Publio Ovidio Nasone nostro contemporaneo

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Una grande mostra allestita alle Scuderie del Quirinale mette in scena il mondo del poeta latino, evidenziandone la forza comunicativa e gli influssi nelle epoche successive

Il mondo metamorfico plasmato da Ovidio non rappresenta una semplice fuga nell’immaginario, ma diviene una chiave per osservare e comprendere le debolezze e le passioni concrete dell’uomo. In quest’ottica il grande poeta latino appare perfettamente moderno, consapevole dell’irrealtà dell’universo descritto, popolato da divinità che restano essenzialmente umane. La mitologia greca accende la sua fantasia, feconda la sua sovrabbondante ispirazione in ardite architetture dell’ingegno che non cessano di stupire.

Una ricchezza inventiva che ora trova splendida realizzazione visiva nella grande mostra allestita alle Scuderie del Quirinale, degna conclusione del bimillenario ovidiano, culmine di un progetto di ricerca decennale portato avanti dall’Università di Padova“Amori, miti e altre storie” recita il titolo dell’esposizione a cura di Francesca Ghedini, un’accattivante narrazione in grado di intrecciare una ricca trama di rimandi fra l’antichità latina e le epoche successive, che di queste suggestioni si nutrono. Una contemporaneità sottolineata con compiaciuto divertimento dall’istallazione posta in apertura, opera di Joseph Kosuth, il quale impagina i testi ovidiani in variopinte scritte al neon.

Oltre 250 opere, provenienti da prestigiose sedi espositive come il Louvre di Parigi e la National Gallery di Londra, guidano il visitatore in un percorso dalle inaspettate alchimie. Del resto caratteristica dell’ispirazione ovidiana è proprio la varietà stilistica, il gusto inesausto della variazione. Ampio poi il numero di prestiti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, scrigno di tesori provenienti in particolare dal sito pompeiano.

Nell’affresco con Polifemo e Galatea proveniente dalla Casa della caccia, ad esempio, il tema del bacio viene declinato con spiccata sensualità, una carica erotica che rimanda ai giochi seduttivi dell’Ars amatoria. Ovidio è distante dagli ideali etici della morale augustea, abbracciati ad esempio da Virgilio e Orazio. Con grande spavalderia entra in aperto contrasto con il dettato imperiale, e secondo alcuni questa è la ragione dell’esilio forzato sul Mar Nero al quale verrà costretto. Sorte del resto toccata alla figlia dell’imperatore Giulia Maggiore e alla nipote Giulia Minore, entrambe colpevoli secondo le fonti di condotte scandalistiche.

Il mondo divino tratteggiato da Ovidio trabocca di umane passioni, pensiamo all’illecito trasporto nutrito da Venere nei confronti di Marte, ed è percorso da una spietata crudeltà; Apollo e Diana trafiggono senza pietà la numerosa prole di Niobe, il satiro Marsia viene scorticato vivo per aver osato sfidare il dio del Sole e delle arti in un impari certame musicale, mentre il povero Atteone viene sbranato dai cani per aver visto il corpo nudo di Diana.

La ludica arte della seduzione accoglie il visitatore. Ovidio canta l’amore in tutte le sue manifestazioni, con spontaneità e verità che stupiscono. Una immediatezza espressiva che trova magnifico corrispettivo nelle opere esposte, nei cammei a carattere erotico quanto negli affreschi pompeiani. Protagonista è l’inganno, l’astuzia che sola conduce all’appagamento del desiderio. Qui non vi è spazio per i tormenti dell’amor cortese, per le brame inappagate. Per questo, nei Remedia, l’autore esplicitamente consiglia di passare da un vecchio amore ormai esausto a nuove avventure, in un gioco pregno di inesauribile vitalità.

Non a caso la seconda parte della mostra rappresenta il tripudio della mutazione, celebrata appunto nelle Metamorfosi. Protagonista assoluto Giove, descritto da Ovidio come amante insaziabile in grado di assumere forme molteplici per soddisfare i propri ardenti capricci (in tal senso distante dal garante dell’ordine cosmico dell’impostazione augustea). Un caleidoscopio mitico che ha alimentato la pittura del Rinascimento e del Barocco (e anche il repertorio del teatro musicale, aggiungiamo noi, ma questo aspetto non trova spazio nella trattazione espositiva). Troviamo così Leda e il cigno nella copia dall’originale leonardesco conservata alla Galleria Borghese, e ancora il Ratto d’Europa del Tintoretto, il Narciso di Boltraffio, la Venere pudica di Botticelli, il Bacco e Arianna di Pompeo Batoni, la Morte di Adone di Ribera e numerosi altri capolavori.

Voli pindarici e spettacolari precipizi animano la sala dedicata ai miti di Fetonte, colpevole con giovanile incoscienza di aver voluto guidare il carro del Sole, e di Icaro. La caduta del primo compare nelle ardite prospettive di Ludovico Carracci, mentre quella del secondo anima la serie di oli su rame vergata con perizia da Carlo Saraceni.

Il meraviglioso non appare solo nelle grandi tele o nella perfezione della statuaria, si pensi ad esempio alle forme sinuose della Venere “Callipigia”, ma anche nel minuscolo e nel particolare. A tale proposito sorprendenti risultano i cammei, microcosmi di assoluta perfezione. Preziosi manoscritti miniati con certosina abilità completano l’offerta espositiva.

Ovidio ci appare estremamente moderno anche nella consapevolezza della crisi conseguente all’esilio. Lontano dal suo ambiente e dalle sue frequentazioni, il poeta sente la propria vena inaridirsi. «Quel sacro impeto che nutre l’animo dei poeti e che prima ero solito trovare in me stesso è venuto meno», scrive con sorprendente lucidità a un amico. Ovidio non è uso nutrirsi di rimpianti e di malinconia. La sua arte sboccia nel terreno sicuro della tranquillità d’animo, in quell’aura emotivamente vitale che rappresenta il lascito più duraturo della sua ispirazione.

 

Riccardo Cenci

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Immagini:

In evidenza: Allori, Gli amori di Zeus,Firenze, Museo del Bargello

Nell’articolo: dall’alto in basso

Leda e il cigno, Venezia, Museo Archeologico Nazionale

Amore e Psiche, Napoli, MANN

Gessi, Morte di Adone, Pavia, Musei Civici

Ribera, Morte di Adone, Roma, Galleria Corsini

Cammeo con Leda e il cigno, Napoli, MANN

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TitoloOvidio. Amori, miti e altre storie
DateDal 17 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019
LuogoScuderie del Quirinale, via XXIV Maggio n° 16, Roma
Orari Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00

Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30

Biglietti Intero € 15,00 (comprensivo di audioguida) – Ridotto € 13,00. Promo lancio, fino al 16 ottobre € 8,00
Contatti Email: info@scuderiequirinale.it;
Sito internetwww.scuderiequirinale.it
CatalogoEdito da Arte’M per L’Erma di Bretschneider

 

 

 

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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