Corte Ue demolisce monopolio Uefa e Fifa

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Corte Ue

“Danneggiano squadre e consumatori”. La sentenza di oggi rischia di ottenere effetti paragonabili a quelli della storica sentenza Bosman del 1995

Il 15 dicembre del 1995 la Corte di giustizia dell’Unione europea accolse le istanze del calciatore belga JeanMarc Bosman. Dandogli ragione, la Corte Ue stabilì un principio destinato a modificare per sempre il rapporto fra un giocatore e la società di appartenenza. Una cambiamento epocale per la storia del calcio europeo. Oggi, a distanza di 28 anni, forse un’altra sentenza rimescolerà le carte e stravolgerà gli attuali assetti del mondo del pallone.

 

Norme Uefa e Fifa danneggiano squadre e consumatori

La Corte di giustizia dell’Unione europea entra dunque, come si suol dire in termini calcistici, in tackle sullo status quo del calcio europeo: Uefa e Fifa non possono continuare a gestirlo come un monopolio di fatto, abusando di una posizione dominante. Ma la Corte nella sua sentenza che passerà alla storia dello sport internazionale, ci tiene a precisare che “non significa che una competizione come il progetto della Super League debba necessariamente essere approvata. La Corte, essendo stata interrogata in generale sulle regole della Fifa e dell’Uefa, non si pronuncia su tale progetto specifico nella sua sentenza”.

“Parallelamente, la Corte osserva che le norme della Fifa e dell’Uefa relative allo sfruttamento dei diritti dei media sono tali da danneggiare le squadre di calcio europee, tutte le società che operano nei mercati dei media e, in ultima analisi, i consumatori e gli spettatori televisivi, impedendo loro di godere di competizioni nuove e potenzialmente innovative o interessanti. Spetta, tuttavia, al Tribunale di commercio di Madrid accertare se tali regole potrebbero comunque avvantaggiare le diverse parti interessate nel calcio, ad esempio garantendo una redistribuzione solidale dei profitti generati da tali diritti”.

Abuso di posizione dominante

“La Corte ritiene poi che, qualora un’impresa in posizione dominante abbia il potere di determinare le condizioni alle quali le imprese potenzialmente concorrenti possono accedere al mercato, tale potere deve, date le rischio di conflitto di interessi che ne deriva, essere sottoposto a criteri idonei ad assicurarne la sussistenza siano trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati. Tuttavia, i poteri della Fifa e della Uefa sono non soggetti a tali criteri. La Fifa e la Uefa stanno quindi abusando di una posizione dominante. Inoltre, data la loro natura arbitraria, le loro norme in materia di approvazione, controllo e sanzioni devono essere ritenute valide restrizioni ingiustificate alla libera prestazione dei servizi”.

“La Corte” – continua la sentenza – “rileva che l’organizzazione di competizioni calcistiche interclub e lo sfruttamento dei diritti media sono, evidentemente, attività economiche. Devono quindi rispettare le regole della concorrenza e rispettare le libertà di movimento, anche se l’esercizio economico dello sport presenta alcune specificità caratteristiche, quali l’esistenza di associazioni dotate di determinati poteri di regolamentazione e controllo e il potere di farlo imporre sanzioni. La Corte rileva inoltre che, parallelamente a tali competenze, anche la Fifa e l’Uefa organizzano competizioni calcistiche”.

Monopolio di fatto

Quasi mille giorni dopo il primo, goffo, tentativo di golpe sul calcio europeo, ha vinto la Superlega. Quello di Uefa e Fifa è di fatto un “monopolio”. Per la Corte di giustizia dell’Unione europea esiste un abuso di posizione dominante, un profilo anticoncorrenziale incompatibile con il diritto dell’Unione: “Le norme Fifa e Uefa sull’approvazione preventiva di competizioni calcistiche, come la Superlega, sono contrarie al diritto dell’Ue e sono contrari al diritto della concorrenza e alla libera prestazione dei servizi”.

“Le regole Fifa e Uefa” – spiega ancora la Corte – “subordinano alla loro previa approvazione qualsiasi nuovo progetto calcistico interclub, come ad esempio la Super League e il divieto ai club e ai giocatori di giocare in quelle competizioni sono illegali. Non c’è quadro normativo Fifa e Uefa che garantisca che siano trasparenti, oggettive, non discriminatorie e proporzionate. Allo stesso modo, le norme che conferiscono alla Fifa e alla Uefa il controllo esclusivo sullo sfruttamento commerciale dei diritti connessi a tali concorsi sono tali da restringere la concorrenza, data la loro importanza per i media, i consumatori e telespettatori nell’Unione europea”.

È una sentenza dirompente quella della Corte Ue, che apre la gabbia rigidissima delle competizioni internazionali e la liberalizzaCorte Ue. Di fatto, Uefa e Fifa non possono punire i club che vorranno partecipare a tornei organizzati da altre entità, come appunto nel progetto separatista del 2021 a cui sono rimaste agganciate solo Real Madrid e Barcellona, ma che all’inizio prevedeva la partecipazione di tante altre società europee, tra cui le italiane Juventus (ultima ad abbandonarlo), Inter e Milan.

Le nuove norme del massimo ente calcistico europeo

A completamento di un percorso iniziato prima della vicenda della Superlega, l’Uefa lo scorso anno aveva riformulato le norme sull’autorizzazione delle “Competizioni Internazionali per Club”. Includevano l’impegno a garantire che le nuove competizioni – tra le altre cose – rispettino “il principio del merito sportivo e che i valori sportivi prevalgano sempre sugli interessi commerciali“, e il fatto che qualsiasi potenziale organizzatore di competizioni dovrebbe “fornire conferma di non essere stato coinvolto nella preparazione od organizzazione di una competizione internazionale per club non autorizzata nei cinque anni precedenti”.

