A 10 anni dal naufragio di Lampedusa ove morirono oltre 360 persone «nulla è cambiato». «In stanby» la riforma dei trattati di Dublino
Lasciare che siano i singoli Stati a occuparsi dei confini europei in relazione alla tematica dei flussi migratori è la posizione che l’eurodeputata della Lega Annalisa Tardino ha espresso al termine della seduta plenaria a Strasburgo, durante la quale si è ricordato il naufragio di Lampedusa in cui morirono più di 360 persone. Da allora sono passati 10 anni eppure i flussi migratori sono rimasti e l’Isola è divenuta quasi un “tappo” anzi, per l’eurodeputata «nulla è cambiato».
«È un tema scottante quello dei migranti da 10 anni» spiega Tardino ai microfoni di Eurocomunicazione. «Oggi abbiamo commemorato la strage di Lampedusa e da quel momento non è cambiato nulla anzi, nell’ultimo periodo gli sbarchi sono aumentati, non si è trovata una soluzione per limitare le partenze e per evitare le morti in mare».
La situazione d’ingolfamento creatasi ha come effetto quello «di creare una grande instabilità politica. Chi veramente sostiene di avere a cuore le istituzioni europee dovrebbe trovare il modo di risolvere questo problema epocale molto sentito da tutti i cittadini europei e che mina la fiducia nelle stesse Istituzioni. Noi in tutto questo mandato non abbiamo fatto altro che ripetere che solo il controllo dei confini europei e il blocco delle partenze riducono le morti in mare. Ciò è oggettivo».
Sulla percorribilità della strada della riforma dei trattati di Dublino, l’eurodeupata pensa che «rimarrà sempre una soluzione in standby». Innanzitutto, la loro efficacia «dipende dalla riforma». Inoltre «il lavoro fatto qua serve a ben poco perché certi gruppi si ostinano a chiedere una ridistribuzione dei migranti che arrivano senza eliminare il criterio di primo ingresso che comporta l’aggravamento del fenomeno solo per gli Stati primo approdo. In questo modo la redistribuzione non passerà mai perché non tutti i Paesi membri sono disponibili e quindi rimarrà sempre in standby».
Più positivo è il giudizio politico sull’operato. «Io non posso», spiega, «che esprimere un giudizio positivo sull’azione del Governo italiano. In questo primo anno si è rapportato in via diplomatica e istituzionale con l’Unione europea cercando di portare l’attenzione delle Istituzioni nelle forme opportune». Tuttavia «i numeri dimostrano che, ad oggi, non c’è una soluzione al problema come invece c’era quando quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno. La sua azione è stata l’unica efficace. Peccato che una certa magistratura ha portato a processo il ministro che ancora oggi è imputato. In conclusione «Riteniamo che bisogna controllare i confini. Se l’Europa non è in grado di farlo dovrebbe consentire a ciascun Stato membro di farlo da solo».
Andrea Olgiati
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