Antonio Tajani, patriota italiano ed europeo, con stellette e Fiamme Gialle nel cuore

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Antonio Tajani

Storia e aneddoti dell’amore per le Forze Armate e di Polizia, e in particolare per la Guardia di Finanza, del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Il vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani in un post Facebook, a corredo di una sua foto con bustina dell’Arma Azzurra e i gradi da tenente, in occasione del centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare, scrive: “Ho vissuto un’emozione unica. Una giornata che porterò per sempre nel mio cuore. Grazie alle donne e agli uomini dell’Aeronautica Militare, il loro lavoro è motivo d’orgoglio in Italia e all’estero. Un pensiero a chi è caduto onorando l’uniforme“.

Il ministro più apprezzato dagli italiani

Prima di scrivere qualcosa sulle mie esperienze personali con il nuovo vicepremier e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e del suo profondo rispetto per i servitori delle istituzioni, italiane ed europee, in uniforme, mi ero proposto di attendere qualche mese.

Il tempo di consentire agli italiani di verificarne la sua azione e le sue capacità di Governo. Note da tempo a chi scrive, avendo avuto l’onore di vederlo con i propri occhi all’opera in Europa e nel Mondo. Dove, a differenza dell’Italia – nemo propheta in Patriagode da molti anni di incondizionato rispetto e stima per la sua opera di uomo delle istituzioni svolta per quasi tre decenni fuori dai riflettori italiani. Silenziosa quanto infaticabile. Accompagnato sempre da grande integrità personale e grandissima dedizione alle sue due Patrie. L’Italia e l’Europa. Qualità che fanno di lui un grande patriota italiano ed europeo. Oltre che un autentico servitore delle Istituzioni.

Ora che i sondaggi gli attribuiscono il titolo di ministro più apprezzato dai cittadini, non rischio più che le mie parole possano essere considerate di parte, per non avere mai nascosto pubblicamente, oltre che la mia stima, anche la profonda gratitudine ad Antonio Tajani, per avermi permesso di mettere fine al momento meno gratificante della mia lunga carriera di prima Fiamma Gialla presso le Istituzioni Ue, quando, nel 2012, mi propose di unirmi alla sua squadra, quale responsabile della sicurezza e dell’anti-frode, prima, e di capo dell’unità comunicazione poi, della direzione generale dell’Industria e delle Imprese (DGENTR, poi DGGROW) della Commissione europea, da lui politicamente dipendente, quale vicepresidente dell’esecutivo Ue.

Il commiato dall’Olaf

Dopo essere stato tra i pionieri dei servizi anti-frode della Commissione europea, dal 1990, e aver collaborato con tre valorosi direttori generali dell’Uclaf e poi dellOlaf, l’Ufficio europeo per la lotta alla frode – un belga, Emile Mennens, un danese, Per Brix Knudsen, e un tedesco, Franz-Herman Brüner succedutisi in vent’anni, arrivò la nomina di un italiano. Già noto per la scarsa simpatia per la Guardia di Finanza. Il quale mi fece comprendere rapidamente che era ora di chiudere, al più presto, un’esperienza per me, fino ad allora, entusiasmante.

Anche al mio braccio destro dell’epoca, “colpevole” di essere stato reclutato da me all’Olaf, venne fatta capire la medesima cosa. Anche lui proveniva dalla Guardia di Finanza e, come me, non aveva accettato di rinnegarla. Inoltre, come me, non ha mai smentito la leale collaborazione con la precedente governance dell’Olaf, il compianto magistrato bavarese Franz Herman-Brüner (pm del processo al leader della DDR Erich Honecker) e il magistrato francese Thierry Cretin (pm che chiese e ottenne la condanna, per corruzione, dell’ex sindaco di Lione, Michel Noir, mettendo fine alla sua corsa alla presidenza della Repubblica), entrambi grandi estimatori della Guardia di Finanza. A riprova che il tempo é sempre galantuomo con i galantuomini, Thierry Cretin è diventato oggi membro del Comitato di vigilanza dell’Olaf. Quello stesso organo che fu costretto anche lui a lasciare, per le stesse ragioni.

