È il Mezzogiorno che contribuisce maggiormente alla decrescita, ma che accoglie pure i flussi di immigrazione per l’emergenza sbarchi
Presentato a Roma presso Montecitorio il Rapporto Istat che fotografa un’inquietante realtà per lo Stivale, ovvero un significativo declino demografico. Al gennaio di quest’anno la popolazione ammontava a 60,5 milioni di residenti con una incidenza straniera dell’8,4% pari a 5,6 milioni. La popolazione diminuisce quindi per il terzo anno consecutivo di oltre 100 mila unità rispetto l’anno precedente. È il Mezzogiorno quello che contribuisce maggiormente alla decrescita con un 3,9 per mille. Si arresta la popolazione straniera per effetto anche dell’acquisizione di cittadinanza e questi “neo cittadini” risiedono prevalentemente nel Centro Nord, Nord-Est e dorsale adriatica, con un’incidenza sul totale dei residenti superiore al 10%.
Si accentua l’invecchiamento della popolazione nonostante la presenza di stranieri dovuto al calo delle nascite che rendono l’Italia il secondo Paese al mondo per concentrazione di anziani. La stima è 167,7 anziani ogni cento giovani al 1 gennaio 2018. Il processo di invecchiamento della popolazione è destinato ad accentuarsi, le previsioni demografiche tra 20 anni ci dicono che lo squilibrio intergenerazionale sarà critico con 265 anziani ogni 100 giovani. Continua anche a ridursi il divario in termini di sopravvivenza tra uomini e donne. Nel 2017 la stima di speranza di vita alla nascita ha raggiunto gli 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne. Il divario di sopravvivenza tra donne e uomini scende a 4,3 anni rispetto ai 5,8 anni di inizio millennio.
A sorpresa è il Mezzogiorno ove la speranza di vita per i maschi è minore (79,8) rispetto al Nord-est che arriva a 81,2. Il rapporto ci parla anche della famiglia ovvero l’insieme di persone su cui poter contare come amici, parenti o vicini. L’aiuto o sostegno viene dato in primis dai nonni, seguono poi i genitori quindi i figli fratelli e nipoti sono i punti di riferimento per i tanti che hanno difficoltà economiche o di gestione del lavoro o per cura. Questa rete informale si attiva sempre in funzione di questi bisogni. Il rapporto rileva che il 78,8% delle persone di 18 anni e più dichiara di poter fare affidamento almeno su un parente o amico o vicino.L’Istat constata che all’aumentare della età sono sempre meno le persone che dichiarano di poter contare su una rete variegata come altri parenti amici o vicini. Vengono offerti prevalentemente aiuti per compagnia, accompagnamento ospitalità nel 35,9%, mentre per l’espletamento di pratiche burocratiche si riduce al 30,4% e l’aiuto nelle attività domestiche al 28,8%.
Viene analizzato anche il grado di solitudine e di isolamento degli individui per cui il 17,2% degli intervistati si sente privo o quasi di sostegno mentre un 27,7% dichiara di avere un sostegno forte e il 55,1% si colloca in una posizione inteemedia. Nel confronto con l’Unione europea l’Italia mostra una maggiore fragilità in quanto per tutte le classi di età è più bassa la quota di chi percepisce un sostegno forte che nella media Ue è pari al 34,1%. La presenza di una rete familiare estesa, un titolo di studio elevato e un alto reddito sono fattori protettivi contro la solitudine e l’abbandono. Viceversa le condizioni psicologiche negative, stati depressivi dell’individuo, malattie croniche sono fattori che determinano un sostegno sociale debole. Insomma c’è ancora molto da fare per migliorare le condizioni degli italiani.
Giancarlo Cocco
Foto © Kripalayam