Matthew Caruana Galizia: attendiamo la verità sulla morte

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Il figlio di Daphne, la giornalista d’inchiesta maltese uccisa da un’autobomba il 16 ottobre 2017, rilascia un’intervista sulla corruzione nel suo Paese a Eurocomunicazione

Si è svolta a Ronchi dei Legionari lo scorso 26 ottobre una giornata completamente dedicata alla libertà di stampa, di espressione, della legalità e della democrazia. Un evento organizzato da Leali delle notizie in collaborazione con il Comune e l’Ordine dei Giornalisti del Fvg e con la partecipazione del presidente della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Giuseppe Giulietti.

   Matthew Caruana Galizia con Vecchiet

Fra i tanti giornalisti presenti anche Matthew Caruana Galizia, membro del ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists) che ha vinto il Premio Pulitzer 2017, figlio di Daphne, la giornalista d’inchiesta maltese uccisa da un’autobomba il 16 ottobre 2017, al quale é stata conferita la cittadinanza onoraria dal sindaco di Ronchi Livio Vecchiet, il presidente Luca Perrino, la vicepresidente Cristina Visintini de “Leali delle notizie”.

Daphne Caruana Galizia era una giornalista e da anni si occupava di inchieste sulla corruzione nel suo Paese, Malta. Nel corso del tempo era diventata una figura di riferimento del giornalismo investigativo maltese: tra i suoi obiettivi l’attuale premier Joseph Muscat, finito nell’inchiesta fin da quando era all’opposizione, ma anche il capo dell’opposizione, Adrian Delia, leader del partito nazionalista.

È stata inoltre la prima a diffondere la notizia del coinvolgimento nei Panama Papers di Konrad Mizzi e Keith Schembri, rispettivamente ministro dell’Energia e della Salute e capo staff di Muscat. In passato le autorità maltesi avevano fatto pressioni sulle sue indagini per questo nel 2008 aveva creato un suo blog, durante una campagna elettorale nazionale, nato per motivi personali con il quale poteva facilmente pubblicare le sue scritture come e quando voleva.

Eurocomunicazione era presente a Ronchi dei Legionari e ha raccolto alcune dichiarazioni del figlio Matthew.

A che punto sono le indagini sull’assassinio di Daphne?

«Sembra siano ad un punto fermo. Per ora non ci sono stati ulteriori arresti anche se molti media hanno riferito che sarebbero stati identificati anche altri sospetti. L’indagine della polizia e quella della magistratura mirano a stabilire la colpevolezza criminale. Noi come famiglia ci appelliamo ad una indagine pubblica sulle circostanze dell’assassinio di mia madre, in linea con gli obblighi ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questo servirà a stabilire la possibile responsabilità da parte dello Stato, sia per il disinteresse che per la negligenza mostrata nel caso dell’assassinio. Finalmente il 20 settembre, 6 giorni prima della scadenza del termine del Consiglio d’Europa, il governo maltese ha annunciato di aver avviatoun’inchiesta pubblica“. Ci sono voluti quasi due anni per arrivare a questo risultato. Sia Malta che l’Europa devono garantire che non vi siano mai impunità per i crimini e i criminali che agiscono verso i giornalisti. Questo servirà a prevenire la morte ad altre persone e per assicurare che nessun altro giornalista venga mai piú assassinato».

Su cosa stava lavorando ultimamente?

«Mia madre é stata assassinata perché aveva portato alla luce notizie che il governo maltese non gradiva. Aveva svelato la corruzione all’interno del Paese, e non solo, aveva anche scoperto che la situazione era ancora piú grande di quanto si potesse immaginare. Aveva individuato alcuni personaggi ad altissimi livelli coinvolti nella corruzione del Paese e smascherato che la corruzione aveva varcato anche i confini maltesi».

Che mamma era Dafne?

«Mi madre era una donna straordinaria ed é ancora oggi la mia fonte di ispirazione: per questo ho deciso di fare il giornalista. Mi ha insegnato a fare il lavoro investigativo e malgrado le tante minacce ricevute nel tempo è stata una donna coraggiosa che non ha mai pensato nemmeno per un secondo di lasciare le proprie indagini».

Questa cittadinanza a Ronchi dei Legionari cosa significa per te?

«È un grandissimo onore per me ricevere questo riconoscimento, sappiamo bene tutta la mia famiglia che l’Italia é accanto alla nostra vicenda sin dall’inizio. Siamo sicuri che non saremo lasciati soli in questa battaglia per conoscere i responsabili di questo assassinio e garantire la libertá di espressione e di stampa a tutti i giornalisti che ogni giorno svolgono il proprio lavoro».

Nella giornata del 26 ottobre é stata inotre inaugurata la panchina dedicata alla libertá di stampa installata in piazza dell’Unità d’Italia a Ronchi dei Legionari sulla quale è riportata la frase «Quando la verità non è libera, la verità non è vera (Jascques Prevert)». La panchina é dipinta con i colori della bandiera italiana e ha con un fiocco viola che era il colore preferito di Daphne. Il viola di Tiro, un colore regale usato in passato dalla nobiltà che non si è mai sbiadito nel corso degli anni, ma anzi col tempo è diventato ancora più deciso e luminoso come determinate e forte è la richiesta di giustizia e di verità per Daphne.

 

Tiziana Ciavardini

 

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