Oggi i funerali di Nemtsov. Un delitto dalle imprevedibili conseguenze politiche

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Un omicidio per spaventare gli oppositori o per destabilizzare il potere? Mentre s’avvicina la visita di Renzi a Mosca

Restano numerosi interrogativi riguardo l’assassinio di Boris Nemtsov, avvenuto di fronte ai palazzi del potere moscovita. Un’azione temeraria, portata avanti in uno dei luoghi più sorvegliati della capitale. Eppure solo una telecamera molto distante ha ripreso l’accaduto. Alcune si trovavano in riparazione, si è detto in un primo momento, oppure semplicemente erano puntate altrove. Vladimir Putin promette che gli autori del gesto verranno assicurati alla giustizia, ma pochi credono che si possa arrivare ad una verità certa, pochi dimostrano fiducia nella regolarità e nella trasparenza delle indagini. Basta rievocare altri omicidi eccellenti, come quello di Aleksandr Litvinenko, perpetrato con mezzi degni dei più incredibili film di spionaggio, o quello di Anna Politovskaja, infaticabile ricercatrice della verità e oppositrice del regime di Putin, per intuire come anche questo delitto eccellente resterà probabilmente avvolto nell’ombra. Un’ombra che sembra trasudare dalle mura stesse del Cremlino, custodi ora come nel passato di indicibili segreti.

Un terribile sospetto grava sul capo di Putin. Quello di essere il mandante del delitto, o perlomeno di aver fomentato un clima di odio tale da offrire il destro ad azioni violente. Comunque stiano le cose, l’aria che si respira in Russia non è delle migliori. Gli investigatori seguono tutte le piste, dal movente passionale all’omicidio di matrice islamica, all’azione politica legata alla crisi ucraina. Si tende comunque a spostare l’equilibrio su un tentativo di destabilizzazione del potere da parte di chi vedrebbe di buon occhio la destituzione di Putin.

Un potere ancora solido, visto il consenso guadagnato di recente con l’annessione della Crimea. La gran parte del popolo russo è compatta attorno al proprio leader, orgogliosa della forza dimostrata nei confronti delle potenze straniere e specialmente della Ue, sempre troppo timida e indulgente nelle politiche legate alla guerra ucraina. Eppure nel grande monumento del potere si intravede qualche crepa. I settantamila partecipanti alla dimostrazione del primo marzo rappresentano una prova evidente dell’impatto che questo brutale delitto ha avuto sulle coscienze.

Quale era l’obiettivo degli assassini? Spaventare l’opposizione mostrando la fine che aspetta chiunque ambisca rovesciare l’ordine costituito, oppure minare alle fondamenta proprio quest’ordine? Un interrogativo al quale non è facile dare una risposta. Comunque sia, il fatto è destinato ad avere forti ripercussioni politiche, specialmente in un Paese sempre più isolato nel contesto internazionale.

449px-Boris_Nemtsov_2008-11-23Ma chi era veramente Boris Nemtsov? Politicamente attivo nell’era Eltsin, tanto da essere indicato da questi quale suo successore, dopo la presa del potere da parte di Putin ha continuato a recitare il ruolo dello strenuo oppositore. Il suo nome diceva forse poco all’italiano medio, ma circolava ampiamente sui media e specialmente sui social network russi e ucraini, in particolare dopo le proteste del Maidan. Nemtsov contestava apertamente la versione ufficiale fornita da Mosca riguardo la crisi ucraina, parlava esplicitamente di un’aggressione perpetrata contro qualsiasi diritto internazionale, e forse per questo era divenuto un personaggio troppo scomodo. Lui stesso ne era consapevole, se diceva di temere per la propria vita. Nella sua ultima intervista, rilasciata poco prima di morire, denunciava con sdegno le menzogne di Putin riguardo la presenza dei militari russi nel conflitto in Ucraina. Secondo l’opinione di Nemtsov, un Paese nelle mani di un uomo solo per così lungo tempo si espone a grandi rischi per la democrazia, e alla fine corre verso la catastrofe.

Indubbiamente la Russia è una mezza democrazia, un luogo dove il potere è nelle mani degli oligarchi e degli affaristi senza scrupoli, dove il confine fra crimine e legalità è quasi sempre labile.  Un regime che lascia alcune libertà, ma non tollera voci contrarie al proprio insindacabile operato. Un territorio sterminato dalle enormi disuguaglianze sociali. Un Paese dove la gran parte delle persone solidarizza con il proprio leader, salvo poi dirsi timorosa di esprimere le proprie reali opinioni al telefono o su skype, per paura di possibili intercettazioni.

Oggi si svolgeranno i funerali di Nemtsov. Dopo il bagno di folla del primo marzo scorso, trasformatosi in una manifestazione di dissenso senza precedenti nella Russia moderna, con la folla a scandire come un oscuro basso continuo lo slogan «la Russia senza Putin», si cerca in tutti i modi di minimizzare la portata dell’evento. Molti i visti negati a personalità invise alle autorità, come l’eurodeputata lettone Sandra Kalniete, o il presidente del Senato polacco Boris Borusewicz, due Paesi che non vedono di buon occhio le politiche espansioniste di Mosca. L’inquilino del Cremlino evidentemente non gradisce presenze ostili alle porte di casa.

Certamente non vi sarà la modella ucraina Anna Duritskaya, compagna di Nemtsov. Dapprima si era detto non avrebbe partecipato alle esequie per motivi di sicurezza, ma che sarebbe comunque rimasta a disposizione degli inquirenti. Ora si apprende che le è stato permesso di rientrare a Kiev, nonostante il suo ruolo sia tutt’altro che chiarito e la sua testimonianza presenti molti lati oscuri.

Alla cerimonia non parteciperanno Vladimir Putin e Dmitri Medvedev, ma solo rappresentanti della Duma, così come non vi sarà Aleksej Navalnyj, l’oppositore fermato dalla polizia alcuni giorni fa e ancora trattenuto nelle carceri moscovite.

Tutto questo alla vigilia della visita del premier Matteo Renzi al Cremlino, durante la quale questi cercherà di riavvicinare la Russia alla comunità internazionale.

Riccardo Cenci

Foto © Wikicommons, 2015/

al centro: Lena Lebedeva-Hoof

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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