Gratitudine senza moderazione

Per non correre il rischio segnalato da Roberto Benigni, che considera «un segno di mediocrità dimostrare la propria gratitudine con moderazione», sento il dovere di esprimere pubblicamente, e senza moderazione, la mia gratitudine anche verso un’altra persona. Il collega esperto della Guardia di Finanza pro tempore presso la Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Ue, che non cito unicamente perché so non lo gradirebbe. Svolse, tanto egregiamente quanto generosamente, la sua funzione di rappresentante ufficiale del Corpo presso le Istituzioni Ue. E mi mise in contatto diretto con l’allora vice presidente Antonio Tajani, del quale nutriva già stima e fiducia, dopo averlo informato della situazione che si era creata all’Olaf.

La stessa cosa sentii il dovere di fare io, qualche tempo dopo, nei confronti del mio vecchio vice, il generale Alessio Nardi. Prima lo aiutai ad uscire dall’ufficio, verso la DG TAXUD (Unione doganale e fiscalità della Commissione europea). E, in un secondo momento, quando Antonio Tajani, lasciata la Commissione, divenne prima vicepresidente e poi presidente del Parlamento Europeo, glielo proposi quale responsabile della sua Sicurezza.

Con Antonio Tajani, contro la contraffazione dei prodotti industriali. A tutela del “made in” e del sistema investigativo italiano

Gli anni trascorsi intensamente alla DG ENTR (Industria, Impresa e Pmi) – divenuta poi GROW (Mercato Interno, Industria ed Imprese) – alle dipendenze del presidente Tajani e dell’attuale direttore generale del servizio giuridico della Commissione europea, Daniel Calleja, sono stati tra i più belli della mia carriera. Consentendomi di fare conoscere, e quindi amare, la Guardia di Finanza all’attuale vicepremier e ministro degli Esteri. Mi avvalsi dello stesso metodo utilizzato con i vertici dei servizi anti-frode nei due decenni precedenti: conoscenza e esperienza diretta.

L’occasione iniziale fu la campagna di comunicazione della Commissione europea contro la contraffazione dei prodotti industriali, fortemente voluta da Antonio Tajani, della quale mi venne affidata la responsabilità. Insieme a lui riuscimmo a mettere in prima fila le Fiamme Gialle, quali efficace esempio di professionalità italiana, in Europa e nel Mondo, nella lotta a tale pericolosissimo fenomeno criminale, che attenta, oltre che l’economia, anche la sicurezza e la salute di oltre mezzo miliardo di cittadini europei.

Dieci anni fa la sua prima visita al Comando generale delle Fiamme Gialle

Antonio Tajani
Nella prima campagna di informazione europea contro la corruzione, tradotta in tutte le lingue, un ruolo particolare aveva la Guardia di Finanza.

Il 15 gennaio del 2013, accompagnai il vicepresidente alla sua prima visita al Comando generale del Corpo, del quale fui promotore. Tale incontro venne in seguito ricambiato, al Parlamento europeo, da quelle dei comandanti generali pro-tempore, nell’ordine, Giorgio Toschi e Giuseppe Zafarana. Antonio Tajani, nel frattempo nominato socio benemerito della Sezione di Bruxelles-Unione Europea dell’Associazione nazionale finanzieri d’Italia (Anfi) – che ama spesso definire pubblicamente «uno dei migliori esempi di SistemaItalia a Bruxelles» – non ha mai perso occasione per presentare i vertici del Corpo alle sedute del Parlamento europeo dove discuteva di lotta alla criminalità trans-frontaliera. Qualificando la Guardia di Finanza come uno dei migliori esempi, nel Mondo, dell’Italia e dell’Europa della legalità contro l’internazionale del crimine.

Sicurezza personale assicurata dai Baschi verdi

Dopo essersi affidato a un ufficiale della Guardia di Finanza in congedo per dirigere la sicurezza e l’anti-frode, e poi la comunicazione, della direzione generale di cui era responsabile alla Commissione europea (che all’epoca comprendeva anche l’industria spaziale e della difesa), e poi di un altro ufficiale, sempre in congedo, al Parlamento europeo, quale responsabile della sicurezza, ha sempre voluto che la propria sicurezza personale in Italia fosse garantita dai Baschi Verdi delle Fiamme Gialle. Baschi verdi che continuano ad assicurarne la scorta nelle sue attuali funzioni di Governo, a Palazzo Chigi e alla Farnesina.

