Dieci minuti per la riscoperta di noi stesse

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Dieci minuti

Dal romanzo di Chiara Gamberale arriva al cinema il film di Maria Sole Tognazzi

Dieci minuti. Cosa sono dieci minuti? Se li quantifichiamo nell’arco delle nostre frenetiche ventiquattro ore ci sembrano niente. E forse per qualcuno restano tali. Niente. Ma non per tutti. Se ci fermassimo a riflettere e capire come possiamo sfruttare quei dieci minuti, quel piccolo e infinitesimale tempo, per noi stesse e per la scoperta di noi allora ci renderemmo conto che quei minuti diventerebbero essenziali nella nostra lunga giornata.

 

Esce al cinema il 25 gennaio Dieci Minuti, il film di Maria Sole Tognazzi. Liberamente ispirato al romanzo omonimo della scrittrice Chiara Gamberale segue una storia parallelamente differente pur mantenendo punti cardine. Soggetto e sceneggiatura sono firmati dalla regista insieme a Francesca Archibugi e il risultato è un bellissimo film, intenso e intimo con Barbara Ronchi, Margherita Buy, Fotinì Peluso, Alessandro Tedeschi, Anna Ferruzzo, Marcello Mazzarella, Mattia Garaci, Matteo Cecchi e Barbara Chicchiarelli.

Prodotto da Indiana Production e Vision Distribution, in collaborazione con Sky e Netflix, il film ci mette di fronte ai cambiamenti e a quanto questi possano destabilizzarci se dentro di noi abbiamo una voragine di sofferenza da colmare, un vuoto doloroso che ci porta a non amare più noi stesse.

Dieci minuti

È qui che entra in gioco un nuovo modo di affrontare la giornata: dieci minuti al giorno possono cambiarne il corso e forse anche le prospettive che abbiamo. E come? Dedicando del tempo a fare qualcosa di completamente nuovo. Questo può modificare il corso di una vita. È ciò che scoprirà Bianca nel pieno di una crisi esistenziale. Nuovi incontri, la scoperta di legami speciali e l’ascolto di chi ci ha sempre voluto bene.

A volta basta poco per ricominciare e questo film ce lo insegna attraverso un racconto di rinascita appassionante e coinvolgente.

Dieci minuti

«Il libro di Chiara è stato molto amato. Aveva un’idea forte da raccontare: una donna che decide di ricominciare a vivere. Il dolore ti fa chiudere in te stesso e l’incontro con la psichiatra le dà la possibilità di avere uno sguardo allargato verso gli altri e di conseguenza vero se stessa», spiega Maria Sole Tognazzi.

«Penso sia un esercizio di contrazione dell’ego e fa molto bene. Mi è piaciuto molto lavorare con Sole sul libro di Chiara», racconta Archibugi.

Lo sguardo della scrittrice

Dieci minuti«Ho provato un misto di gioia e curiosità per tutto il processo del film. Prima di pubblicare il libro ho trascorso un anno terribile, il 2012: la fine del mio matrimonio e la cancellazione del mio programma radiofonico. Ho parlato con un’analista che mi ha consigliato le prove dei dieci minuti. I dieci minuti sono una cosa importante perché eliminano l’ossessione che ti divora in quel momento e ti abituano ad accogliere le novità. Questo libro ha cambiato la mia vita, lo definisco un libro amuleto. Negli anni è entrato nelle terapie e nelle coppie. A differenza della trasposizione cinematografica il mio romanzo è una commedia alla Nora Ephron. Il film di Maria Sole mi ha cambiata e non ho guardato le differenze, posso solo dire che il personaggio mi ha commossa», evidenzia Chiara Gamberale.

Decade di Dieci Minuti

Lo scorso anno il romanzo Dieci Minuti di Chiara Gamberale ha compiuto dieci anni.

«Il film è uno spunto per capire che viviamo tutti una separazione, ci sono momenti di vertigine e sono gli unici in cui corriamo il rischio di cambiare. Questa è una storia di rinascita, di fronte a un trauma», rivela la scrittrice.

Le donne

Dieci minutiSmarrimento, perdita, l’avventura di vita, la rinascita. Sono questi gli aspetti che prepotentemente escono da ogni scena del film che è differente dal libro ma d’altronde, come sempre accade, quando un romanzo viene adattato per il cinema generalmente si trasforma e vive una vita nuova.

«C’è un distaccamento tra quello che è la vita e quello che si vorrebbe la vita fosse», racconta Barbara Ronchi.

Dieci minuti

«Interpreto una donna che fa molto poco per essere amata. Certi aspetti mi appartengono e e quindi mi piace molto. Sente che sta facendo un percorso importante con questa donna. Lo capisce piano piano attraverso questo rapporto e le prove, ritrova l’equilibrio, la ricerca, la perdita è una cosa che ci appartiene. Mi piace molto che questo film affronti questo stato d’animo delle persone», evidenzia Margherita Buy.

Un linguaggio universale con un unico obiettivo, la rinascita

Dieci Minuti è un film al femminile ma non è rivolto alle donne, è un film che parla alle donne e agli uomini.

«I miei ultimi lavori sono stati caratterizzati da personaggi femminili. Penso che le donne possano identificarsi ma i film si fanno per un pubblico. Non c’è distinzione di genere ma lo sguardo di un autore. Mi rivolgo agli uomini affinché capiscano e possano chiederti “chissà come sarei se mi svegliassi nel corpo di una donna”», aggiunge Tognazzi.

Dieci minuti

Raccontare personaggi femminili esplorandone forza e fragilità è la chiave che accomuna i lavori di Maria Sole Tognazzi. «Sono passata da film come Viaggio sola a Io e lei fino ad arrivare alla serie Petra, coltivando il desiderio di mettere in scena donne che avrei voluto vedere prendere vita sullo schermo», spiega la regista.

La crisi personale che si trasforma in rivoluzione dell’Io

La lettura del libro ha smosso in Tognazzi la voglia di crearne una sceneggiatura con Francesca Archibugi perché in quel testo ha trovato un’idea potente. «L’abbandono credo sia la crisi centrare di ogni esistenza. Per questa ragione, abbiamo deciso di raccontare questa crisi mentre prende vita all’interno di una giovane donna. Crisi che si rivelerà rivoluzionaria», aggiunge.

Dieci Minuti è un racconto introspettivo e di confronto con il mondo esterno. La regista prende spunto da alcune commedie indie americane che entrano nell’intimità dei personaggi e ne indagano i grovigli interiori.

Il risultato è un ottimo lavoro che, nonostante la difficoltà di alcuni temi affrontati, risulta leggero seppur si percepisca una forza drammatica.

Perché come Chiara Gamberale ha scritto nel suo romanzo Conoscere davvero qualcuno è qualcosa di talmente fatale che quando succede è per sempre. Si può anche evolvere, cambiare. Ma l’anima rimane quella… e è proprio la vita l’unico perno possibile. È perno e ruota insieme, la vita.

 

Alessandra Caputo

Foto © Luisa Carcavale

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Alessandra Caputo
Classe 78, giornalista pubblicista, laureata in Lettere Moderne, scrittrice, mamma orgogliosa. Ha scritto di cronaca, spettacolo e cultura in quotidiani, riviste settimanali, mensili e sul web. Per diversi anni si è dedicata al settore viaggi e turismo dove la sua creatività si è integrata alla descrizione della realtà. Oltre al turismo oggi si dedica anche al settore cinematografico e agli amati libri. Appassionata della vita, della lettura, dell’arte e della cucina, senza seguire un ordine preciso delle cose ama ritagliare un piccolo spazio per tutto.

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