La nascita del romanzo storico

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Romanzo storico

Un genere letterario che si sviluppò nell’Ottocento e coinvolse tutta l’Europa in vari momenti

Il romanzo storico è un’opera narrativa ambientata in un epoca passata, di cui ricostruisce gli usi, i costumi e la vita in generale per poi farla rivivere al lettore. L’autore di un romanzo storico deve innanzitutto documentarsi del fatto, dello spirito e dei comportamenti e condizioni sociali del racconto, anche se può contenere personaggi esistiti o frutto di immaginazione. Una prima definizione è di essere ibrido. Un compromesso fra l’autore che scriverà tenendo conto dei limiti storici e del lettore che non si troverà di fronte a un’opera storiografica.

La nascita del romanzo storico

Si tratta di un genere tipicamente romantico che nacque e si espanse nell’Ottocento. La crescente affermazione del pensiero e del metodo scientifico favori il rinnovamento degli studi storici e un forte interesse per le discipline storiche. Da un punto di vista filosofico si andava affermando l’idea che il concatenarsi degli eventi nel tempo e come l’individuo era esistente e fortemente condizionato dalla storia. Inoltre il romanticismo e i sentimenti nazionalisti accrebbero il senso storico degli scrittori, i rivoluzionari accadimenti storico – politici del secolo che si nutrono di una narrativa in grado di fornire figure esemplari del passato a cui aspirarsi.

Prima dell’ Ottocento vi furono esempi di romanzi o drammaturgia storica. Pensiamo ai drammi di Shakespeare basati sull’autodistruzione dell’aristocrazia, in Italia all’opera di Maiolino Bisaccioni, che pubblicò a Venezia nel 1639 “Il Demetrio Moscovita”. Nel Settecento è ancora l’Inghilterra a fare da capofila con i grandi romanzi realistico-sociali. Ad esempio autori come Daniel Defoe, Samuel Richardson e Herry Fielding, che avevano raffigurato i caratteri della contemporaneità e spesso in difficoltà nel fare riemergere il passato. Sta di fatto che nei romanzi pre romantici, il picaresco e il gotico rendevano l’elemento storico statico. Nel romanzo ottocentesco la storia entra in scena da protagonista e gli studi e le documentazioni diventano pratica complementare.

Walter Scott

Lo scrittore scozzese Walter Scott, considerato il capostipite del romanzo storico, realizzò capolavori come “Rob Roy” (1818) e “Ivanhoe” (1819) e il filosofo Lukacs che compose opere in cui la storia non veniva considerata come una mera cornice in cui collocare vicende di stampo moderno, ma in cui la psicologia dell’autore non modernizzava i personaggi e gli avvenimenti. Descrive con precisione le condizioni di vita del periodo storico in cui Scott ambienta i suoi romanzi, in modo che i comportamenti che ne scaturiscono non siano considerati solo curiosità storica ma come tappa dell’evoluzione dell’umanità. Inoltre nella sua produzione narrativa fa un sapiente uso dei dialoghi.

Il romanzo storico in Europa

La Germania conobbe una grande fioritura di questo genere a partire dal 1834 quando Ludwig Rellstab pubblicò il primo romanzo storico tedesco dal titolo “1812”.

In Russia fu N. Zagoskin a ottenere un grande successo con il romanzo “Juni Miloslavskij” nel 1812 fino ad arrivare al capolavoro di Puskin “La figlia del Capitano” ambientato nel Settecento.

La Francia è stata la vera capitale del romanzo storico. Infatti Alexander Dumas padre, grande ammiratore di Scott, nel 1822 scrisse un testo teatrale intitolato “Ivanhoe”, adattando un episodio del romanzo di Scott. Le ambientazioni storiche di Dumas furono utilizzate in primis nel teatro e in seguito nei feuilleton. Per tutti il ciclo dei “Moschettieri”. In Francia con il superamento del romanzo storico nacque la narrativa moderna. Uno dei protagonisti di questa rivoluzione fu Stendhal, che sostituì la fredda cronaca con il romanzo documento storico perché in grado di creare atmosfere e passioni. La strada stendhaliana con “La certosa di Parma”, fu seguita da Balzac che per il filosofo Lukacs si deve il passaggio dalla rappresentazione della storia passata a quella del presente come storia.

Romanzo storicoUna nuova corrente letteraria il Naturalismo francese che operò di pari passo al Verismo italiano e che si apri nel segno di Flaubert (Madame Bovary), e prosegui in Emille Zola.
Anche Victor Hugo si avvicinò allo storico con “Notre Dame de Paris” anche se il suo capolavoro è “I Miserabili” del 1862 in un contesto temporale più vicino a quello in cui visse l’autore.

