All’Università di Dublino dibattito sul cambiamento climatico

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L’Irlanda guarda ai Paesi scandinavi per elaborare modelli di soluzione degli squilibri urbani. Qui la questione ambientale si è complicata con il rapido sviluppo economico

Non poteva risultare più attuale il dibattito svoltosi al Glasnevin Campus della Dublin City University (Dcu) nei primi due giorni di giugno: “Climate Politics in Small European States”, organizzato da Diarmuid Torney (Dcu), Conor Little (University of Copenaghen) and Neil Carter (University of New York). Al centro dell’iniziativa UACES, IACES, EPA Research, Dcu.
In Irlanda la questione ambientale, evidenziata anche dal dibattito sull’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse idriche e sugli squilibri urbani e demografici nelle diverse regioni vanno intrecciandosi da anni, ulteriormente complicate dalle contraddizioni determinate dal rapido sviluppo economico.

DSC_0421Il riferimento a esperienze riconducibili all’amministrazione di città di Paesi nordeuropei è indicativa dello sforzo di armonizzare la gestione dei problemi di una Dublino che ormai sotto molti aspetti condivide le criticità tipiche delle metropoli (recentemente nei programmi politici nella Repubblica si guarda a Stati simili ad esempio per dimensioni della popolazione complessiva, cercando soluzioni a “nodi” irlandesi di oggi, quali finanze, welfare, energia) a cominciare dai segnali di sovrappopolazione e difficoltà nella gestione dell’ordine pubblico in alcune aree. La capitale è ancora sinonimo di vivibilità e centro di interesse per turisti e per gli investitori, il che fa ben sperare in una programmazione a lungo termine, che potrebbe essere favorita dalle condizioni nuovamente positive delle entrate pubbliche. Il primo giugno, durante la prima parte del dibattito (“Climate Coalitions in Small European States”) presieduta da Diarmuid Torney, Simon Matti e Sverker Jagers hanno proposto ai partecipanti una prospettiva comparativa delle politiche sul clima (“Exploring the Meaning and Significance of Political-Economic Contexts”) discutendone con Neil Carter. Conor Little e Robert Ladrech sono intervenuti invece sulle posizioni portate avanti dalle forze politiche negli Stati europei più piccoli, riguardo al cambiamento climatico. Si è parlato quindi dei casi della Danimarca e dell’Irlanda mettendoli a confronto, con Stefan Ćetković.

DSC_0348Antti Gronow, Marcus Carson, Christofer Edling e Tuomas Ylä-Anttila hanno richiamato l’attenzione sulle differenze (“Divergent Neighbours”) in questo campo tra Finlandia e Svezia, dibattendone con Mikael Skou-Andersen. Un secondo panel di discussione, presieduto da Conor Little, ha affrontato la questione della leadership in materia di cambiamento climatico e prevenzione nei piccoli Stati europei, mentre Mikael Skou-Andersen ha evidenziato il ruolo delle politiche fiscali mirate in questo settore nella stessa tipologia di Stati, dibattendone con Simon Matti. Attualmente in Irlanda è molto vivo l’interesse per modelli di amministrazione efficienti delle aree urbane e della produzione industriale, come pure per le alternative energetiche e le soluzioni nella tassazione e si guarda spesso al settore pubblico scandinavo per questo, dato che gli squilibri emersi con la crisi recentemente superata dalla repubblica hanno marcato la necessità di governare la crescita, utilizzandola per riequilibrare anche welfare, sviluppo urbano e difesa del territorio. Difatti gli Stati dell’estremo nord europeo presentano elementi di contatto con la situazione irlandese, aspetti che vanno dal numero contenuto di abitanti all’esposizione al contesto economico globale, almeno per quanto riguarda l’interconnessione alle reti dell’approvvigionamento energetico e simili.

Jens Hoff ha parlato delle “superpotenze verdi” cioè delle politiche climatiche spesso prese ad esempio e implementate proprio nei Paesi nordici, discutendone con Mats Braun. Katja Biedenkopf è intervenuta su un tema di cui oggi si dibatte molto con “Non-cooperative Federalism in Belgium and the Politics of Climate Change” con Diarmuid Torney. Successivamente, un panel sulle politiche menzionate “Challenges and Opportunities in the climate policies of Small European States” presieduto da Diarmuid Torney e con relatori l’ambasciatore della Danimarca in Irlanda
Carsten Søndergaard, Matthew Crowe (director of the Office of Evidence and Assessment della “Environmental Protection Agency”), Lorna Gold (Head of Policy and Advocacy, Trócaire), John O’Neill, (principal Officer with responsibility for Climate Change, Department of Communications, Climate Change and Natural Resources), Julie O’Neill (Chair of the board of the Sustainable Energy Authority of Ireland) e il leader del Green Party e parlamentare Eamon Ryan.

DSC_0383Anche il ritorno dei Verdi nel parlamento irlandese (in base al risultato delle elezioni del 26 febbraio 2016) dice molto sulla rinnovata attenzione della popolazione della Repubblica alla qualità della crescita economica rispetto all’impatto sul territorio al di là dei dati di produzione e consumi, in un periodo in cui il ritorno a una sorta di tigre celtica non cancella la maggiore consapevolezza rispetto alle contraddizioni dello sviluppo e all’importanza di governarne gli effetti.

Il 2 giugno gli incontri sono continuati, con una terza parte del dibattito, presieduta da Conor Little, sulle dinamiche delle politiche sul clima e sulla loro diffusione nell’Unione Europea. Diarmuid Torney è intervenuto sulla diffusione dell’attività legislativa in materia di clima in Irlanda e in Finlandia, soffermandosi sugli scambi di esperienze e regolamenti, sui cambiamenti nel settore e la continuità di soluzioni condivise, discutendone con Paul Tobin. Mats Braun ha richiamato invece l’attenzione su un diverso gruppo di Paesi, quello centroeuropeo di Visegrád (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Repubblica Slovacca) nel loro rapporto con le politiche europee in questo campo, dibattendone con Reinhard Steurer, mentre Sebastian Sewerin e Tobias Schmidt si sono interrogati con Jens Hoff sul ruolo giocato dai Paesi europei più piccoli nella promozione di politiche climatiche virtuose e sul loro assumere compiti guida.

Un quarto pannello, presieduto da Neil Carter, ha toccato la questione centrale dell’energia nelle politiche climatiche degli Stati presi in esame (“Energy and Climate Policy in Small European States”). Paul Tobin ha proseguito affrontando la questione dell’energia nucleare e del suo spazio nei risultati che tardano a manifestarsi nelle politiche complessive riguardo al cambiamento climatico, gli esempi nella discussione con Sebastian Sewerin sono stati Finlandia e Svezia. Reinhard Steurer, Juan Casado-Asensio, Christoph Clar hanno invece invitato a esaminare la situazione nell’Europa centrale, più precisamente il tema del mitigare il cambiamento climatico nelle politiche di Austria e Svizzera, con i loro rispettivi sistemi di federalismo e governo regionale e contesti molto simili per il resto tra questi due vicini, discutendone con Antti Gronow. Infine Stefan Ćetković e Jon Birger Skjærseth hanno lanciato interrogativi sul modello norvegese, per indagare lo stato attuale di questo Paese dalla tradizione ecologista, dibattendone con Conor Little. L’argomento resterà sul tavolo a lungo, nelle università ma anche nel contesto istituzionale.

 

Aldo Ciummo

Foto © Aldo Ciummo

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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