Austria verso il voto dopo lo shock per il video di Strache

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Si dimettono tutti i ministri populisti. FPÖ nella bufera crolla nei sondaggi, mentre avanza il partito ÖVP del premier Kurz. Salterà anche il doppio passaporto ai sudtirolesi?

Potere di un video. Diffuso nei giorni giusti. E ora è caos totale a Vienna. Dopo le dimissioni del vicecancelliere, il populista di destra Hans-Christian Strache, il cancelliere Sebastian Kurz ha tolto l’incarico anche al titolare dell’Interno, un altro membro dell’FPÖ Herbert Kickl, campione delle misure anti immigrazione, anche per evitare che a seguire le indagine sia un collega di partito. Un minuto dopo, come promesso, si sono dimessi per solidarietà tutti gli altri ministri (Difesa, Lavoro, Sport e Trasporti) del gruppo di ultradestra ora passato nuovamente alla guida dell’ex candidato alle presidenziali Norbert Hofer (uscente ai Trasporti, designato subito dopo le dimissioni di Strache come vice cancelliere), che aveva fissato nella permanenza di Kickl al governo la linea rossa per non abbandonare tutto. Dopo tre giorni di bufera seguiti allo scandalo del video di Strache che ha mandato in tilt la politica austriaca, nel pomeriggio Kurz aveva dichiarato in conferenza stampa di aver «proposto» al capo dello Stato Alexander Van der Bellen «l’allontanamento del ministro dell’Interno», annunciando che le sue deleghe sarebbero state assunte «da alti funzionari in modo che il governo mantenga la capacità di agire».

                    Hans-Christian Strache

Tanto è bastato per far precipitare tutto. L’unica certezza ora a Vienna è che agli inizi di settembre si tornerà alle urne. Quanto al resto, è un’infinità di interrogativi. Kurz riuscirà a reggere il governo nei mesi che mancano alla data delle elezioni anticipate senza l’alleato minore nella coalizione di governo, quel FPÖ (“Partito della Libertà”) di cui Strache è stato il leader fino al giorno in cui è stato azzoppato dall’ormai famigerato video diffuso dai media tedeschi che lo ritraggono offrire favori a una presunta nipote di un oligarca russo in cambio di fondi neri per il suo partito e affari? Ma ci sono altri interrogativi: chi ha realizzato quel video che ha gettato sugli estremisti di destra, al governo da diciotto mesi, una sinistra ombra di corruzione? C’entrano qualcosa i vertici russi, che oggi si sono affrettati a negare ogni coinvolgimento nella vicenda? E perché quel video, girato a Ibiza nel 2017, è saltato fuori proprio a una settimana dalle elezioni europee? Con la pressione politica alle stelle Kurz, che ha accusato l’alleato di coalizione di aver danneggiato la reputazione del Paese, ha motivato la propria mozione di sfiducia su Kickl, molto popolare con le sue misure anti immigrazione, con la necessità ditotale trasparenzasulla vicenda: non può essere lui a condurre l’inchiesta per stabilire se Strache debba essere incriminato. Al suo posto è stato nominato Eckart Ratz, ex presidente della Corte suprema.

Gli esponenti di punta dell’FPÖ, prima di annunciare le dimissioni dal governo, hanno risposto accusando il cancelliere di «mirare solo al potere, cercando di screditare e dividere gli alleati». Il 32enne capo di governo ha ribattuto denunciando di aver percepito dai colloqui con l’FPÖ che i suoi (ex) alleati «non hanno ben capito la portata dello scandalo e del biasimo ricevuto» dal Paese. E ha chiesto di fare «piena luce» sulla vicenda: ovvio che proprio il ministero dell’Interno non poteva continuare ad essere guidato da un esponente dello stesso partito finito nella bufera. Da qui la decisione di mandarlo via. Intanto nei sondaggi l’FPÖ crolla e crescono i democristiani. I populisti di destra avrebbero perso 4 punti arrivando al 18%, mentre i popolari ÖVP di Kurz volano al 38%, dal 31,5% preso alle ultime elezioni. Dopo aver perso la poltrona di vicecancelliere infine, Strache rischia di perdere anche la moglie, che al tabloid “Heute” ha fatto sapere di non aver per nulla apprezzato la performance machista del consorte con l’avvenente russa nel video incriminato. «Sono scioccata» – ha dichiarato Philippa Strache – «devo pensare».

