Sudan, è allarme per bambini malnutriti

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Sudan

Una Nazione pressoché abbandonata dalle Comunità internazionali, ma dove si rischia una vera e propria catastrofe umanitaria

Dal 15 aprile del 2023 ad oggi gli sfollati interni in Sudan sono arrivati a più di 6 milioni e 1,7 milioni costretti a fuggire nei Paesi vicini, come Sud Sudan e soprattutto Ciad. Sono state distrutte infrastrutture, il cibo scarseggia. La guerra tra gli ex alleati delle sudanese Armed Forces (SAF) del generale Abdel-Fattah al-Burhan e le milizie del Rapid Support Forces (RSF) del generale Mohammed Hamdan Dagalo, che in molti prevedevano di poca durata, è giunta a 11 mesi.

 

All’incirca due settimane fa le parti in conflitto hanno preso di mira le attività economiche, attaccando le sedi delle grandi aziende di telecomunicazioni del Paese, che è rimasto in gran parte isolato. Il boicottaggio economico mira a distruggere alcuni servizi di base, come le antenne per le telecomunicazioni e le strade, per impedire che arrivino alle comunità. Si tratta di una strategia già impiegata in Somalia e in Kenya dove i combattenti hanno compromesso i tralicci per le telecomunicazioni.

La mancanza di connessione in Sudan ha ripercussioni negative anche sulle cliniche che, come comunicato da Emergency, sono rimaste completamente isolate per giorni mettendo a rischio la vita di numerosi pazienti. Azioni simili, infatti, sembrano piuttosto punire i civili, a cui poco importa delle ideologie se a mancare è anche il cibo. E sono proprio loro a pagarne le conseguenze.

Malnutrizione soprattutto tra i bambini

«La brutale guerra in Sudan sta spingendo il Paese verso la carestia e una catastrofica perdita di vite umane, soprattutto tra i bambini. In quella che è ora la più grande crisi di sfollamento di minori al Mondo, la malnutrizione grave tra i più piccoli è oltre le peggiori proiezioni. Inoltre ci sono focolai di colera, morbillo e malaria. Ci sono anche evidenze di un aumento dei decessi legati alla malnutrizione, in particolare tra i bambini sfollati. Gli screening nutrizionali di massa condotti dall’Unicef e dai partner nel febbraio 2024 negli Stati del Darfur centrale e di Gezira riflettono livelli allarmanti di deperimento infantile. Sempre a febbraio il ministero della Sanità del Darfur occidentale ha accertato la morte di 14 bambini a causa della malnutrizione. Sono morti nelle loro case», afferma la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell.

«Questo accade prima dell’annuale stagione di magra che inizierà nelle prossime settimane, quando la situazione della malnutrizione non potrà che peggiorare. Nel 2023, l’Unicef ha registrato un numero record di bambini in cerca di cure salvavita per la malnutrizione acuta grave (SAM) – la forma più letale di malnutrizione – nelle aree a cui l’Unicef e i suoi partner potevano accedere. Tuttavia, nei luoghi meno accessibili, solo il 37% dei circa 120.000 affetti da SAM ha ricevuto le cure salvavita necessarie, la maggior parte di loro prima dello scoppio del conflitto in aprile», continua la direttrice.

Bisogna agire

«Oltre la metà dei minori affetti da SAM si trova in Darfur, Khartoum e Kordofan, che comprendono vaste aree in cui l’assistenza deve essere fornita attraverso le linee di conflitto o i confini. Le comunità sono sull’orlo della carestia perché ci viene impedito di raggiungere molti bambini, donne e famiglie in difficoltà. È inaccettabile. Dobbiamo agire ora per fornire loro alimentazione e cure salvavita, comprese le forniture nutrizionali essenziali, i vaccini e l’acqua potabile. Per fare ciò, è necessario che le parti in conflitto consentano un accesso umanitario rapido, duraturo e senza ostacoli, sia attraverso le linee di conflitto all’interno del Sudan che attraverso i confini con i Paesi confinanti».

«Il Ciad ha fornito un’ancora di salvezza cruciale alle comunità del Darfur e l’accesso attraverso il suo confine rimane fondamentale, così come l’accesso attraverso il Sud Sudan. Abbiamo anche bisogno che le reti di telecomunicazione funzionino correttamente per identificare e indirizzare i bambini a rischio e per permettere ai partner umanitari di comunicare i bisogni urgenti. Da parte della comunità internazionale, abbiamo bisogno di una massiccia mobilitazione di risorse entro la fine di marzo, in modo che i partner umanitari possano avere le forniture e le capacità sul campo, in tempo, per limitare l’imminente catastrofe umanitaria. I bambini non possono aspettare che il Mondo decida se è in corso una carestia in Sudan. Hanno urgente bisogno di aiuto in questo», conclude Catherine Russell.

