«Internazionalismo progressista contro l’arretramento della democrazia»

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A cinquant’anni dal golpe cileno. L’avvocato Speranzoni «Gli uomini di avanguardia erano pagati dalla Dina»

«Siamo in un momento storico difficile»: esordisce così il nuovo responsabile esteri Pd Giuseppe Provenzano, alla festa dell’Unità di Bologna. «A livello mondiale la democrazia sta arretrando colpita da minacce interne ed esterne». In occasione di un incontro dedicato all’anniversario dell’instaurazione del regime di Pinochet, che ha portato alla destituzione del primo presidente di un Paese americano dichiaratamente marxista, l’ex ministro spiega come «al capitalismo le masse non servono più, di conseguenza neanche la democrazia, il loro rapporto sembra essersi oramai rotto». Il video della diretta di Eurocomunicazione a questo link.

democraziaPer superare l’impasse la strada da percorrere è, secondo il deputato, quello di «ricostruire un internazionalismo progressista per evitare di rientrare in una logica a blocchi da nuova guerra fredda, ricordando che il multilateralismo è uno degli obiettivi per cui l’Europa è nata e che lo scontro tra democrazia e autocrazia vive anche all’interno della stessa democrazia. Che quindi non puoi mai definirsi come qualcosa di raggiunto e concluso, ma invece si configura come una lotta costante». Rispetto a ciò gli avvenimenti del Cile sono ritenuti carichi di una valenza pedagogica, utili a comprendere meglio anche certe dinamiche che coinvolgono l’Occidente e il nostro Paese.

«L’America latina è uno specchio che ci dice molto di noi» per cui «non vogliamo dimenticare quella pagina di storia. E non a caso il Pd di Bologna ha voluto intitolare questa sala a Salvator Allende, presidente cileno destituito da Pinochet, durante il colpo di Stato al Palazzo di Governo cileno della Moneda l’11 settembre 1973. Riflettere su queste vicende, su questa ferita che pulsa ancora, è occasione per riflettere sulla nostra democrazia e sulle sue contraddizioni».

L’avvocato Speranzoni: «Il Governo di Pinochet pagava gli uomini di Avanguardia»

Sottomettere con la paura, la violenza e sparizioni sommarie. La strategia di controllo del regime militare di Pinochet era esercitata grazie a un sistema di servizi segreti, la Dina, con collegamenti e diramazioni in tutto il Mondo, come in Italia con il gruppo di Avanguardia nazionale «i cui uomini erano pagati dalla dittatura».

«La società civile cilena è divisa tra una parte che vuole libertà e giustizia per i desaparecidos e l’altra che invece non ne vuole sentire parlare, volendo quasi dimenticarsi di quello che è successo. Tuttavia» – spiega Andrea Speranzoni, avvocato di parte civile nel processo Condor che ha portato all’ergastolo di 14 ex militari del regime cileno durante il quale ha difeso il partito comunista cileno – «come italiani dobbiamo essere orgogliosi del nostro sistema giudiziario che, seppur tardivamente, si è occupato dei cittadini italiani immigrati in Cile assassinati durante gli anni del regime, potendo, in base al criterio della nazionalità, processare alcuni imputati di questo lungo procedimento le cui indagini preliminari sono iniziate dall’arresto di Pinochet a Londra nel 1998 e sono durate fino al 2021». 

In un’altra occasione l’avvocato ha difeso le vittime e i loro familiari nel processo ai mandanti per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, durante il quale «siamo riusciti a ricostruire una rete di relazioni che legava servizi segreti cileni, gruppi neofasciti e golpisti italiani come Avanguardia nazionale, e funzionari del Governo italiano come Federico Umberto d’Amato e della quale i servizi segreti italiani non potevano non esserne a conoscenza».

Esemplare è il caso di Roma

«La base nella Capitale di Avanguardia nazionale» – continua l’avvocato – «divenne punto d’appoggio per sicari assoldati dal Governo di Pinochet tra cui killer Dina, ed ex Cia, Michael Townely, responsabile dell’assassinio del diplomatico cileno Orlando Letelier, compiuto a Washington nel 1976». E uomo di collegamento tra l’intelligence cilena e americana, avendo quindi un ruolo all’interno del Condor che era il coordinamento tra i servizi delle dittature militari dell’America Latina  (tra cui Cile, Argentina, Paraguay) finalizzato a combattere le forze eversive di sinistra e rendendosi responsabile degli omicidi di dissidenti ed esponenti democratici in esilio, che si avvalse della complicità e della connivenza di Cia e Fbi con le quali erano accomunati dalla prospettiva anticomunista.

Dalle relazioni della Dima si evince il loro interesse per la sociologia e per l’economia. «In una di queste» – conclude l’avvocato del processo Condor – «viene confrontata la prospettiva liberista e quella comunista. Il modello liberista è ritenuto quello naturale  perchè le società degli uomini sono fondate sulla prevaricazione degli uni sugli altri». Questa impostazione teorica aveva delle ripercussioni sul piano della prassi nella situazione cilena permettendo di fatto la giustificazione della necessità «d’eliminare movimenti quali il partito comunista, quello socialista, quello democratico cristiano e anche la chiesa cattolica» facendone letteralmente sparire i membri e i cui corpi, dopo aver subito torture, venivano lanciati da elicotteri nell’oceano o fatti seppellire in fosse da loro stessi scavate.

Andrea Olgiati

Foto © Eurocomunicazione, Andrea Olgiati, YouTube

Video © Eurocomunicazione, Andrea Olgiati

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Andrea Olgiati
Giornalista professionista e videomaker. Laureato in filosofia presso l'università di Pavia mi sono poi appassionato al mondo dell'informazione inizialmente scrivendo d'arte per un settimanale locale per poi frequentare il master di giornalismo di Unibo spaziando su diversi ambiti e format. Ho scritto per settimanali, agenzie e quotidiani online tra cui il Bologna Today e l'agenzia stampa Dire realizzando inoltre diversi video. Cittadino italiano ed europeo, ho da poco concluso un corso per giornalisti organizzato dal Parlamento europeo che si è svolto a Roma e a Bruxelles

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