Un minuto per Napolitano apre la plenaria Ue

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Benifei: «Le forze politiche siano chiare nell’indicare una strada di riforma in senso federale»

Inaugurazione della sessione plenaria con un minuto di silenzio ieri all’Europarlamento di Strasburgo. Un momento in omaggio a Giorgio Napolitano, spentosi lo scorso 22 settembre. La presidente Roberta Metsola lo ha voluto ricordare come un uomo «per tanti anni protagonista di primo piano, della vita politica italiana, fervente sostenitore di un’Italia forte in Europa» ma anche «un’autorevole membro di questo Parlamento dove è stato anche presidente della commissione Affari costituzionali».

Metsola ha voluto sottolineare come egli sia stato «il primo presidente della Repubblica ad essere eletto per 2 volte di fila e nel suo discorso d’insediamento nel 2006 sollecitò al ripudio della guerra e alla corresponsabilità per assicurare la pace, un richiamo che oggi più forte che mai. Napolitano» ha aggiunto «era un uomo che ha messo la sua passione politica al servizio dei cittadini italiani ed europei affrontando passaggi storici complessi con senso del dovere e responsabilità, le più sentite condoglianze alla famiglia».

L’attualità della figura di Napolitano e la sua importanza in relazione alla costruzione di una maggiore integrazione in senso federale dell’Unione europea è stato sottolineato ad Eurocomunicazione dall’eurodeputato S&D Brando Benifei, capodelegazione del PD al Parlamento europeo.

Deputato dov’è oggi l’attualità di Giorgio Napolitano, cosa può ancora insegnare?

Napolitano«Da politico posso dire come si abbia molto da imparare dalla sua capacità di leggere il presente senza pregiudizi con uno sguardo privo di dogmatismo percependo i segnali del futuro che si avvicinava. La sua attualità» spiega Benifei «è nel suo impegno chiaro e netto per la costruzione dell’integrazione politica dell’Europa, un tema politico di attualità per molte ragioni. La sua figura inoltre ha accompagnato la trasformazione di un grande partito diventato un pezzo fondamentale della sinistra europea di oggi».

Secondo lei la sua figura s’inquadra di più come parlamentare o presidente della Repubblica?

«Napolitano in primis è stato un parlamentare, lo è stato per 10 legislature, poi anche senatore a vita. Un uomo delle istituzioni, della democrazia, delle procedure, a tutela dei diritti fondamentali prima ancora che di Governo o della presidenza della Repubblica. Credeva molto nel ruolo di parlamentare e anche qui dove è stato presidente della commissione Affari istituzionali e ha vissuto come luogo in cui confrontarsi e operare».

Nel discorso all’Europarlamento del 2006 il presidente aveva sottolineato come l’Europa stesse vivendo una situazione di crisi strutturale diversa dalle precedenti. Rispetto ad allora qualcosa si è sbloccato?

«il fatto che il Parlamento europeo, proprio nella commissioni Affari costituzionali da lui allora presieduta, abbia prodotto una proposta di riforma dei Trattati europei che oggi è in discussione è qualcosa che anni fa non era scontato ed è segno che si è riaperta una possibilità di riforma del funzionamento e del meccanismo d’integrazione dell’Unione. In generale si è compiuto uno sforzo verso l’unità che si è realizzato in diversi ambiti, seppur ancora in modo precario, temporaneo con il rischio di arretrare».

Quale direzione avrebbe tracciato per L’Europa?

«Credo che il presidente Napolitano vedrebbe come strada fondamentale il consolidamento e la prosecuzione di una direzione politica già realizzata in questi anni. Sono certo, sentendo ciò che ha detto in questi anni, che la sua direzione che indicherebbe la via per dare una struttura più stabile alle innovazioni politiche come il Next Generation EU, la risposta comune alla pandemia».

Una maggiore integrazione quindi, ma di che tipo?

«Per molti anni Napolitano è stato presidente del Movimento europeo, un’associazione che include vari gruppi pro Europa tra cui i federalisti europei, sapendo essere chiaro nell’indicare una prospettiva da coltivare di maggiore unità di stampo federale. Il primo viaggio compiuto da Napolitano dopo le elezioni del 2006 è all’isola di Ventotene per il seminario istituito da Altiero Spinelli, personaggio da lui conosciuto e sostenuto nella sua azione come parlamentare europeo eletto indipendente tra le forze del Pci».

Che ruolo avranno le varie forze politiche in questo percorso?

«Credo che oggi serva sfidare le forze politiche a essere chiare e coraggiose come lo è stato Napolitano nell’indicare una strada di riforma in senso federale che non può essere ammantata di un generico europeismo ma che deve avere caratteri chiari in vista della costruzione della statualità comune e della sovranità condivisa a livello comunitario».

Il tema dell’integrazione sarà terreno di confronto in vista delle europee del 2024?

«Le prossime elezioni dovranno essere un momento di discussione vera tra le forze politiche sulle prospettive dei differenti modelli d’integrazione. Tra una prospettiva d’integrazione limitata e minima con venature nazionalistiche o quella di un’Europa integrata in una federazione sovranazionale. Le riflessioni di Napolitano da convinto sostenitore dell’integrazione europea ci potranno continuare ad ispirare».

 

Andrea Olgiati

Foto © Eurocomunicazione, Andrea Olgiati

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Andrea Olgiati
Giornalista professionista e videomaker. Laureato in filosofia presso l'università di Pavia mi sono poi appassionato al mondo dell'informazione inizialmente scrivendo d'arte per un settimanale locale per poi frequentare il master di giornalismo di Unibo spaziando su diversi ambiti e format. Ho scritto per settimanali, agenzie e quotidiani online tra cui il Bologna Today e l'agenzia stampa Dire realizzando inoltre diversi video. Cittadino italiano ed europeo, ho da poco concluso un corso per giornalisti organizzato dal Parlamento europeo che si è svolto a Roma e a Bruxelles

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