«Abbiamo seguito increduli un leader di un partito politico ripreso mentre negoziava l’accesso ai media e alle istituzioni in cambio di fondi da parte di “benefattori” esterni, che chiaramente non hanno a cuore gli interessi europei». Così il portavoce capo della Commissione europea Margaritis Schinas ha commentato la vicenda. «Non pensiamo che sia necessario un commento da parte nostra. Abbiamo piena fiducia nel popolo dell’Austria e nelle istituzioni democratiche austriache perché le cose vengano messe a posto», ha concluso Schinas. E ora il prossimo passaggio sarà l’inevitabile voto di sfiducia in Parlamento sul governo ora monocolore, una delle ricadute della tormenta politica scatenata dal cosiddetto Ibizagate. La coalizione al governo da 18 mesi è stata frantumata, le elezioni anticipate sono previste a settembre, con la richiesta agli austriaci di dare fiducia al partito di centrodestra ÖVP di Kurz e del presidente del Parlamento, Wolfgang Sobotka. Quest’ultimo ha fissato a lunedì prossimo il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal piccolo partito ecologista Jetzt all’opposizione. Sobotka ha precisato di aver preferito rinviare il voto a dopo le elezioni europee di domenica. Perché la mozione passi servono l’appoggio sia del FPÖ, sia dei socialdemocratici SPÖ, e non è chiaro se ci sarà.

Jean-Claude Juncker e Sebastian Kurz

Nell’attesa di presentare i nomi dei tecnici, a fianco del presidente Alexander Van der Bellen, Kurz ha aggiunto che la ministra degli Esteri, Karin Kneissl, ha espresso la volontà di restare. Pur non essendo componente dell’ultradestra, Kneissl era stata nominata dal partito FPÖ e le previsioni la volevano fuori assieme ai colleghi. Sulla questione è infine intervenuto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ha criticato Strache: «L’idea di offrire il proprio Paese su un piatto d’argento perché altri si servano non corrisponde alla mia visione di base di patriottismo».

All’ombra dello scandalo Strache, intanto, i Verdi (Die Grünen) sperano in un rilancio con il voto di domenica. Se i Grünen hanno ottenuto l’elezione di Van del Bellen tre anni fa, la defezione di un deputato, Peter Pilz, ha dato vita ad un partito concorrente, Jetzt, che ha condannato i Verdi nel 2017 a restare fuori dal Parlamento, relegati a un misero 3,8%.

                  Pamela Rendi-Wagner

I temi dell’ambiente e del clima sono molto sentiti in Austria, ma la debacle della coalizione governativa potrebbe spingere una parte dell’elettorato a rivolgersi piuttosto verso il partito Socialdemocratico (SPÖ) prima forza dell’opposizione, la cui capa Pamela Rendi-Wagner è stata informata da Kurz di tutti i passaggi istituzionali dei giorni scorsi, in un’ottica di “voto utile” contro l’estrema destra. Sia Grünen che SPÖ sono pro-europei, ma i Verdi accusano i Socialdemocratici di eccessiva cautela, in particolare sui migranti. Insomma, molto, se non tutto, da vedere domenica. Aspettando le elezioni anticipate per il Parlamento probabilmente a settembre. Per quanto riguarda i nuovi ministri, oltre al già citato Ratz all’Interno, gli altri sono la 36enne Valerie Hackl, finora a capo dell’Austro control (l’equivalente dell’italiana Enav) ai Trasporti, mentre alla Difesa arriva il vicecapo di Stato maggiore Johann Luif. Il nuovo titolare del Lavoro e gli Affari sociali è Walter Poltner e le competenze per lo Sport vengono passate alla ministra per la Famiglia Juliane Bogner-Strauss.

                Hartwig Loeger

Nomina eccellente, tra le varie, quella a vicecancelliere del ministro alle Finanze Hartwig Loeger, esponente di punta dell’ÖVP, che anche negli ultimi giorni non ha mancato di criticare con durezza l’Italia per la gestione del suo debito pubblico. Ma in realtà l’Ibiza-gate che ha causato un terremoto politico in Austria ha indirettamente messo a forte rischio anche l’iter per arrivare alla concessione del doppio passaporto per la popolazione sudtirolese di lingua tedesca e a quella dichiaratasi appartenente al gruppo linguistico ladino nel Belpaese. Il FPÖ, partito nazionalista, populista ed euroscettico, aveva in programma proprio la concessione della doppia cittadinanza per i sudtirolesi. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, che mai aveva espresso parole favorevoli al doppio passaporto, anzi più volte ha dovuto mediare tra Roma e Vienna, al quotidiano austriaco di Innsbruck, Tiroler Tageszeitung ha detto di «non essere del tutto infelice che alcuni ministri non siano più in carica».

 

Claudia Lechner

Foto © Corriere del Ticino, dw.com, EurActiv, DiePresse, Wikimedia Commons

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