Allarme dall’Onu

Informando gli ambasciatori al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres ha affermato: «Chiedo a tutte le parti in Sudan di Sudanonorare i valori del Ramadan procedendo con la cessazione delle ostilità. Questa interruzione deve portare al silenzio definitivo delle armi in tutto il Paese e avviare un percorso deciso verso una pace duratura per il popolo sudanese. I valori del Ramadan devono prevalere. Le Nazioni Unite e i nostri partner umanitari stanno facendo tutto il possibile per arginare questa sofferenza, stiamo affrontando grandi sfide mentre cerchiamo di raggiungere milioni di persone bisognose».

L’appello del capo dell’Onu arriva anche perché sembra che la comunità internazionale abbia deciso di lasciare il Sudan al proprio destino, abbandonando la società civile che chiedeva giustizia e democrazia e che ora si trova ostaggio della guerra tra l’esercito golpista e fascista e i suoi ex alleati che vogliono prendere il potere perpetuando l’ingiustizia. «La necessità di sforzi sostenuti» – sottolinea Guterres – «è anche per affrontare l’insicurezza alimentare cronica nelle aree difficili da raggiungere. Invito i combattenti a consentire un accesso umanitario immediato e completo alle popolazioni vulnerabili, utilizzando tutte le rotte disponibili. Esorto la comunità internazionale a sostenere il Sudan Humanitarian Response Plan 2024, sottofinanziato. Sono in gioco innumerevoli vite e il tempo è essenziale».

Non solo carestia

Il primo funzionario delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione anche «per gli attacchi indiscriminati, i saccheggi, gli arresti arbitrari, le sparizioni forzate, la tortura e il reclutamento e la detenzione di bambini. Le segnalazioni di violenze sessuali sistematiche legate al conflitto, compresi stupri e tratta. Invito le parti a rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e a proteggere i civili».

Anche il World Food Programme (WFP) attraverso la direttrice esecutiva, Cindy McCain, mostra molta preoccupazione: «La guerra in Sudan ha distrutto milioni di vite e creato la più grande crisi di sfollati del Mondo. Ora questa catastrofe rischia anche di diventare la più grande crisi alimentare del Pianeta, a meno che i combattimenti non cessino. La guerra in Sudan rischia di innescare la più grande crisi alimentare al Mondo. Venti anni fa, quella del Darfur fu la più grande e la comunità internazionale si mobilitò per rispondere. Oggi però il popolo sudanese è stato dimenticato. Sono in gioco milioni di vite, la pace e la stabilità di un’intera Regione».

 Violenza implacabile

«Oltre 25 milioni di persone in Sudan, Sud Sudan e Ciad sono costrette in una spirale sempre peggiore di insicurezza alimentare. Il WFP non è in grado di fornire sufficiente assistenza alimentare di emergenza alle comunità disperate del Paese, intrappolate dai combattimenti a causa della violenza implacabile e delle interferenze delle parti in conflitto. L’assistenza umanitaria è stata ulteriormente interrotta dopo che le autorità hanno revocato i permessi per i convogli di camion transfrontalieri, costringendo il WFP a interrompere le sue operazioni dal Ciad verso il Darfur. Da agosto, sono state oltre un milione le persone nel Darfur occidentale e centrale che hanno ricevuto assistenza dal WFP attraverso questa vitale via di comunicazione, e il WFP era in procinto di potenziare l’operazione per sostenere quel numero di persone a cadenza mensile, con la fame e la malnutrizione che continuano a impennarsi nel Darfur», continua la McCain

Famiglie che fuggono dalla guerra ma muoiono di fame

Intanto, sempre più persone fuggono in Sud Sudan e in Ciad e la risposta umanitaria è arrivata a un punto di rottura. La McCain è andata a Renk, nel Sud Sudan orientale, dove, negli ultimi 10 mesi sono arrivate dal Sudan quasi 600.000 persone che negli affollati campi di transito arrivano affamate e trovano ancora più fame.

«Ho incontrato madri e bambini che sono fuggiti per salvarsi la vita non una, ma più volte, e ora sono a un passo dalla fame», conclude la McCain. «Le conseguenze dell’inazione vanno ben oltre una madre che non riesce a nutrire il proprio figlio, ma influenzeranno la Regione negli anni a venire. Oggi lancio un appello urgente per la fine dei combattimenti e affinché a tutte le agenzie umanitarie venga consentito di svolgere il proprio lavoro salvavita. Il WFP ha urgentemente bisogno di un accesso senza ostacoli in Sudan per affrontare la crescente insicurezza alimentare, che avrà impatti significativi a lungo termine, insieme a finanziamenti adeguati, per rispondere alla diffusione della crisi umanitaria nei Paesi vicini. In definitiva, la cessazione delle ostilità e una pace duratura sono l’unico modo per invertire la rotta e prevenire la catastrofe».

 

Ginevra Larosa

Foto © Ahram Online, Vita, Perlapace, losservatorio, CNN

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