Il romanzo storico in lingua italiana

A eccezione delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” del Foscolo fu l’unico evidente esempio di romanzo storico epistolare per il resto il Settecento italiano e in parte una imitazione dei modelli inglesi e francesi. Nell’Ottocento, dopo la Restaurazione, apparvero in Italia dei caratteri non ben definiti, come la novella storica %”Il castello di Binasco” della scrittrice torinese Diodata Saluzzo Roero, ambientata nel Trecento e pubblicata nel 1819. Vi fu inoltre la diffusione delle opere di Walter Scott che fu tradotta in italiano “Ivanhoe” nel 1822.

Il risveglio politico dal medioevo ai rigurgiti risorgimentali favorirono un romanzo storico basato su esortazioni, speranze e ideali risorgimentali. Una ricca produzione narrativa ormai scomparsa e bisognerà aspettare Alessandro Manzoni con i “Promessi Sposi”, nel 1827. A Milano è l’anno fondamentale per il romanzo storico in Italia. Lo stesso in cui lo scrittore concluse la prima versione del suo capolavoro, frutto di una grande ricerca storica su “Historia Patria” di Giuseppe Ripamonti e che gli permise di dare alle stampe, nel 1845, il saggio del romanzo storico e in genere dei componimenti misti di storia e invenzione. Sappiamo che i “Promessi Sposi” furono influenzati dall’opera di Scott, ma la novità e il valore del romanzo derivano dalla tesi storico, morale e religiosa, coinvolgendo il lettore in una riflessione.

Dopo il 1827 all’interno del genere romanzo storico si formarono due correnti. Da un lato quella manzoniana e dall’altra quella scottiana (ambientazione medievali, rapimenti) in contrasto sulle vicende di umili e intento educativo in Manzoni. I protagonisti di queste due correnti furono Massimo D’Azeglio con “Ettore Fieramosca” o “La disfida di Barletta” del 1833 e Tommaso Grossi che nel 1834 scrisse il romanzo “Marco Visconti”.

Novella storica

Nel 1837 Niccolò Tommaseo da Parigi diede alle stampe la novella storica “Il Duca d’Atene” inserita in un trittico di ispirazione medievale. Ma la sua opera principale, di carattere psicologico – sentimentale è “Fede e Speranza” del 1840 che anticipò tematiche e risvolti del romanzo decadente europeo.

Dopo il 1840 la situazione politico-sociale in Europa cambiò. Le aspirazioni libertarie che avevano trovato espressione nel romanzo storico ebbero il loro coronamento e la borghesia sostituì l’antica classe dirigente sollecitando alla narrativa verso nuove ambientazioni. Sempre per il filosofo Lukacs il 1848 fu l’anno della Primavera dei popoli e anche di svolta per il romanzo storico europeo. Il Manzoni prese le distanze nel 1845 perché inattendibile. Ma accanto a lui si schierò una corrente di storici fra cui Ippolito Nievo, sostenitori delle microstorie rispetto alla macrostoria.

I romanzi post-unitari sia veristi che post veristi, continuarono a confrontarsi con la materia dei sogni risorgimentali e delle grandi speranze che il 1860 non attuò subito e si dovette aspettare una soluzione all’indomani della Grande Guerra. Un esempio di racconti di microstorie sono i romanzi “I viceré” di Federico De Roberto del 1894 e “Il ventre di Napoli” di Matilde Serao del 1884. Il Risorgimento siciliano fu rappresentato dal romanzo “I vecchi e i giovani” di Pirandello, con forti connotati autobiografici.

Nel Novecento e nel Duemila

Con l’avvento del futurismo italiano il romanzo storico ebbe minor fortuna. Però la narrativa popolare trovo nel “Mulino del Po” di Bicchielli la storia di tre generazioni, 1838-1940. Per poi proseguire nei romanzi di Curzio Malaparte, Mario Rigoni Stern e Primo Levi. Un susseguirsi di importanti romanzi fino ad arrivare al “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa del 1958. Poi Leonardo Sciascia, Elsa Morante, Maio Pomilio e Italo Alighiero Chiusano hanno presentato con stili diversi la storia.

Il romanzo neogotico

Romanzo storicoCon “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco si ha un ritorno al romanzo storico tradizionale.
La successiva fioritura dagli anni Ottanta ad oggi può apparire come un paradosso se si tiene conto della perdita di prospettiva storica che è caratteristica della cultura postmoderna.

 

Paolo Montanari

Foto © Piego di libri blog, Wikipedia, Libriantichionline, Magazin

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