Finora 78 decessi e altri 122 casi sospetti
Confermati in Guinea, nella giornata di ieri, due nuovi casi di ebola, la febbre emorragica virale estremamente aggressiva che dal mese di gennaio ha portato alla morte di quasi un centinaio di persone. Il bollettino trasmesso nelle utlime ore dal ministero della Sanità della Guinea è tutt’altro che confortante: oltre ai 78 decessi, infatti, vengono registrati «122 casi sospetti di febbre emorragica virale» con «un tasso di mortalità pari al 63%». Proprio a causa della gravità della situazione, solo pochi giorni fa i quindici Paesi appartenenti all’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) si erano visti costretti a rivolgere, tramite un comunicato, «un appello alla comunità internazionale perché garantisse il suo sostegno nella gestione dell’epidemia di Ebola nella regione» epidemia di cui l’Ecowas si è detta «molto preoccupata» tanto da considerarla «una seria minaccia alla sicurezza regionale». La maggior parte dei casi di ebola sono stati registrati in Guinea, concentrati per la metà nella capitale, Conakry, e per l’altra metà nelle città del sud. L’epicentro dell’epidemia è stato rilevato invece nelle città di Gueckedou e Macenta. I casi, tuttavia, purtroppo non sono circoscritti alla Guinea: ne sono stati infatti registrati anche cinque in Liberia e sei in Sierra Leone.
Attualmente non esistono cure o vaccini contro l’ebola e l’unico modo per arginare l’epidemia consiste nell’adottare misure preventive e tentare di isolare la malattia, estremamente contagiosa. Proprio per evitare i contagi, il governo ha emanato alcune importanti raccomandazioni, tra cui quella di non toccare i corpi dei defunti che avevano contratto la malattia, (usanza comune durante i funerali locali), e non mangiare carne di pipistrello, animale che può veicolare il virus. L’Oms, tuttavia, per il momento ha comunicato che «non ritiene di dover raccomandare alcuna restrizione ai viaggi o ai commerci a causa dell’epidemia». I Paesi confinanti hanno però aumentato le misure di sorveglianza. Il Senegal ha bloccato il confine con la Guinea, ordinando anche la chiusura di un mercato settimanale al quale accorrevano persone anche dai Paesi vicini. Il popoplare cantante senegalese Youssou N’dour ha invece comunicato la cancellazione del suo concerto a Conakry.
Sul posto, intanto si lavorare alacremente per tentare di isolare l’epidemia. In Guinea sono arrivati anche gli esperti dell’European Mobile Laboratory, il cui compito sarà gestire, in collaborazione con le autorità locali, due laboratori per diagnosticare la malattia. Fra i medici, figurano anche degli italiani provenienti dall’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. Di notevole importanza anche il contributo fornito da Medici Senza Frontire, presente cul posto con un team di medici, infermieri, esperti e logisti. La priorità assoluta rimane quella di diagnosticare e conseguentemente isolare i pazienti che hanno contratto il virus. Proprio a questo scopo MSF ha già creato una struttura di isolamento a Guéckédou e ne sta predisponendo un’altra a Macenta, a sud della Guinea.
Valentina Ferraro
Foto © European Community, 2014