Bambini vittime dello sfruttamento lavorativo subito dai genitori

0
370
Bambini

Sono agghiaccianti i dati emersi dal rapporto “Piccoli schiavi invisibili” di Save The Children

Condizioni di vita drammatiche quelle che si trovano a vivere i bambini vittime dello sfruttamento lavorativo subito dai genitori nel settore agricolo. Nel rapporto di Save the ChildrenPiccoli schiavi invisibili“, redatto in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, emerge che le aree italiane a maggior rischio sono: la Provincia di Latina e la Fascia trasformata di Ragusa.

Quest’anno il focus è dedicato a bambini, bambine e adolescenti che crescono in aree dove la condizione di sfruttamento dei genitori li rende vittime. Purtroppo la loro situazione è compromessa sin dalla nascita e dunque li espone a un sistema di violazione dei loro diritti basilari sistematico e “normalizzato” e a possibili abusi. “La tratta e il grave sfruttamento, che sia lavorativo o di altro tipo, si nutrono dello stato di bisogno degli individui con meno risorse sociali ed economiche, e il rapporto diffuso mira a far comprendere il nesso nocivo tra tratta, grave sfruttamento e infanzia negata”.

Sfruttamento

Nel periodo tra il 2017 e il 2020, a livello globale, sono state identificati 190.000 casi di vittime di tratta e sfruttamento. A soffrire di più per mano dei trafficanti sono le donne (42%) e i minori (35%). Le principali forme di sfruttamento sono di tipo sessuale o lavorativo, in proporzioni identiche, rispettivamente 38,8 e 38,7. Se, per la prima volta e a causa del Covid, l’emersione dei casi ha avuto una contrazione dell’11% tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone che migrano senza poter contare su canali di accesso legali invece, è aumentato, per effetto di crisi climatica, disuguaglianze e conflitti in corso, che costringono milioni di persone a sfollare e vivere in condizioni di vulnerabilità e povertà estrema.

Vittime invisibili

La tratta e il grave sfruttamento di persone, di cui possono essere vittime sia adulti che minori, sono fenomeni che purtroppo interessano anche l’Italia. Infatti nella Penisola e nel Mondo 1 vittima su 3 è minorenne.

Ciò che emerge dal rapporto è la fotografia di bambine e bambini figli di braccianti sfruttati che spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli. Ciò vuol dire condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Sono tantissimi e, nonostante alcuni sforzi specifici messi in campo, sono per lo piùinvisibili” per le istituzioni di riferimento, non censiti all’anagrafe, ed è quindi difficile anche riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio. Il rapporto, inoltre, raccoglie le testimonianze di chi ha subito o subisce lo sfruttamento, insieme a quelle di rappresentanti delle istituzioni e delle realtà della società civile, dei sindacati, dei pediatri, dei medici di base e degli insegnanti.

Settore agricolo

Il fenomeno dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo si concentra dove c’è più lavoro. Ad esempio come accade in alcuni distretti specifici per l’agroalimentare italiano, dove ci sono terreni che consentono la coltivazione intensiva, e che richiedono una forte presenza di manodopera anche per la raccolta e l’imballaggio dei prodotti agricoli. Nello specifico dove sono nati due dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese, il MofCentro agroalimentare all’ingrosso di Fondi (Lt), e l’Ortomercato di Vittoria (Rg).

“Secondo una stima del 2021, gli occupati irregolari nel settore dell’agricoltura in Italia erano circa 230 mila, con una massiccia presenza di stranieri non residenti e un numero consistente di donne coinvolte, ovvero 55 mila”.

Diritti negati

A essere maggiormente colpiti sono i nuclei familiari, anche mono-genitoriali, spesso di origine straniera, con più figli. Questi bambini, fin da piccolissimi, vedono situazioni drammatiche attorno a loro conseguenza dello sfruttamento lavorativo dei loro genitori.

“Le difficoltà economiche e il ricatto dello sfruttamento che schiacciano molte di queste famiglie, sono parte integrante della vita di bambine e bambini, che vivono completamente isolati dai contesti urbani e gli uni dagli altri, senza piazze o spazi comuni in cui giocare, senza centri sportivi o aggregativi, in condizioni abitative spesso malsane o al limite, degradate e affollate, con 2 o 3 famiglie a dividersi 55 metri quadrati”.

Anche l’educazione dovrebbe essere un diritto

Uno dei principali rischi che questi minori corrono è la negazione del diritto all’educazione. Si parla Bambinidi assenza di ogni dimensione sociale organizzata e condivisa per loro, fa della scuola l’unica forma per contrastare l’isolamento. Tuttavia, la mancanza di un adeguato sostegno linguistico è un grave ostacolo per studenti, famiglie e insegnanti. Nella Provincia di Latina, ad esempio, più della metà degli operai agricoli censiti/regolari (13.000 su un totale di 20.000), sono di origine straniera, in prevalenza indiana.

Un esempio è la scuola nella frazione di Pontinia (Lt), Quartaccio, dove le insegnati delle prime elementari si trovano a relazionarsi con alcuni bambini adottando degli stratagemmi o anche chiamando studenti più grandi della stessa nazionalità per poter essere capite. Cercano di coinvolgerli in ogni attività, anche extrascolastiche, ma proprio a causa dello sfruttamento dei genitori, o del loro stesso coinvolgimento, non partecipano spesso. Alcuni bambini arrivano a scuola completamente privi di materiale didattico e, sempre in questa scuola, sono le insegnanti che provvedono a comprarli. Ma purtroppo il loro impegno non basta. Ci vorrebbe un servizio comunale di sostegno.

In alcuni casi, il percorso scolastico si interrompe, già a partire dai 12-13 anni, a causa del coinvolgimento dei minori nello sfruttamento lavorativo con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. Si può trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano o estivo, o di un impegno che può iniziare già a 7-8 anni per “dare una mano” nel periodo di raccolta. Ciò comporta difficoltà nel fare i compiti e un deficit nel rendimento scolastico, a volte anche a bocciature nelle scuole medie, e a un ingresso ritardato alle superiori (16 o 17 anni).

L’intervento di Save The Children

Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save the Children, afferma: «Il Rapporto ci dice che i lavoratori e le lavoratrici sfruttate in campo agricolo, oltre ad essere vittime dirette di questa condizione, sono anche genitori, madri e padri di bambini “invisibili” che crescono nel nostro Paese privi di diritti essenziali. Questa dimensione così grave dello sfruttamento troppo spesso, sino ad oggi, è stata ignorata. È fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare a ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita».

“Chiediamo ai Comuni interessati e al Governo misure concrete e incisive per scardinare i meccanismi alla base di queste violazioni. I nostri interventi per il contrasto della tratta e dello sfruttamento in Italia. “Liberi dall’Invisibilità – Centri Orizzonti a Colori” nella Fascia Trasformata di Ragusa, Vie d’Uscita, Nuovi Percorsi ed E.V.A.”.

 

Ginevra Larosa

Foto © ValigiaBlu, Palermo Today

Articolo precedenteL’Amazzonia a Piombino
Articolo successivoVaticano, tesoro scomparso nel 1939

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui