma, formato da un triangolo legato con un nodo intorno ai fianchi. Questa parte passava tra le gambe e veniva fissata al nodo stesso.

Piazza Armerina

I mosaici sono all’interno dell’antica villa romana del Casale, una delle più ampie e lussuose risalente al IV secolo dopo Cristo. Situata nelle vicinanze di Piazza Armerina, la villa è famosa proprio per la presenza di questi mosaici, considerati eccezionali per la qualità artistica e per la creatività. Nel loro genere sono i più belli e i meglio conservati. Il sito archeologico è diventato dal 1997 patrimonio mondiale dell’umanità.

Quando ci si immergeva vestiti

Per molto tempo l’abbigliamento da mare non scopriva il corpo ma, anzi quasi lo nascondeva. C’è anche stato un periodo nel quale i costumi semplicemente non c’erano: il bagno si faceva vestiti. Vuoi per pudore, vuoi per non bruciare la pelle. Soltanto con Coco Chanel, nella prima metà del 1900, pantaloncini e corsetto diventano due indumenti distinti e separati.

I costumi nel Settecento

Dalla metà del secolo, si cominciò a frequentare le spiagge per sfruttare le qualità terapeutiche delle acque marine. Ma quale abito indossare? Naturalmente larghi mutandoni in tela spessa, lunghi fino alle caviglie con gonnelloni, casacca, scarpe e calze. Le grandi gonne al contatto dell’acqua si gonfiavano come palloni.

Nell’Ottocento

Nel XIX secolo, si diffonde la moda delle vacanze al mare, i costumi erano molto coprenti. Le donne si immergevano avvolte in larghi mantelli chiusi fino al collo, mentre fuori dall’acqua sulla spiaggia, indossavano abiti leggeri, guanti e parasole per evitare l’abbronzatura, considerata una caratteristica delle classi sociali inferiori. Verso la fine del secolo gli abiti si accorciano e le gonne ridussero la loro ampiezza.

Nel Novecento

Comincia a consolidarsi, specialmente tra le classi sociali più abbienti, la moda del soggiorno al mare. Nei primi anni del Novecento i costumi erano formati da mutandoni, gonne e casacche. Per i colori non c’era molta scelta: erano in voga il blu e il nero, anche un po’ di rosso, mentre tra i motivi prevalevano le righe. I tessuti erano di una lana leggera che non aderiva al corpo.

Con il passare del tempo la moda si evolve e cominciano a diffondersi camicie da bagno realizzate in tessuti dai colori più tenui. Si usa il lino bianco per realizzare capi con ricami e merletti.

Negli anni Venti il costume era intero, composto da gonnelline abbinate a corti calzoni che arrivano a metà coscia. Le scollature diventano più ampie e i pantaloni si staccano dal corpetto. Si utilizzano tessuti elasticizzati che aderiscono al corpo.

Con il boom economico degli anni Sessanta, per il costume c’è una svolta nuova, fantasie vistose, colori, tessuti, ricami irrompono sulle spiagge.

Nascita del bikini

CostumiLa grande rivoluzione avvenne nel 1946 con il lancio sul mercato di un modello di costume diventato poi un’icona universale. Si tratta del famoso, e attualissimo, due pezzi. Un costume composto da un reggiseno con una mutandina molto ridotta che lascia scoperto l’ombelico. Fin dalla sua prima comparsa il nuovo costume ha assunto un valore simbolico nella storia della moda.

Il modello nacque da una geniale intuizione di Louis Reard, un ingegnere che aveva ereditato dalla madre una attività di lingerie. Egli notò che le donne sulle spiagge arrotolavano gli orli dei pantaloncini per offrire all’abbronzatura una superficie maggiore di pelle.

Ispirato, creò un costume completamente innovativo che chiamò bikini, come l’isoletta che fa parte dell’arcipelago delle Marshall dove gli Stati Uniti stavano effettuando test nucleari.

L’ingegnere pensava che gli effetti del suo costume fossero esplosivi come la bomba atomica e non aveva tutti i torti. Infatti non riuscì a trovare una modella che avesse il coraggio di indossare il due pezzi e dovette rivolgersi addirittura a una spogliarellista. La donna presentò il costume sul bordo di una piscina, ottenendo così tanto successo da ricevere varie proposte di matrimonio.

Isole Marshall

Nell’arcipelago delle isole Marshall situato nell’Oceano Pacifico, gli americani fecero numerosi esperimenti nucleari a partire dal 1946 fino al 1958 trasformando l’atollo di Bikini in una specie di poligono nucleare. Gli abitanti furono allontanati e mai più hanno fatto ritorno nella loro isola.

Dopo oltre 70 anni l’atollo è ancora radioattivo, la contaminazione ha trasformato in un inferno le celebri spiagge che hanno dato il nome al più famoso costume della storia. Nell’atollo di Bikini è impossibile tuffarsi indossando un succinto bikini.

Graduale affermazione del bikini

Nei primi anni il costume non fu accolto favorevolmente. Ci fu molto clamore, polemiche e scandali. La strada dell’affermazione era piena di ostacoli dato che il costume era troppo audace tanto che venne vietato sulle spiagge e messo fuori legge fino al 1959. All’epoca le forze dell’ordine erano autorizzate a intervenire arrestando, per oltraggio al comune senso del pudore, le donne che osavano indossare quel capo.

Il cinema e le riviste che pubblicavano foto di attrici e modelle famose contribuirono a rendere popolare il bikini, tutti ricordano la bellissima star americana Rita Hayworth o l’attrice francese Brigitte Bardot che spopolava sulle spiagge della Costa Azzurra, entrambe indossavano bikini che valorizzavano ed esaltavano la loro fisicità.

Negli anni Sessanta il bikini è il costume più popolare e diffuso in tutti i Paesi occidentali, dunque la bomba atomica era scoppiata davvero!

Sveva Marchetti

Foto © Pagine Tessili, Quotidiano del Sud, Marie Claire UK, Pinterest

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