L’amore e il rispetto per tutte le Forze Armate e di Polizia, nel commosso ricordo dei finanzieri infoibati

Ma Antonio Tajani, nonostante il suo mai celato amore e la sua profonda stima per le Fiamme Gialle, confermati dalla nomina come proprio consigliere a Palazzo Chigi per i rapporti istituzionali e la sicurezza, con particolare riferimento ai profili economico-finanziari, dell’ex comandante generale delle Fiamme Gialle, Giorgio Toschi, e di Consigliere alla Farnesina di un altro finanziere in congedo, il generale Alessio Nardi, non può essere accusato di partigianeria. Innanzitutto, perché è figlio di un ufficiale dell’Esercito italiano. Inoltre, è cresciuto, in Italia e all’Estero, in caserme dell’Esercito e della Nato. In secondo luogo dato che lui stesso è Ufficiale in congedo dell’Aeronautica Militare, come ricordato in esordio e nel suo post Facebook. Infine perché ha scelto, come suo capo di Gabinetto a Palazzo Chigi un dirigente generale della Polizia di Stato, Sandro Menichelli.

Ma il suo profondo rispetto per i servitori delle Istituzioni, a cominciare da quelli in uniforme, con stellette e senza, é dimostrato soprattutto dal fatto che non perde mai occasione per confermare la profonda gratitudine, sua e del Governo, verso tutte le Forze Armate e di Polizia italiane. Sottolineandone sempre l’opera, il più delle volte silenziosa, svolta al servizio del Paese e dei cittadini. Come fatto in occasione della Giornata del Ricordo, attraverso le commoventi e vibranti parole pronunciate alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle più alte cariche dello Stato, in rappresentanza del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, impegnata al vertice europeo di Bruxelles. Mi riferisco in particolare, a quelle rivolte alla memoria dei 350 finanzieri infoibati, assieme a tanti Carabinieri e Poliziotti, oltre che a tantissimi altri italiani. Vittime tutti di una tragica e vergognosa pagina della storia italiana ed europea.

La gratitudine dei servitori dello Stato e delle Istituzioni Ue

Per quanto raccontato in questi aneddoti personali, e per tante altre cose ancora, va la gratitudine di chi scrive, quale cittadino e quale militare in congedo, ad Antonio Tajani. Nella certezza di interpretare anche il sentimento della stragrande maggioranza dei servitori dello Stato e delle Istituzioni Ue che lo hanno conosciuto, a Bruxelles come in Italia. Compresi quelli che, oggi, assistono alla sua azione di Governo, fatta di forza tranquilla, e di rappresentanza dell’Italia nel Mondo, durante il periodo certamente più delicato della storia mondiale dal Secondo Dopoguerra.

Alla gratitudine “senza moderazione” deve unirsi il sentimento di più grande solidarietà e vicinanza per le odiose e vili minacce terroristiche subite, che, come ben sa chi lo conosce bene, non potranno avere alcun effetto intimidatorio. O che possa limitare in qualche modo la sua inarrestabile determinazione a servire al meglio, sempre e comunque, l’interesse degli italiani. In Italia, in Europa e nel Mondo.

 

Alessandro Butticé

Foto © PiùEuropei, Ufficio Pubblicazioni Unione europea, Guardia di Finanza, Associazione Nazionale Finanzieri (ANFI), Unione europea, Facebook

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Da sempre Patriota italiano ed europeo. Padre di quattro giovani e nonno di quattro giovanissimi europei. Continuo a battermi perché possano vivere nell’Europa unita dei padri fondatori. Giornalista dall'età giovanile, poi Ufficiale della Guardia di Finanza e dirigente della Commissione Europea, alternando periodicamente la comunicazione istituzionale all’attività operativa, mi trovo ora nel terzo tempo della mia vita. E voglio viverlo facendo tesoro del pensiero di Mário De Andrade in “Il tempo prezioso delle persone mature”. Soprattutto facendo, dicendo e scrivendo quello che mi piace e quando mi piace. In tutta indipendenza. Giornalismo, attività associative e volontariato sono le mie uniche attività. Almeno per il momento.

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