A quando un nuovo modo per finanziare l’Europa?

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Riuscirà il progetto di riforma a dotare l’Ue di risorse meno dipendenti dai capricci dei governi nazionali?

Il lungo e tortuoso dibattito sulla maniera di finanziare il bilancio dell’Unione europea e le sue politiche europee, acceso negli ultimi anni di crisi da una parte dalla riluttanza di molti Stati membri a foraggiare direttamente l’Ue, dall’altra dalle richieste di maggiori azioni in favore di crescita e lotta alla disoccupazione, in particolare giovanile, sembra abbia imboccato una strada conclusiva. Con i tempi dell’Europa.

L’idea di riformare il sistema di finanziamento attuale, basato principalmente dai proventi che ammontano a oltre il 70% delle risorse proprie, ovvero risorse che provengono direttamente da un percentuale proporzionale del PIL dei singoli Sati membri, è stata discussa ulteriormente a Bruxelles la scorsa settimana al Parlamento europeo, dove il presidente del gruppo di Alto livello sulle risorse proprie, l’ex premier italiano Mario Monti, ha affrontato gli ultimi sviluppi in merito con il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, e i leader dei gruppi politici europei. A meta dicembre scorso, Monti aveva consegnato un documento interlocutorio. Rimangono ancora distanti le posizioni degli attori in campo. Gli Stati membri restano favorevoli, in sintesi, allo status quo. Il Parlamento europeo, che ha un ruolo centrale nella decisione del bilancio annuale dell’Ue, grazie al potere di codecisione rafforzato dal Trattato di Lisbona, chiede con forza una riforma del sistema attuale. Cosi da sganciare le scelte sull’Europa da prese d’ostaggio dei singoli Stati e creare un vero bilancio europeo che serva, solo, all’Europa. Oltre a chiedere un rafforzamento del proprio ruolo di codecisore, che metta finalmente il Parlamento sullo stesso piano col Consiglio, rispetto ad esempio al programma finanziario multiannuale, oggi nelle mani degli Stati Ue, e che lascia al Parlamento un semplice potere di veto, senza possibilita di incisione sui singoli capitoli di spesa. Meno soldi dagli Stati e più soldi da risorse esterne, come la tassa sulle transazioni finanziarie, per rafforzare le risorse che oggi ammontano a un modesto 20% circa del bilancio comunitario, con le tasse doganali e l’iva sulle risorse.

Il gruppo di Alto livello, creato lo scorso anno dopo anni di false partenze per soluzioni alternative, all’interno degli accordi sul bilancio multiannuale 2014-2020 (Multianual Framework Programme), è composto da delegati del Parlamento europeo, della Commissione europea e del Consiglio, in rappresentanza dei 28 Stati membri. Entro fine 2016, al piu tardi, Monti dovrà presentare un documento conclusivo che possa mettere d’accordo tutti, primi ministri, leader politici europei del Parlamento europeo e Commissione. Per un’Europa che, senza ulteriori scuse, possa davvero incidere sulla qualità di vita dei suoi cittadini.

Maggiori informazioni in inglese: http://epthinktank.eu/2014/04/17/the-eu-own-resources/

 

Andriko Mouapesi

Foto © 2015 European Parliament

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Andriko Mouapesi
Economista di formazione e giornalista iscritto dal 2005 all'elenco pubblicisti. Freelance per diversi media collabora attualmente con diverse testate online in particolare su EU affairs.

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