Draghi si fa garante del prossimo Governo

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Il presidente del Consiglio in occasione del suo intervento al Meeting di Comunione e Liberazione ha illustrato l’azione del proprio Governo e invitato alla responsabilità il prossimo esecutivo che gli succederà

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha pronunciato un discorso al Meeting di Rimini, all’indomani del confronto tra i principali rappresentanti politici. Il premier ha voluto offrire un resoconto della propria azione di Governo, che si è potuta esprimere nel periodo di diciotto mesi. Si è soffermato in particolare nel definire le modalità attraverso cui è stata fronteggiata l’emergenza pandemica, l’organizzazione della campagna vaccinale, la questione del conflitto russo ucraino, la crisi energetica e la gestione del Pnrr. Ma Draghi ha voluto anche richiamare alla responsabilità il prossimo esecutivo che si appresterà a dirigere il Paese. Secondo il premier uscente la nuova azione di Governo si dovrà manifestare in maniera armonica rispetto ai valori repubblicani e dell’Unione europea.

Il premier ha ricevuto un applauso prolungato nel momento in cui è salito sul palco. All’esordio dell’intervento ha voluto rivolgere un messaggio particolare ai giovani: «Grazie per la vostra accoglienza. Questo vostro entusiasmo mi colpisce molto in profondo. Parlerò soprattutto ai giovani in questo momento. Voi vivete la politica come ideali da condividere, impegno sociale per la loro affermazione e, soprattutto, la testimonianza di una vita coerente con questi ideali. Voi insieme riflettete, combattete, sperate, costruite. Ecco perché questo vostro entusiasmo oggi e questa accoglienza mi colpiscono molto: voi siete la speranza della politica».

Il ruolo di garante della nuova fase politica

Dal discorso pronunciato dal premier si è evinta la propria volontà di non volersi allontanare dalle vicende politiche che coinvolgeranno il Paese. La consapevolezza di godere di un prestigio consolidato a livello nazionale e internazionale lo relegheranno senz’altro in una posizione di garante. Ciò sarà possibile tuttavia soltanto nel caso in cui la nuova coalizione che guiderà il Paese, si dimostri in grado di esprimere una politica assonante rispetto alle strategie adottate, in ambito geopolitico ed economico, in seno alle istituzioni europee e alla Nato. Draghi non vuol veder compromessa l’attuazione del piano per riformare l’economia italiana. E il convogliamento, nel modo più efficacie possibile, dei fondi assegnati al nostro Paese attraverso il Next Generation EU.

Draghi ha ricordato passi importanti del discorso pronunciato due anni prima, in cui sottolineava la distinzione tra debito buono e debito cattivo

Il presidente del Consiglio è ritornato nel merito del discorso pronunciato due anni fa al Meeting di Comunione e Liberazione. Ha ricordato la fase critica in cui versava il Paese a causa dell’emergenza pandemica: «Eravamo in una fase acuta e dolorosa della pandemia. E qui però al Meeting si provava già a riflettere su come ricostruire la nostra società, la nostra economia dopo quel terribile trauma. Nel mio intervento provai a disegnare una politica economica adatta a un momento così duro. Parlai dell’assoluta necessità di sostenere le famiglie, le imprese, in un periodo di recessione profonda, e dissi di tornare a una crescita sostenibile e condivisa».

Draghi ha inoltre voluto rimembrare quella parte del proprio discorso in cui sottolineava la distinzione tra debito buono e debito cattivo: «Parlai della distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo”, ovvero tra la spesa che permette a un’economia di rafforzarsi e quella per interventi che non fanno crescere né la produzione né l’equità sociale; dell’importanza di sostenere i più deboli e i più giovani. Queste idee hanno ispirato l’azione del Governo di unità nazionale che il presidente della Repubblica mi ha poi chiesto di guidare, qualche mese dopo, per rispondere alle crisi che stavamo attraversando. Adesso come allora, il Meeting è un’occasione unica per guardare avanti, con immaginazione e anche con pragmatismo».

