A Catania tre dibattiti sul tema dell’immigrazione organizzati dall’Ufficio d’Informazione del Parlamento europeo in Italia
Integrazione superando l’emergenza, nel rispetto delle regole. Questo, in sintesi, il messaggio emerso dopo una giornata di dibattito dedicata all’emergenza immigrazione venerdì 14 novembre a Catania nel monastero dei benedettini. Dal dramma degli sbarchi in Sicilia, alle soluzioni per una condivisione europea della politica dell’immigrazione. Trecento persone hanno ascoltato e interrogato operatori delle associazioni in prima linea, giornalisti, accademici ed eurodeputati che si sono alternati e hanno animato con spunti interessanti i tre panel nei quali era divisa la giornata, organizzata dall’ufficio del Parlamento europeo in Italia.
Dalla gestione dell’emergenza, dalle politiche sull’immigrazione alle soluzioni politiche a livello nazionale ed europeo. Una situazione definita dal Sindaco della città siciliana Enzo Bianco «il più grande fenomeno di trasformazione di massa», con una «certificata incapacità dell’Europa» di assumersi le sue responsabilità. Flussi migratori che l’Unione europea si ostina a non voler gestire per una soluzione condivisa in modo concordato, nello «spirito del principio fondatore dell’Ue, quello della solidarietà», come ha denunciato l’eurodeputata del M5S Laura Ferrara.
Un grido che ha messo a confronto le accuse del giornalista d’inchiesta di Repubblica Francesco Viviano sul modo di gestire in mare l’emergenza, e il lavoro in prima linea raccontato dal Comandante Maggio della Guardia Costiera, che ha ricordato come solo nel 2014 sono state 37.000 le persone salvate dai loro interventi assieme ai mercantili coinvolti. Lavoro portato avanti anche dalla Marina Militare italiana, rappresentata dal Contrammiraglio Mario Culcasi, che ha raccontato l’impegno quotidiano per salvare vite umane durante l’operazione Mare nostrum.
L’emergenza immigrazione «sta assumendo sempre di piu il volto dei morti che non ce l’hanno fatta», ha rilanciato la eurodeputata del PD Michela Giuffrida, che ha sottolineato assieme ad Alessandro Bertani di Emergency ed Elena Santiemma di Amnesty International, come il cambio da Mare Nostrum a Triton metta seriamente a rischio il salvataggio di migliaia di vite, in primis donne e bambini, che attraversano il Mediterraneo scappando dalle guerre in cerca di un futuro.
Un cambio che non può abbassare la guardia contro il traffico di esseri umani, che fa di questo dramma un business da spezzare, riassumendo l’intervento dell’europarlamentare Salvatore Pogliese di FI, ricordando che dopo Mare nostrum gli sbarchi sono aumentati dell’823%. Mentre il collega dell’NCD, Giovanni La Via, ha insistito sulla necessita di «mettere in piedi centri al di la del mare» per una soluzione di lungo termine. Forte, la denuncia dell’ex ministro Kashetu Kyenge oggi eurodeputata (PD) che, intervenendo nel secondo panel moderato da Stefano Polli dell’Ansa, ha messo in guardia dal rischio di «alimentare contenitori del disagio» per quelli che usano «parole cariche di violenza come Borghezio», facendo il link fra disagio accoglienza dei migranti e l’emergenza di Tor Sapienza «sfruttata a caccia di voti sulla pelle della gente». «Senza conoscere il contesto immigrazione» rischiamo un «paradosso microscopio», come l’ha definito nel suo intervento Mons. Domenico Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo, che rilancia sulla scia della Kyenge, «ogni minuto di silenzio è una sconfitta».
A concludere la giornata, nel terzo panel che ha fatto il punto delle soluzioni in campo in mano agli Stati membri e alla nuova Commissione europea appena insediata, il sondaggio dell’Istituto Piepoli, illustrato dal patron Nicola Piepoli che, duettando col moderatore del terzo panel Dario Carella della TGR Rai, ha commentato i dati di un sondaggio dello scorso luglio e ottobre sulla percezione dell’immigrazione e delle politiche del governo italiano per gestire il fenomeno, dove emerge una netta divisione nel nostro Paese. Mentre il 50% degli intervistati condanna la gestione dei flussi – che ha raggiunto quota 150.000 nel 2014 – l’altro 50% si considera soddisfatto. Ma il tema della sicurezza si conferma in testa alle preocupazioni degli italiani, secondo solo alla crisi economica e alla relativa ricerca del lavoro. In una frase, dalla giornata che ha anche animato centinaia di interazioni via social media con #immigrazioneCT, la soluzione da mettere sul campo in fretta per quello che non è piu un’emergenza immigrazione ma una realtà, sembra debba passare da una solo porta condivisa, dai costi slle opportunita: la porta europea.
Uno dei video presentati: in prima linea nel Mediterraneo
Andriko Mouapesi