La Fius ricorda Carlo Emilio Gadda

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Gadda

Il grande scrittore milanese celebrato a 130 anni dalla nascita e 50 dalla morte nelle tre giornate 17-18-19 novembre

 

L’Italia adotta una politica culturale dove talvolta la damnatio memoriae domina sulle celebrazioni tra l’altro molto costose. Un esempio è l’omaggio a Carlo Emilio Gadda, lo scrittore milanese autore di due capolavori letterari “La cognizione del dolore” e “Quel pasticciaccio di via Merulana“, a 130 anni dalla nascita e 50 dalla morte. E doveva la Fius – Federazione unitaria italiana scrittori e la casa editrice Bertoni di Perugia nella kermesse letteraria e poetica dal 17 al 19 novembre per la direzione artistica di Jean Luc Bertoni e del prof. Bruno Mohorovich per la sezione poetica di Marche e Umbria. Ricordare Gadda che appartiene a quella categoria di scrittori immensi, non tanto per la quantità della produzione letteraria, quanto per la complessità della loro personalità, del loro pensiero  e della loro poetica.

Carlo Emilio Gadda è questo scrittore anomalo, di difficile lettura anche per le particolari scelte linguistiche e stilistiche. Il presidente del FUIS, prof Antonio Natale Rossi, nell’incontro pesarese ha voluto evidenziare anche un tesoro nascosto del gran lombardo, i suoi racconti. Semplici ma che anticipano un linguaggio non comunicativo di Gadda che in una analogia alla poesia si avvicina all’ermetismo di Montale di cui fu tra i rari amici.

Una personalità inclassificabile quella di Gadda, schiva, solitaria e soprattutto risentita con sé stesso e il Mondo. Non un nuovo Leopardi, perché nel poeta vi sono le fasi adolescenziali in cui dominano i profondi sentimenti umani. Gadda è un poeta della scrittura narrativa ma in un proprio laboratorio in maniera appartata, anche se, come vedremo, gli incontri, i contatti e le amicizie nel mondo delle lettere non mancano. Nel periodo della prigionia,  durante la Prima Guerra mondiale, stringe un legame con Ugo Betti e Bonaventura Tecchi, il quale lo avvicina alla rivista fiorentina Solarua.

La vita

Gadda nasce 130 anni fa a Milano, il 14 novembre del 1893, dal secondo matrimonio del padre con una insegnante di origine ungherese. Dopo di lui verranno al Mondo Clara e Enrico, l’amatissimo fratello che morirà durante la Prima Guerra Mondiale. E qui sorge spontaneo un parallelismo con la sofferenza di Pasolini per la scomparsa del fratello partigiano. D’altra parte entrambi non hanno mai avuto un rapporto d’amore per una donna. In Pasolini l’unico vero amore è quello materno, un omaggio che il poeta-regista farà alla madre facendole interpretare il ruolo della Madonna nel suo film “Il Vangelo secondo Matteo”.

Gadda sarà sempre il figlio scemo per la madre, impacciato e incapace. Un amore e odio che nascerà nello scrittore che lo farà soffrire per tutta la vita e sarà la fonte principale del suo capolavoro “La cognizione del dolore”. Un intreccio barocco a una grottesca ironia. Tra il 1928 e il ’40 si accosta alla psicanalisi, da lui definita «questa grande componente della cultura moderna». Gadda comprende che questa scienza è un valido strumento di analisi e di decodificazione della realtà e della psiche umana così complessa e misteriosa. La famiglia gli imporrà studi scientifici, infatti diverrà ingegnere, ma la sua vera vocazione è quella letteraria con ricerche nel mondo delle filosofia da Soinoza a Leibniz, da Kant a Bergson, da Einstein a Planck, attraverso i classici della letteratura romana, Dante i vertici della letteratura europea fino ad arrivare all’amato Manzoni.

Insofferenza

Ma nonostante questa apertura culturale Gadda è pieno di risentimenti e frustrazioni. La letteratura lo salverà a smascherare le incongruenze e contraddizioni della realtà. Una forma di vendetta verso il Mondo con un riso amaro che però nella sua ironia diviene strumento per demistificare e decifrare la realtà. In Gadda domina la cultura positivista ma non può accettare la crisi dei valori in cui crede e crederà e per questo vive la vita con insofferenza. E ogni suo libro si presenta come una tappa della presa di coscienza della crisi della borghesia. E allora Gadda si immerge “nel gran fiume della lingua” e crea “Il pasticciaccioun giallo, con dialetti, stili e lingue diverse. Inoltre, nell’opera, inventa 121 vocaboli come ha scritto la prof Paola Italia dell’Università di Bologna nel libro “Gaddabolario”.

GaddaIl mondo è caos, disordine dove non si riesce a trovare il bandolo. Solo una lingua barocca strana, eccentrica, intricata e multiforme può rispecchiare questo Mondo per capire il suo male. Da qui un pluralismo Gandino in cui l’autore opera la mimesi del parlato e utilizza lingue e linguaggi più disparati: dal romanesco al napoletano, dal ligure al toscano e fiorentino arcaico fino al lombardo e al superamento dello stile ottocentesco per inoltrarsi in una multiformita di linguaggi. Nel “Pasticciaccio” campeggia la figura anomala di un filosofeggiante investigatore meridionale in una vicenda ambientata nel fascismo a cui Gadda inizialmente aderirà ma da cui si allontanerà con un deciso antifascismo che troviamo espresso nel feroce pamphlet “Eros e Priapo”.

 

Paolo Montanari

Foto © Agenzia Comunica, Altervista, Finarte

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