Il premier ha evidenziato la complessità della situazione geopolitica ed economica attuale

Draghi in seguito ha sottolineato come il nostro Paese e l’Europa si trovino a barcamenarsi in una complessa situazione geopolitica: «Anche oggi ci troviamo in un momento estremamente difficile, per l’Italia e per l’Europa. Il quadro geopolitico è in rapida trasformazione, con il ritorno della guerra sul nostro continente, le tensioni nello stretto di Taiwan. La congiuntura economica è segnata da profonda incertezza: il notevole aumento del tasso d’inflazione è partito dal costo dell’energia, si è trasmesso ai beni alimentari, e oggi pesa in modo molto gravoso sui bilanci delle famiglie e delle imprese; il rallentamento della crescita globale si ripercuote negativamente sulle esportazioni; le condizioni di accesso al credito cominciano a peggiorare, questo avrà sicuramente effetti sugli investimenti».

Il presidente del Consiglio ha fatto anche cenno ai problemi che derivano dalla crisi climatica. A tal proposito ha voluto suggerire l’attitudine e le possibili modalità attraverso cui affrontarli: «I  cambiamenti climatici si manifestano in modo minaccioso e richiedono una risposta decisa e urgente. Fenomeni meteorologici estremi sono sempre più comuni, con conseguenze spesso tragiche. Penso al dramma della siccità, che ha colpito in particolare il bacino del Po; allo scioglimento dei ghiacciai come quello della Marmolada; ai violenti nubifragi. Queste crisi di carattere geopolitico, economico e ambientale hanno origini che sono spesso fuori dai confini del nostro Paese. Ma spetta a chi ha responsabilità di Governo dire la verità e, allo stesso tempo, rassicurare i cittadini con risposte chiare e concrete.

Le sfide sono molte, e di non facile soluzione: come continuare a diversificare gli approvvigionamenti energetici e calmierare le bollette per famiglie e imprese;
come accelerare sulla strada delle energie rinnovabili per combattere il cambiamento climatico; come mantenere il giusto impulso nelle riforme e negli investimenti, per preservare la crescita, la stabilità dei conti pubblici, l’equità; come continuare ad assicurare all’Italia un ruolo da protagonista nel mondo, all’interno dell’Unione europea e del legame transatlantico. Queste questioni, nel loro insieme, presentano un passaggio storico drammatico, che deve essere affrontato con profondità di analisi e coraggio di azione.
Le decisioni che prendiamo oggi sono destinate a segnare a lungo il futuro dell’Italia».

Secondo il premier uscente lo spirito repubblicano dovrà animare il prossimo esecutivo

Il premier ha esortato chi si appresterà a guidare il Paese all’indomani del 25 settembre a rispettare i valori repubblicani che hanno ispirato il proprio esecutivo: «Mi auguro che chiunque avrà il privilegio di farlo, di guidare il Paese, saprà preservare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo. Sono convinto che il prossimo Governo, qualunque sia il suo colore politico, riuscirà a superare quelle difficoltà che oggi appaiono insormontabili. Come le abbiamo superate noi l’anno scorso. L’Italia ce la farà, anche questa volta».

«Soprattutto nei momenti di crisi, l’azione di Governo dev’essere rapida, convinta.
Mancano pochi giorni all’inizio dell’anno scolastico e voglio ricordare come la riapertura delle scuole sia stato uno dei nostri principali obiettivi sin dall’inizio della campagna vaccinale. Avremmo potuto aspettare il superamento di una soglia di vaccinazione più alta nella popolazione, l’eliminazione di tutte le restrizioni delle attività commerciali prima di riaprire le scuole. Ma non sarebbe stato giusto, soprattutto nei confronti dei giovani che avevano dovuto rinunciare a lungo alla didattica in presenza. Abbiamo scelto di riaprire appena è stato possibile».

