Google: la Ue formalizza le accuse per “abuso di posizione dominante”

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Nel mirino, il servizio di comparazione prezzi, ma anche il sistema Android. Ora Big G ha dieci settimane per replicare

Il Wall Street Journal lo aveva anticipato, noi di Eurocomunicazione subito dopo (vedi link). Ora la notizia è ufficiale: la Commissione europea ha formalizzato l’accusa per abuso di posizione dominante nei confronti di Google. Nello specifico, l’accusa riguarda Google Shopping, il noto servizio di comparazione prezzi. Il gigante di Mountain View avrebbe infatti violato le norme Antitrust dell’Unione europea, danneggiando la concorrenza e, di conseguenza, creando anche un danno agli utenti. Il servizio di comparazione prezzi offerto da Google coprirebbe infatti il 90% del mercato, lasciando ben poco spazio ai suoi competitor.

L’indagine della Commissione europea sulla questione, va avanti ormai da cinque anni e ora sembra finalmente giunta a delle conclusioni importanti. A finire sotto il mirino dell’Ue, anche il sistema Android, oggetto di un procedimento separato. Adesso la parola passa a Google che ha la possibilità di replicare, come spiega la Commissaria europea responsabile della politica di Concorrenza  Margrethe Vestager: «Google ora ha dieci settimane per rispondere e naturalmente considererò con attenzione la sua risposta prima di decidere come procedere. Sulla base delle nostre indagini preliminari – ha aggiunto poi la Vestager –  la Commissione ha aperto un’inchiesta formale e approfondita sul comportamento di Google per quanto riguarda il sistema operativo mobile Android, le applicazioni e i servizi».

 

La Commissaria ha inoltre specificato che nel caso in cui «l’inchiesta confermerà le nostre preoccupazioni, Google dovrà affrontare le conseguenze legali e cambiare il modo in cui svolge la propria attività in Europa». Big G potrebbe infatti incorrere in una multa pari al 10% del suo fatturato: stiamo parlando di una cifra che si aggira intorno ai sei miliardi di dollari.

The word "Google" in the hall of the main entrance of the "Google Partner Plex" in San FranciscoIntanto, in casa Google si cerca di ridimensionare la questione. In queste ore, infatti, il popolare sito Re/code ha pubblicato un memo interno all’azienda, rivolto al proprio personale. Si precisa come quello che li vede protagonisti non è un provvedimento definitivo, ma soltanto uno Statement of Objections che lascia appunto a Big G la possibilità di replicare.

In ogni caso, il colosso di Mountain Wiew definisce la notizia come «molto deludente» rivolgendosi soprattutto al «team search che ha lavorato così duramente per creare una great experience per i nostri utilizzatori  negli ultimi sedici anni». Infine, nel memo l’azienda incoraggia il personale a vedere in questa situazione «un’opportunità per Google per chiarire il nostro punto di vista».

 

 

Valentina Ferraro
Foto © 2015 European Commission

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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