La corrente del Golfo si riduce e rischia di fermarsi

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Corrente del Golfo

Secondo uno studio pubblicato su Nature, il riscaldamento globale sta indebolendo anche le grandi correnti oceaniche, che potrebbero fermarsi completamente entro il 2100

 

Il costante aumento delle temperature globali sta causando una riduzione nell’intensità della corrente del Golfo e sul sistema globale di quelle oceaniche. Come previsto da uno studio pubblicato su Nature, la corrente potrebbe fermarsi del tutto entro questo secolo. Questo fenomeno avrebbe enormi conseguenze sul clima globale, riducendo le differenze di temperatura tra l’equatore e il polo, soprattutto nella Regione nordatlantica.

Lo studio dell’Università di Copenaghen

Recentemente Peter e Susanne Ditlevsen dell’Università di Copeneghen, hanno pubblicato su Nature Communications [Vol. 4, pp 4254 (2023)] una ricerca le cui conclusioni descrivono una riduzione nell’intensità della corrente del Golfo nel periodo dal 1880 al 2020. In assenza di cambiamenti significativi nella lotta al global warming, lo studio prevede il completo arresto del flusso nel corso di questo secolo. Questo avrebbe enormi conseguenze sul clima del Pianeta e in particolare nel Nord Europa. Quella del golfo è soltanto un ramo della più grande corrente oceanica globale, detta circolazione termoalina, cioè provocata dalle differenze di temperatura e di salinità di masse d’acqua a contatto. Questo fenomeno globale agisce come un grande nastro trasportatore di masse d’acqua in tutti gli Oceani del Pianeta.

Gli spostamenti di masse di acqua negli Oceani

I raggi del sole colpiscono la terra con intensità differente a seconda della latitudine. L’equatore ha più luminosa dei poli e la luce solare aumenta l’evaporazione dell’acqua, che in questa zona è più calda, e quindi anche la salinità del mare. Nell’Atlantico la circolazione provocata dalle differenze termiche trasporta grandi volumi di acqua calda e salata dai tropici verso Nord, lungo la costa orientale degli Stati Uniti e in seguito verso l’Europa. La complessa circolazione termoalina assume nomi diversi a seconda delle Regioni. Tra le principali, oltre la corrente del Golfo, la corrente di Kuroshio del Pacifico nordoccidentale e la corrente Sud Equatoriale che scorre verso ovest dall’Oceano Atlantico.

La corrente del Golfo

Nell’Atlantico le acque calde vengono trasportate verso nord. Alle latitudini più fredde l’Oceano libera il calore nell’atmosfera, soprattutto in inverno, in cui questa è più fredda dell’Oceano. La corrente aumenta di circa 5 °C la temperatura delle Regioni dell’Atlantico settentrionale e ne mitiga significativamente le temperature invernali medie. Nell’Atlantico del nord, nei mari del Labrador e della Groenlandia, la corrente del Golfo contribuisce a liberare grandi quantità di calore nell’atmosfera. Dopo che ha attraversato questi mari, i venti freddi dell’Islanda raffreddano l’acqua che scende in profondità e si dirige a Sud passando attorno all’Antartide. Quando la massa d’acqua fredda sprofonda nell’Atlantico settentrionale, le acque superficiali tropicali salate vengono di nuovo spinte verso Nord per sostituirla. Si tratta davvero di un ingente spostamento d’acqua e di energia che è fondamentale per conservare l’attuale situazione climatica mondiale.

Gli effetti di un rapido cambiamento del clima

Come ben noto assistiamo a un aumento graduale della temperatura terrestre, dovuto al riscaldamento globale. Tuttavia il punto importante da considerare è il tempo nel quale la temperatura globale varia e cioè il carattere repentino dei cambiamenti. Le prove che sono state raccolte studiando i cambiamenti climatici del passato indicano che il nostro Corrente del GolfoPianeta ha subito fasi di riscaldamento e raffreddamento con cambiamenti graduali e molto lenti. Il clima della Terra sembra variare lentamente, ma i dati attuali in nostro possesso indicano che le temperature salgono all’improvviso in tempi record rispetto al passato. Che effetti avrebbe sulla circolazione delle correnti oceaniche un cambiamento improvviso del clima? Il citato studio su Nature dell’Università di Copenaghen ipotizza anche una paralisi globale delle correnti calde oceaniche se non vengono invertiti gli attuali trend di riscaldamento.

Immissione di acqua dolce dovuta allo scioglimento dei ghiacci polari

Nel 2002 gli scienziati hanno scoperto che negli ultimi quarant’anni c’è stata immissione di acqua dolce nell’Atlantico del nord e che negli ultimi dieci anni il tasso del fenomeno è aumentato. A partire dalla metà degli anni Sessanta i mari sono diventati progressivamente meno salati. Dunque, sicuramente tra i sospettati vi sono i ghiacciai in fase di scioglimento e i ghiacci del Mare Glaciale Artico, ma anche l’aumento delle precipitazioni che cadono sull’Oceano o che vi arrivano grazie ai grandi fiumi che sfociano in quello Artico. Il riscaldamento globale potrebbe essere un fattore aggravante e decisivo nel rilascio di acqua dolce.

Impatti sulla produzione mondiale di cibo

La circolazione termoalina è assolutamente fondamentale per mantenere stabili temperatura ed energia sulla terra e rendere più abitabili le latitudini settentrionali, tra cui l’Europa. Se una tale circolazione dovesse cessare, la corrente calda del golfo si bloccherebbe e gli inverni nell’Atlantico del Nord, in Europa e in America settentrionale, diventerebbero più freddi con temperature medie inferiori anche di 5 °C. Di conseguenza si registrerebbero diminuzioni dell’umidità del suolo e venti più forti. Oltre che disagi ambientali e meteorologici, ne deriverebbero anche impatti sulla produzione di cibo di queste aree. Dato che Europa occidentale e Nord America orientale, producono una percentuale significativa del cibo mondiale, la capacità di sostentamento della popolazione umana si potrebbe ridurre significativamente.

 

Nicola Sparvieri

Foto © Wired Italia, Focus.it, IBSE e dintorni

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Laureato in Fisica, si è occupato di superconduttività e spazio. Ha insegnato Fisica Generale alla Sapienza ed è membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica. Giornalista pubblicista, è titolare di un blog. Scrive di scienza, società, ambiente e sostenibilità. Cofondatore di RISE, associazione noprofit che promuove la nascita di startup sostenibili. Ama i suoi nove figli e i numerosi nipoti il cui numero è destinato ad aumentare.

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