Il concetto di guerra nel pensiero di due maestri

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Guerra

La mediazione per la pace dalle parole di Papa Francesco emerge come un termine coraggioso che bisogna affrontare

Piu di 80 guerre nel Mondo, una situazione geo politica, che sta travolgendo il Pianeta. Un’Europa e un’America sempre più deboli e un confronto non più da guerra fredda come nel 1989, con la Russia, ma con il pericolo dell’avanzata cinese. Questo è il drammatico quadro che stiamo vivendo e dove soprattutto i due conflitti, ucraino-russo e israelo-palestinese, stanno minacciando il Mondo, sull’orlo della terza guerra mondiale. La guerra in tutte le sue molteplici manifestazioni e gradazioni (militare, commerciale, finanziaria, comunicativa, culturale, etnica, regionale e locale), è tornata a occupare la scena ed è divenuta oggetto di indagini condotte in analisi multidisciplinari.

 

Qual è il pensiero della filosofia italiana di questi ultimi decenni sulla guerra?

Interpelliamo due maestri del pensiero, il semiologo e filosofo Umberto Eco, ospite illustre della rassegna “Che cosa fanno i filosofi?” di Cattolica, diretta da Marcello Di Bella, che nel 1989 a ridosso della rottura epocale, pubblicò due interessanti articoli, “Pensare la guerra”, pubblicato in occasione della prima guerra del Golfo (1991) e “Quando la guerra è un’arma spuntata”, risalente al periodo della guerra del Kosovo (1999).

Due articoli che anticipavano il concetto moderno, con i droni, dunque “di una società dell’informazione istantanea e trasporti rapidi, della migrazione intercontinentale continua, unita alla nuova tecnologia bellica, che ha reso la guerra di stampo ottocentesco, in contraddizione con le stesse ragioni per cui è fatta. Dunque una guerra globale che mette di fronte non più due termini opposti, ma in concorrenza infiniti poteri. Non un conflitto secondo la logica dell’idealismo tedesco, ma che risulta simile a una partita a scacchi in cui entrambi i giocatori mangiano e muovono pezzi dello stesso colore”.

Questa riflessione avveniristica viene approfondita nel secondo articolo citato di Eco, ove si distinguono le caratteristiche opposte della “Paleoguerra” e della “Neoguerra“. Nel primo caso si doveva tenere nascoste le forze, le intenzioni, per poter effettuare la “sorpresa”. E ciò evidenziava una forte solidarietà nel fronte interno e che le forze a disposizione fossero utilizzate per distruggere il nemico. Con la seconda, ha sottolineato Eco, le condizioni sono cambiate, perché oggi si hanno dei flussi d’informazione inarrestabili. La conclusione drammatica ma realistica di Umberto Eco è che nella “Neoguerra” muore un sacco di gente, ma non si vince, anzi si perde sempre, perché le dinamiche del conflitto sono incontrollabili. Si è perso il fascino dell’epicità della guerra e il bellicismo è immorale e demenziale.

La Geo-filosofia di Massimo Cacciari

Il noto filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari in un volume del 1994 “Geofilosofia dell’Europa“, ha sviluppato una riflessione che riprende i diversi modi elaborati dalla tradizione filosofica per “pensare gli opposti”, e che in questo periodo di guerra globale, è inadeguato al fine di spiegare la molteplicità e la complessità dei conflitti che segnano la vita sociale e politica contemporanea.

I modelli filosofici degli opposti di Cacciari sono: la concezione pitagorica e neoplatonica dell’armonia, la concezione aristotelica che pensa gli opposti come contrari caratterizzati dalla possibilità di un termine intermedio e la concezione hegeliana che li pensa come contraddittori caratterizzati dall’impossibilità di un termine intermedio, ovvero dell’impossibilità di una via di mezzo.

Cacciari contrappone a questi modi di pensare gli opposti un’idea di pace come unità armonica, che riprende dal pensiero di Eraclito, il quale polemizzava contro la Guerraconcezione pitagorica dell’armonia intesa come conciliazione degli opposti. Per Eraclito esiste un’armonia più potente, che contiene in se stessa “la necessità della contesa”. Per Cacciari la dimensione agonistica non deve essere affatto considerata come antitetica all’armonia intesa come sua propria verità e anche la guerra, assume un ruolo essenziale nella creazione dell’armonia. Il Polemos greco però non è Stasis, la rissa, la guerra civile, e il riferimento del del filosofo veneziano è alle ben note e dolenti vicende di Tangentopoli.

La destinazione tra violenza illegittima e forza intelligente

Nel saggio recente “Metafisica nascosta“, Cacciari ha un riflusso antropologico e vede l’uomo contemporaneo rifugiarsi nella caverna platonica. Come dimostra il conflitto israelo-palestinese, sottolinea in questi giorni, vi è un appello alla ragione esemplificato nella dottrina platonica del filosofi-re, ma che non è sufficiente a garantire la pace, poiché anche la violenza dei cattivi e degli aggressori si nutre di argomenti razionali. Riprendendo il famoso discorso di Melii che Tucidide mette in bocca agli Ateniesi, ancora oggi vi è la logica del più forte, che non rende forte la giustizia, ma giustifica la forza; il voler evidenziare una tracotanza che è la vera nemica della pace.

Cacciari, non è solo un osservatore e commentatore del mondo contemporaneo, ma in un’epoca segnata da mostri artificiali e mortali e da sporche guerre, legate a interessi economici, come il traffico delle armi, ma fa sentire la sua voce legata ai principi filosofici della grecità, vera madre della cultura europea. Ma non un pacifismo decadente che parifica la tolleranza e la complicità con il male, né un pacifismo come via di mezzo, che depotenzia gli opposti.

La concezione di pace e la mediazione per Papa Francesco

Recentemente in una intervista a una televisione svizzera Papa Francesco ha affermato: «Il negoziato non è mai una resa. È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca di negoziare. E oggi si può fare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Oggi in Ucraina ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la situazione peggiori». Parole forti quelle del Papa che hanno sollevato reazioni discordi anche per la situazione in Terra Santa. «La guerra la fanno in due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare ma anche quella guerrigliera, una brutta cosa».

Un dibattito aperto da due maestri del pensiero filosofico italiano e ripreso con forza da un grande Papa innovatore e aperto al Mondo.

 

Paolo Montanari

Foto © Artglobe, IlLibraio, The Vision, Visit Asti

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