Borromini e Bernini, docu-film per scoprire i segreti dell’eccellenza

0
521
Borromini e Bernini

Due artisti a confronto. La storia dell’arte che ha percorso le strade di Roma

La città di Roma è un museo a cielo aperto che mostra e cela, segretamente, bellezze senza tempo. In un viaggio visivo, sorprendente e interessante, siamo invitati a conoscere la straordinaria stagione del Barocco e la sfida alla perfezione che ha portato Borromini e Bernini a diventare protagonisti indiscussi del periodo.

Prosegue il progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital, la Grande Arte al Cinema, ed esce nelle sale cinematografiche il 15, 16 e 17 maggio Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione, un docufilm sul genio che ha dato nuova vita all’architettura. Diretto da Giovanni Troilo, su soggetto di Luca Lancise, il film è prodotto da Sky e Quoiat Films.

La colonna sonora, scritta ed eseguita da Remo Anzovino, uscirà in autunno su etichetta Nexo Digital/distribuzione Believe, nella collana Nexo Soundtracks.

La Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, Mymovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

Focus del progetto

Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione è il racconto della rivoluzione architettonica di un genio solitario che cambia per sempre l’aspetto di Roma attraverso una sfida personale alle convenzioni e ai pregiudizi, con l’umiltà di apprendere dal passato per inventare il futuro, con il coraggio di portare avanti un’idea pagandone il prezzo fino in fondo.

Lo stile di Borromini è riconoscibile, eccentrico e diverso: si distingue da quello dei contemporanei e trasuda un’austera autorità spirituale, con perenni allusioni che evocano l’infinito.

Emerge la rivalità artistica tra Borromini (1599-1667) e Bernini (1595-1680) e la storia della rivalità di Borromini con sé stesso: un genio talmente legato alla sua arte da trasformarla in un demone che lo divora dall’interno, fino a spingerlo a scegliere la morte, con un gesto drammatico, pur di toccare l’eternità.

Da un’idea verso la perfezione

Borromini è stato un architetto unico che plasmava la pietra creando strutture che svettano verso l’alto e sembra vogliano sfidare il cielo.

Ai tempi Roma era la città giusta per gli artisti, il luogo perfetto dove realizzare opere in grado di sorprendere e che non solo hanno arricchito la città ma ci hanno lasciato in eredità strutture preziose da ammirare ogni giorno semplicemente attraverso una passeggiata.

Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione ci mostra come Roma, dietro opere architettoniche che hanno segnato la storia dell’arte e della città, custodisca i segreti che hanno reso uniche quelle stesse realizzazioni che hanno fatto di Borromini e Bernini due artisti celebri nel Mondo.

Il giovane Borromini

Francesco Castelli non ha vent’anni quando arriva a Roma a piedi da Milano, lasciando i genitori e il lavoro di umile scalpellino al Duomo. Il suo obiettivo? Seguire un sogno: lavorare nel cantiere più prestigioso del suo tempo, la Fabbrica di San Pietro.

Siamo nel 1619 e Roma è il centro dell’arte occidentale, “the place to be” per ogni pittore, scultore, architetto che desideri la gloria e che consideri Michelangelo il suo maestro.

A Roma va ad abitare nella grande casa dove lo ospita uno zio che lavora come tagliapietre nella basilica vaticana. Grazie allo zio viene catapultato nella Fabbrica di San Pietro dove lavora sugli stucchi e le decorazioni, copia a mano le modanature di Michelangelo per impararne i segreti, scoprendo le leggi nascoste dell’architettura.

Dopo la morte dello zio, Borromini resta da solo nella casa che affacciava sulla riva del Tevere, di fronte alla grande cupola immaginata da Michelangelo. La casa diventa il suo antro e viene riempita da libri di ogni disciplina e oggetti particolari.