Draghi: «La nostra agenda di diversificazione dal gas russo è stata fondamentale per dare a cittadini e imprese maggiore certezza circa la stabilità delle forniture»

A proposito della crisi energetica provocata dal conflitto russo ucraino, il premier ha illustrato le modalità d’intervento del proprio esecutivo: «In pochi mesi abbiamo ridotto in modo significativo le importazioni di gas dalla Russia, un cambio radicale nella politica energetica italiana. Abbiamo stretto nuovi accordi per aumentare le forniture, dall’Algeria all’Azerbaigian. Gli effetti sono stati immediati: l’anno scorso, circa il 40% delle nostre importazioni di gas è venuto dalla Russia. Oggi, in media, è circa la metà.
Abbiamo accelerato lo sviluppo delle rinnovabili, essenziali per ridurre la nostra vulnerabilità energetica, per abbattere le emissioni».

«Nei soli primi otto mesi di quest’anno ci sono state richieste di nuovi allacciamenti ad impianti di energia rinnovabile per una potenza pari a quasi quattro volte quella istallata complessivamente nel 2020 e nel 2021. La nostra agenda di diversificazione dal gas russo è stata fondamentale per dare a cittadini e imprese maggiore certezza circa la stabilità delle forniture. Se sarà realizzata nei tempi previsti l’istallazione di due nuovi rigassificatori, l’Italia sarà in grado di diventare completamente indipendente dal gas russo a partire dall’autunno del 2024».

È un obiettivo fondamentale per la sicurezza nazionale. Perché la Russia non ha esitato a usare il gas come arma geopolitica contro l’Ucraina e i suoi alleati europei.
Si parla molto di sovranità. Ma dipendere, come è accaduto in passato, per quasi metà delle proprie forniture di gas da un Paese che non ha mai smesso di inseguire il suo passato imperiale è l’esatto contrario della sovranità. Non deve accadere mai più. I risultati dei nostri sforzi sono già visibili. A differenza di altri Paesi europei, le forniture di gas russo in Italia sono sempre meno significative. E una loro eventuale interruzione avrebbe un impatto minore di quanto avrebbe avuto in passato».

Il monito di Draghi alle nuove formazioni politiche che si appresteranno a guidare il Paese

Il presidente del Consiglio ha voluto rimarcare che per il nuovo esecutivo non sarà sufficiente ottenere soltanto la credibilità nazionale. L’affidabilità del Paese dovrà essere conseguita anche sul piano internazionale: «Questa è fondamentale perché l’Italia abbia un peso in Europa e nel Mondo coerente con la sua storia, con le aspettative dei suoi cittadini. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, protagonista del G7 e della NATO. Il nostro debito pubblico (tra i più alti del mondo) è detenuto per oltre il 25% da investitori esteri. Migliaia di aziende straniere si riforniscono dalle nostre imprese, fanno i loro ordini o impiegano i loro capitali in Italia e contribuiscono alla crescita, all’occupazione, al bilancio pubblico. È per questi motivi che protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale».

«Dalle illusioni autarchiche del secolo scorso alle pulsioni sovraniste che recentemente spingevano a lasciare l’euro, l’Italia non è mai stata forte quando ha deciso di fare da sola. Il posto dell’Italia è al centro dell’Unione europea e ancorato al Patto Atlantico, ai valori di democrazia, libertà, progresso sociale e civile che sono nella storia della nostra Repubblica. È con questa visione che i nostri padri, i nonni hanno ricostruito l’Italia e reso la sua economia una delle più dinamiche del Mondo, con uno degli stati sociali più generosi. È grazie alla nostra appartenenza al mercato unico che siamo riusciti a costruire su queste basi un’economia con forti tutele per lavoratori e consumatori.
Ed è grazie alla partecipazione dell’Italia da Paese fondatore se l’Europa è diventata un’Unione di pace e di progresso. L’Italia ha bisogno di un’Europa forte tanto quanto l’Europa ha bisogno di un’Italia forte».

 

 

Federico Gasparella

Foto © Today.it, Sussidiario.net, Blitzquotidiano.it, Zazoom.it

Video © Eurocomunicazione

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Federico Gasparella
Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza ho iniziato la professione giornalistica. Fino ad ora ho avuto la possibilità di approfondire diverse tematiche. Sono partito affrontando questioni attinenti al mondo della legalità, passando per la politica internazionale, l’attualità, la cultura e l’arte.

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