Abbandonano l’est per un futuro migliore

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Arrivano quasi tutte dall’ex Urss, ma a volte restano prigionieri dei loro connazionali o di chi curano

Nei pressi della Stazione Centrale di Milano c’è un vero e proprio ufficio di collocamento ma gestito e usufruito solo dagli invisibili che arrivano dall’Est. A questa schiera appartengono tutte quelle persone che scappano da fame, miseria e persecuzione. Ma con tanta voglia di ricominciare e rifarsi una vita dignitosa visto che alcuni di loro pur di entrare nel nostro Paese perdono tutto oltre alla dignità e a volte anche la vita. Queste persone arrivano soprattutto dall’ex blocco sovietico con un visto turistico investendo in questo viaggio i risparmi di una vita.
Sono sopratutto donne di mezza età con poche parole del nostro vocabolario e tanta voglia di lavorare. Nei loro Paesi di origine avevano tutte un impiego quando c’era ancora l’Urss; con la caduta del muro di Berlino queste sicurezze sono svanite, ed in un batter d’occhio si sono trovate senza casa senza lavoro e molte di loro anche senza più un marito. Come ci racconta Svetlana, un metro e ottanta di altezza con dei bicipiti ben visibili, a Kiev in Ucraina era capotecnico in una fabbrica statale di componenti elettrici; ma nel 1990 con la disgregazione sovietica, la sua fabbrica è sparita, portandosi via suo marito, scappato a Mosca con una collega.
Svetlana continua: “Qui in Italia dormo nelle baracche e faccio qualche lavoro in nero. Ma a Kiev ho una figlia che studia dai miei miei genitori, così i pochi soldi che riesco a guadagnare li spedisco a loro”.
Interviene un’altra donna e si presenta come Olga, prima molto titubante della nostra presenza tanto che ne stava in disparte. Ci racconta che dorme anche lei in una baracca e per sopravvivere vende le sigarette che arrivano dal loro Paese. Chiediamo allora cosa ne pensano del nostro e perché nonostante questa vita precaria resistano. Olga risponde “Non può piovere sempre prima o poi il sole arriva”. E questo sole tanto invocato è qualche anziano italiano bisognoso di cure e assistenza notturna da parte di questa gente. Una chiamata per queste donne può cambiare la vita.
Nonostante il loro umile vivere quotidiano chiacchierando esce qualche sorriso che sparisce all’improvviso quando una di loro, che non si presenta, tira fuori da un mazzo di carte un ritaglio di giornale e mormora: “Yelena Yelena morta come cane”. Le chiedo di cosa stia parlando e lei mi mette in mano il ritaglio. Leggo l’articolo e in effetti parla di una donna dell’Ucraina, morta lo scorso anno da clandestina nella provincia di Bari. La donna in questione lavorava come badante in casa di una pensionata non autosufficiente; una mattina è stata ritrovata cadavere dal figlio dell’anziana donna. Continuando la lettura del ritaglio di giornale scopro che è morta dissanguata a causa di un aborto spontaneo e, probabilmente, per paura di essere espulsa non ha avvisato nessuno per soccorrerla, sicura di cavarsela da sola anche questa volta. Invece solitudine e paura hanno presentato il conto a due vittime innocenti.
A fine chiacchierata arriva una loro amica, è ben vestita è dice di chiamarsi Nataschja. Con un sorriso evidenziato dal rossetto e due occhi azzurri messi in evidenza dal trucco viene guardata con rispetto dalle astanti è una “fortunata” dicono in coro. Le chiedo cosa fa e prontamente risponde: “ Curo una signora anziana ed è riuscita a mettermi in regola con l’ultimo decreto, così la mia vita e cambiata”. Ma guardando le sue amiche aggiunge “Ogni sera prima di addormentarmi penso a loro che dormono nelle baracche, per me oramai è un brutto ricordo”. Congedandomi ed augurandogli buona fortuna, mi offrono un pacchetto di sigarette, rifiuto gentilmente il dono dicendo loro di venderle e le ringrazio per la conversazione.

Antonio Vanzillotta

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Antonio Vanzillotta
Giornalista pubblicista, laureato in lettere indirizzo cinema e teatro, appassionato di tematiche socio-politiche ha iniziato all’agenzia stampa Adn-kronos di Milano. Dopo una breve collaborazione con la facoltà di scienze politiche, si è trasferito in Liguria per continuare la sua attività giornalistica presso testate cartacee e on-line. Attualmente nel capoluogo lombardo si occupa di viaggi e terzo settore con il prezioso ausilio della sua macchina fotografica.

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