L’ironia del fondatore di Forza Italia, in quell’attimo a via San Gimignano, mi lasciò stupito e mi fece capire che era una persona semplice
Silvio Berlusconi ha raggiunto sua madre e suo padre, morti rispettivamente nel 1989 e nel 2008 a 81 e a 97 anni.
È su quest’ultima, Rosa Bossi, che vorrei concentrarmi menzionando un piccolo ricordo. Dopo una vita passata tra Milano e il resto della Lombardia, nei primissimi anni ’70 la famiglia Berlusconi si trasferisce in via San Gimignano 12 a Milano, in un quartiere in fase di completamento nella zona a ovest della Città.
Un quartiere con condomini che le agenzie immobiliari hanno sempre definito “signorili”. Quindi non di lusso né popolari. Si potrebbe dire di fascia medio-alta. Un quartiere che nel 1975 vide l’apertura della fermata “Bande Nere” della linea 1 della metropolitana, a servire i numerosi abitanti che via via si erano trasferiti. Tra questi, diversi ebrei persiani che in zona hanno costituito una comunità a sé, molto rispettosa degli altri, molto rispettosa delle tradizioni religiose e civili degli italiani, molto educata e silenziosa e un po’ chiusa nella loro tradizioni. Erano per lo più imprenditori e commercianti, attratti dalle possibilità economiche della Città e – dal 1978 – in fuga dal regime di Komehini. Oltre a questi anche molti giapponesi, principalmente manager di multinazionali. Ed è qui, in zona, che tuttora si trovano la scuola ebraica e quella giapponese. Una di fronte all’altra, nel massimo rispetto reciproco.
Trascorsi gli anni ’70 e gli anni ’80, fu con la discesa in campo di Silvio Berlusconi che questo appartamento di circa 100 metri quadrati rischia di diventare un obiettivo di curiosi, elettori, nemici “hater” e tifosi del Milan visto che nella stessa strada – o nelle vie limitrofe – abitavano calciatori come Pietro Paolo Virdis, “Nanu” Galderisi e Roberto Donadoni.
Abitando a 150 m di distanza, passavo spesso davanti a questo condominio. Elegante ma non sfarzoso, pulito e curato non più e non meno di quelli della zona. Una volta, verso le metà negli anni ’90, transitai da lì proprio mentre Berlusconi andava a trovare la madre in occasione di una tornata elettorale: il cavaliere, infatti, era ancora residente lì. Pertanto lì andava a votare.
Accompagnato da 2 o 3 uomini di scorta, si apprestava a entrare nel palazzo quando si fermò per farmi passare. Mi disse “Prego. Dopo di Lei”. Io risposi “Grazie di aver fatto passare un interista”. Pronta la controrisposta: “Bisogna dare la precedenza ai più sfortunati”. Io non ebbi la battuta pronta per rilanciare la sua ironia che aveva avuto con uno sconosciuto ma risposi solo con un sorriso e un con “Sorvoliamo”. In quegli anni, infatti, il Milan mieteva successi strepitosi in Italia, in Europa e nel Mondo mentre l’Inter arrancava in buona posizione in classifica ma sempre 1 o 2 spanne al di sotto dell’armata rossonera.
Non ebbi più occasione di incontrare Silvio Berlusconi in via San Gimignano. Ma ho il ricordo di una persona molto semplice al di là del credo politico o calcistico. Non ricordo di aver mai visto un assembramento sotto quel condominio. Mai una scritta, mai nulla di nulla segno che la famiglia era rispettata e vista come “una del quartiere”.
Negli anni ’80 e ’90 vedevo spesso la signora Bossi Berlusconi andare nel supermercato di fronte a casa a fare la spesa come qualunque signora.
Andrea Barbieri Carones
Foto © Andrea Barbieri Carones, Versilia Today