Bruxelles costringe l’Italia a fare marcia indietro stoppando l’eliminazione degli spiccioli di rame nel Belpaese il prossimo anno dalla legge finanziaria
Le monete da 1 e 2 centesimi continueranno ad essere coniate e a circolare regolarmente in Italia come negli altri Paesi dell’Europa ove i pagamenti avvengono in euro. Il governo italiano ha fatto marcia indietro annullando l’emendamento nella manovra- bis (primo firmatario Sergio Boccadutri) sul decreto legge riguardante la correzione dei conti pubblici. L’emendamento impegnava il governo italiano a sospendere il conio delle monete da 1 e 2 centesimi di euro.
Secondo un comunicato pubblicato a maggio il conio delle monetine da parte della nostra Zecca sarebbe costato più di quel che valgono. Per fare un centesimo si spendono 4,5 centesimi di euro e per fare quella da due centesimi 5,2. Dall’introduzione dell’euro fino al 2013 la Zecca ha fuso 2,8 miliardi di monete da un centesimo e 2,3 miliardi di monete da due centesimi per un costo complessivo di 245,6 milioni di euro. Il risparmio si sarebbe quindi quantificato in Italia in circa 20 milioni di euro ogni anno che sarebbero stati destinati ad un fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.
Secondo Bruxelles sospendere il conio di quelle monete non produce alcun risparmio, inoltre il potere di decidere o meno la circolazione legale di pezzi della moneta unica non è attribuibile ai parlamenti nazionali bensì al Consiglio europeo. Le decisioni riguardanti le politiche monetarie spettano alla Banca centrale europea (Bce) non ai parlamenti nazionali o alle banche centrali dei singoli Paesi perché gestire l’euro significa anche mantenere i prezzi stabili. Compito questo della Bce il cui presidente, come noto, è attualmente Mario Draghi.
C’è da dire che lo stop della produzione dei centesimi di euro potrebbe innescare un effetto speculativo di grande rilevanza – un esempio per tutti la benzina nei distributori passerebbe ad un centesimo in più con effetti speculativi di milioni di euro – inoltre si creerebbe un innalzamento dei prezzi di beni e servizi assolutamente ingiustificato, con conseguente ricaduta sulle fasce più deboli della popolazione e sull’impoverito ceto medio già vessato da imposte inique.
Giancarlo Cocco
Foto © The Journal.ie, European Central Bank