L’incontro con Carlo Maderno

Grazie alle sue doti viene notato dall’architetto capo di San Pietro, Carlo Maderno che lo prende come assistente. Maderno diventa per Borromini un padre nonché l’uomo grazie al quale capisce la sua vocazione per l’architettura. Borromini deve ben presto fare in conti con un fatto importante: a Roma la sorte degli artisti e architetti non dipende solo dal talento ma soprattutto dal Papa. Ogni nuovo Papa cerca di superare il predecessore in una gara di magnificenza e bellezza.

Urbano VIII Barberini individua in Gian Lorenzo Bernini il suo prediletto e da questo momento in poi la carriera di Borromini è segnata da un continuo confronto.

Sotto la guida di Maderno Borromini e Bernini lavorano insieme nel progetto di Palazzo Barberini ed emergono i primi indizi dell’arte di Borromini, come l’uso della diagonale in alcune finestre.

Borromini

Dopo la morte di Maderno, Urbano VIII nomina Bernini architetto di San Pietro incaricandolo della commissione più importante, il Baldacchino di San Pietro.

Borromini diventa così il sottoposto di Bernini che è privo di competenze nelle tecniche architettoniche ed è proprio Borromini a risolvere il problema della copertura del Baldacchino, proponendo un disegno originale ispirato alle forme sinuose dei delfini.

L’architettura come obiettivo assoluto

Quando si licenzia dalle dipendenze di Bernini si mette in proprio e realizza i progetti che desidera, da questo momento in poi cambia il suo nome e da Francesco Castelli si firma Borromini. Per lui conta solo l’architettura che sente nascere dal fondo della sua anima e il suo primo incarico indipendente è la piccola chiesa e il convento dei Trinitari Scalzi di San Carlo alle Quattro Fontane (San Carlino). La chiesa prende forma nei modelli di cera rossa plasmati con le mani da Borromini, sul tavolo nella sua camera da letto.

Lo spazio vuoto diventa un elemento da modellare, le forme sono tutte curve e dentro è nascosto un teorema architettonico basato sul simbolo del triangolo e “trucchi” di costruzione che non sono visibili in modo naturale.

Tra esaltazione e critica

È naturale sentirsi attratti dalle sue opere ma le particolarità che lo caratterizzano incuriosiscono e colpiscono molti, compreso Bernini. Borromini viene accusato di non rispettare le regole classiche ereditate dal Rinascimento.

Nel docufilm abbiamo la possibilità di scoprire le varie tappe che ha vissuto Borromini per portare alla luce la sua forma di arte.

Quando diventa papa Innocenzo X Pamphili, nemico dei Barberini, le sorti cambiano e girano verso Borromini che segue la ristrutturazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, in occasione del Giubileo del 1650. Il suo cammino professionale prosegue finché non si manifestano crisi nervose e depressive che non saranno comprese da nessuno e arriverà a bruciare tutti i progetti immaginati.

Superare i propri limiti

Al viaggio visivo danno voce e pensiero le rievocazioni in chiave contemporanea, con gli attori Jacopo Olmo Antinori, Pierangelo Menci e Antonio Lanni e gli interventi degli esperti coinvolti nel film.

Cosa ci insegna Borromini? Andare al di là del tempo per collocare la propria fantasia oltre ogni limite pensabile.

 

Alessandra Caputo

Foto © Nexo Digital

Articolo precedenteIl Santa Maddalena dalle colline a nord-est di Bolzano
Articolo successivoOlimpiadi: Milano e Cortina fra mille giorni
Alessandra Caputo
Classe 78, giornalista pubblicista, laureata in Lettere Moderne, scrittrice, mamma orgogliosa. Ha scritto di cronaca, spettacolo e cultura in quotidiani, riviste settimanali, mensili e sul web. Per diversi anni si è dedicata al settore viaggi e turismo dove la sua creatività si è integrata alla descrizione della realtà. Oltre al turismo oggi si dedica anche al settore cinematografico e agli amati libri. Appassionata della vita, della lettura, dell’arte e della cucina, senza seguire un ordine preciso delle cose ama ritagliare un piccolo spazio per tutto.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui