Le api, un vero e proprio patrimonio per l’umanità

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Api

Dall’estinzione degli impollinatori a perderci sono tutti gli esseri viventi dato che svolgono una funzione essenziale per la biodiversità

Occhietti piccoli, corpo peloso, tante zampe, ci volano intorno, di certo le api non si possono definire un animale bello o piacente ai più. Ma, secondo la prima legge dell’ecologia “Ogni cosa è connessa con qualsiasi altra”, e questo dovrebbe far riflettere. L’esistenza umana è certamente legata al funzionamento dell’ecosistema. In particolar modo le api sono definite “sentinelle dell’ambiente” dato che sono responsabili del 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul Pianeta.

Cosa accadrebbe se si estinguessero?

Nel Continente europeo circa il 10% delle specie sono minacciate dall’estinzione, ciò vuol dire che anche tante tipologie di piante incorrono nel medesimo rischio. Dalle api e da tutti gli impollinatori dipende la riproduzione di oltre l’85% delle piante selvatiche e più del 70% delle colture agrarie. Ma non solo. Il valore economico dell’impollinazione fornita dagli insetti pronubi – che trasportano il polline – ammonta a miliardi di dollari all’anno: dal loro contributo dipendono tra i 235 e 577 miliardi di produzione alimentare globale. Quindi dalla loro estinzione ne uscirebbero sconfitti anche gli apicoltori, gli agricoltori, i floricoltori, i ristoratori. Ma anche gli istituti di ricerca, i mercati finanziari e tutta l’umanità.

Un esempio

Un team di ricercatori del CATIE (Centro Agronómico Tropical de Investigación y Enseñanza, Turrialba) in Costa Rica e dell’Università del Vermont hanno condotto uno studio secondo cui in assenza di api e uccelli i coltivatori di caffè vedrebbero, nel breve periodo, le loro rese ridursi del 25%. Ciò significa una perdita di circa 1.066 dollari per ettaro di coltivazione. La sicurezza economica degli agricoltori si basa quindi sullavorogratuito fornito dalla natura, senza la quale anche i costi di produzione sarebbero ben maggiori.

Senza le api gli agricoltori dovrebbero ricorrere all’impollinazione artificiale, quindi il trasferimento manuale del polline per mezzo di pennelli o lo strofinamento diretto dei fiori maschili sugli stigmi dei fiori femminili. Ma questo comporterebbe un lavoro lungo e anche esoso. Ma il loro valore non si limita all’economia. Infatti saldano relazioni tra tutti gli esseri viventi, vegetali e animali. In loro assenza gli ecosistemi si banalizzerebbero e porterebbero alla scomparsa di specie utili all’alimentazione non solo dell’uomo, ma anche degli altri animali, portando a una cascata di estinzioni.

Il 40% è a rischio

Le insostenibili pratiche agricole, l’uso eccessivo di pesticidi,  la frammentazione degli habitat, l’urbanizzazione, i cambiamenti climatici, le temperature estreme, l’erosione della biodiversità hanno un impatto radicale sulla salute delle api, sia selvatiche che domestiche. Naturalmente non è semplice definire le percentuali o i numeri di questo declino, perché spesso mancano dati accurati e il monitoraggio è difficile. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) indica nella “lista rossa” che il 40% delle specie di api sono minacciate. Secondo la European Red Lists of Bees, delle circa 2000 specie distribuite sul continente, quasi il 10% è in declino. In Italia delle 151 specie di api native valutate, 34 – pari al 22% – sono quelle in pericolo.

Sono vari i progetti che Università, parchi, imprese, cittadini e istituzioni nel Belpaese stanno creando di salvaguardare gli insetti impollinatori soprattutto attraverso l’implementazione di infrastrutture verdi polinator-oriented. Oppure attraverso le informazioni volte a migliorare le conoscenze su questa specie. E ancora, promuovendo un’agricoltura senza pesticidi e pratiche rispettose degli ambienti rurali. Ma ci sono anche società che installano e curano alveari presso aziende, parchi, scuole, fornendo un servizio educativo di riscoperta della biodiversità nei contesti urbani. Infatti, di fondamentale importanza resta la disponibilità di fiori e piante nelle Città. In questo caso i progetti volti alla sensibilizzazione nei centri urbani sono di stimolo per la creazione di aree verdi, piccoli orti e giardini da parte dei cittadini.

Unione europea

La Commissione europea sta lavorando in questo senso attraverso la strategia Farm-to fork e Apiquella sulla biodiversità che hanno delineato azioni per frenare il declino degli impollinatori: dalla riduzione dei pesticidi alla promozione dell’agricoltura biologica, dalla creazione di zone protette, al ripristino di aree naturali degradate. Azioni che rientrano anche nel “Nuovo patto per gli impollinatori” proposto sempre dalla Commissione Europea, che dovrà essere potenziato anche in Italia.

La FAO

Per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la Giornata mondiale delle api, che cade il 20 maggio, mette in evidenza la possibilità di promuovere delle azioni concrete “per proteggere gli impollinatori e i loro habitat”, purché si adottino pratiche agricole sostenibili, si riduca al massimo l’uso di pesticidi e si creino gli habitat adatti agli impollinatori. Solo in questo modo si può contribuire a garantire che gli stessi continuino “a svolgere un ruolo fondamentale negli ecosistemi e nei nostri sistemi alimentari”, di cui sono parte fondante quanto essenziale.

Quindi per la FAO (Food Agricolture Organization) l’obiettivo principale è quello di perseguire “buone pratiche agricole” che supportino e tutelino questi piccoli insetti che sono degli “agenti biologici fondamentali nella protezione della biodiversità e nella produzione degli alimenti”. Ad esempio, il 90% circa delle specie di piante da fiore selvatiche del Mondo dipendono direttamente dai loro impollinatori, unitamente al 75% delle colture alimentarti mondiali e al 35% dei terreni agricoli globali.

La strage dei parabrezza

Il Wwf sostiene che oltre il 40% degli impollinatori è a rischio di estinzione a livello globale e, in particolare, lo sono le api selvatiche e le farfalle. Tant’è che proprio uno studio condotto nel 2022 nel Regno Unito ha analizzato e documentato, attraverso gli impatti con i parabrezza delle auto, un calo di quasi il 60% nel numero di insetti alati dal 2004. In Germania, l’abbondanza degli insetti è per esempio diminuita del 78% tra il 2008 e il 2017 mentre a livello globale il Living Planet Index, calcolato specificamente per le farfalle, ha evidenziato un calo medio del 49% nelle relative popolazioni a cavallo tra il 1990 e il 2017.

Secondo Greenpeace, che da diverse settimane sta conducendo una serrata campagna pubblicitaria televisiva di sensibilizzazione sull’importanza delle api nell’equilibrio dell’ecosistema, appena un anno fa erano già circa 650 gli alveari dove c’era una spiccata evidenza degli spopolamenti, per un totale di oltre 12 milioni di api che si sono di fatto dissolte nel nulla. La più conosciuta tra loro è l’ape mellifera. Secondo i dati diffusi l’anno scorso in occasione della Giornata mondiale delle api 2022, in tutta l’Unione Europea ci sarebbero almeno 600.000 apicoltori, che gestiscono 17 milioni di alveari e producono circa 250.000 tonnellate di miele l’anno, mentre in Italia gli apicoltori censiti al 2020 erano 65.000, in costante crescita numerica, come il numero degli alveari. 1.950.000 unità nel 2020, con una produzione di miele stimata in circa 25.000 tonnellate.

 

Ginevra Larosa

Foto © LifeGate, MDPI, Gal, Initalia Virgilio

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