Regole insomma pensate per uccidere sul nascere un’altra Superlega. Il verdetto della Corte garantisce la base di diritto per far crollare l’intero castello. Dodici mesi fa l’avvocato generale Athanasios Rantos, con un parere non vincolante, aveva dato ragione a Fifa e Uefa ritenendo che “le regole in base a cui qualsiasi nuova competizione è soggetta ad approvazione preventiva di Fifa-Uefa sono compatibili con il diritto della concorrenza dell’Unione”.

A22: «Abbiamo vinto. Il monopolio della Uefa è finito»

«Abbiamo ottenuto il diritto di competere. Il monopolio della Uefa è finito. Il calcio è gratuito. I club non devono più temere sanzioni e ora possono determinare il proprio futuro». Così il Ceo di A22, la società cappello della Superlega, Bernd Reichart commenta su X (ex Twitter) la sentenza della Corte di giustizia europea sul monopolio di Uefa e Fifa. «Ai tifosi dico che la nostra proposta è che tutte le partite della Super League vengano trasmesse gratuitamente. Ai club: garantiti redditi e contributi di solidarietà».

«Stanno già iniziando a intossicare il discorso, come avevo avvertito. Hanno sempre potuto organizzare competizioni al di fuori dell’ambiente Uefa e Fifa, e questo non può essere proibito. La questione è la loro condizione per essere sotto l’organizzazione della Uefa e della Fifa». Questo il primo commento di Javier Tebas, presidente della Liga, alla sentenza della Corte Ue. «Ci vogliono regole trasparenti, chiare, oggettive per l’approvazione dei tornei che non valgono con la semplice disapprovazione, e ci deve essere un assetto normativo oggettivo che richieda condizioni paragonabili all’intero settore, ma che non sia lasciato alla libera discrezionalità dei leader specifici della Fifa e della Uefa, perché lì si creerebbe una situazione di abuso di potere dominante».

Uefa: Sentenza Corte Ue non convalida Superlega

«La Uefa prende atto della sentenza pronunciata oggi dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nel caso della European Super League. Questa sentenza non implica l’approvazione o la convalida della cosiddetta “super league”, ma piuttosto sottolinea una carenza storica nel quadro della pre-autorizzazione della Uefa, un aspetto tecnico che è già stato riconosciuto e affrontato nel giugno 2022». Questo il primo commento ufficiale della Uefa alla sentenza della Cgue che ne sancisce la posizione dominante sul calcio europeo. «La Uefa» – continua il comunicato – «è fiduciosa nella solidità delle sue nuove regole, e nello specifico che siano conformi a tutte le leggi e regolamenti europei pertinenti. La Uefa rimane risoluta nel suo impegno a sostenere la piramide calcistica europea, assicurando che continui a servire i più ampi interessi della società. Continueremo a plasmare il modello sportivo europeo collettivamente con associazioni nazionali, leghe, club, tifosi, giocatori, allenatori, Istituzioni europee, Governi e partner».

Chi oltre alle squadre spagnole raggiungerà i “separatisti”?

Real Madrid e Barcellona. Ecco cosa resta tra le macerie del primo, artigianale, progetto di calcio separatista in Europa a quasi mille giorni di distanza dal “golpe” Superlega. Oggi che la Corte di giustizia dell’Unione europea ridà ossigeno giurisprudenziale a operazioni del genere, demolendo di fatto il “monopolio” coercitivo ed economico di Uefa e Fifa, la vecchia Superlega – quella originale – è solo un vessillo da sventolare. A dispetto delle ottimistiche dichiarazioni di Bernd Reichart, Ceo di A22 («Molte società aspettano sottobanco…») per ora la Superlega è una scatola vuota.

I club inglesi, che hanno abbandonarono il progetto di fuga appena 48 ore dopo a causa della rivolta dei tifosi, sono adesso su un piedistallo economico difficile da scalfire. La Premier League gode di ricavi record, con una crescita nei mercati americani, e nel discorso del re Carlo sono stati annunciati nuovi poteri per impedire alle squadre inglesi di tentare di unirsi a qualsiasi nuovo campionato separatista. Il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, ha definito i leader del club ribelli “serpenti” e “bugiardi”: sono stati due anni durissimi sul fronte politico. In molti – Andrea Agnelli, per esempio – ci hanno rimesso faccia e carriera.

Arabia Saudita alle porte

Il verdetto della Corte Ue arriva dopo che i promotori della iniziale secessione hanno presentato a febbraio una nuova proposta per una competizione multidivisione che coinvolga fino a 80 squadre europee e che operi al di fuori dell’autorità della Uefa. Come abbiamo scritto all’inizio la sentenza di oggi rischia di ottenere effetti paragonabili a quelli della storica sentenza Bosman del 1995, che ribaltò il sistema di trasferimenti e della libera circolazione dei calciatori.

In quel caso produsse, a cascata, un miglioramento generale delle retribuzioni dei migliori giocatori diventati free agent alla scadenza dei contratti, e accelerato un processo di ricchezza e divario competitivo tra i club ricchi e quelli meno. Il riverbero della sentenza della Corte Ue che fa crollare il castello monopolistico di Uefa e Fifa è ancora difficile da calcolare. Con la Premier arroccata tra le sue ricchezze, potrebbero intervenire i capitali sauditi a finanziare una vera e propria guerra dei mondi per la riorganizzazione del calcio europeo e globale.

 

Ginevra Larosa

Foto © Sportbible, Belfast Telegraph, The Athletic

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