Ripercorrendo la storia dei cristiani per rinsaldare a tavola legami di amicizia e fratellanza. Il libro di due sacerdoti milanesi, Andrea Ciucci e Paolo Sartor
La buona cucina in Europa è tornata di moda. Dopo un lungo periodo di approccio trasandato al mondo del cibo, è bello vedere un ritrovato interesse per la gastronomia. Libri con ricette di cucina si sono moltiplicati in questi tempi eppure ultimamente ne è uscito uno che pur trattando di gastronomia, racconta di ricette e di storie di eminenti personaggi che le gustavano e dalle quali hanno tratto il nome.
Stiamo parlando del libro “Mangiare da Dio – cinquanta ricette da San Paolo a Papa Francesco” (edizioni San Paolo, 142 pagine).
Ne sono autori due sacerdoti milanesi, Andrea Ciucci attualmente in servizio presso la Santa Sede e Paolo Sartor presso la Cei (Conferenza episcopale italiana) che ripercorrono duemila anni di storia attraverso i cibi da Nerone a Papa Francesco.
Ogni civiltà ha le proprie ritualità gastronomiche e anche il cristianesimo ha contribuito alla realizzazione di una cultura della tavola e dell’alimentazione. La cucina nasce con la regola monastica d’Occidente di San Benedetto VI secolo d.c . che trattava di quanto cibo andava servito ai monaci: «due pietanze cotte siano sufficienti a tutti i fratelli, se vi è modo avere anche frutta e legumi freschi, si aggiunga una terza pietanza. Di pane sia sufficiente una libbra (quasi un chilo!) al giorno. Dalla carne si astengano tutti tranne gli ammalati». Anche Nerone è qui evocato: convinto di essere un grande cantore si cibava in abbondanza di porri. Non mancano i cibi prediletti dal vescovo sant’Ambrogio come i tartufi a lui donati dal vescovo di Como Felice. C’è poi la “sponghata di Costantinopoli” raffinatezza orientale che si mangiava a Bisanzio. Il filetto alla Carlo Magno che l’imperatore, incoronato da papa Leone III, prediligeva e veniva annunciato in tavola con squilli di tromba e suono di flauti. E’ qui descritto anche come preparare il “patè di aringhe di Westminster” che un priore dell’abbazia nel 1066 fece preparare per i confratelli e “qualcuno” che lo gustò ci ha tramandato fino a noi. Una cucina saporita e molto antica per “la minestra di Fra Dolcino” nella quale Don Andrea e Don Paolo, oltre la ricetta, ci raccontano la storia di questo frate eretico mandato al rogo il 1° giugno del 1307 citato da Dante nel 28mo canto dell’Inferno.
Martin Lutero, mentre era frate agostiniano, fece un viaggio a Roma. Rimase scandalizzato dal fasto della corte pontificia. Le “riflessioni” di questo frate furono l’avvio della Riforma protestante. E’ qui specificato come era la “zuppa sassone per Lutero” e il pranzo nella città di Eisenach dove l’elettore di Sassonia, nella prima metà del 16° secolo, tenne nascosto il teologo mentre traduceva la Bibbia in tedesco.
Nella pagina che riguarda “le uova all’ugonotta”si parla anche delle vicende dei seguaci di Calvino, con gran parte della Svizzera e alcune zone della Francia in mano agli ugonotti.
Al fallito assedio di Vienna del 1683 da parte dei musulmani è ricollegabile il Cornetto a mezzaluna, mentre alla regina di Svezia Cristina è riconducibile la ricetta de «le fragole al vino per la regina convertita». Si giunge ai giorni nostri con il gustoso “baccalà alla Don Milani“, il “Pan di zucchine” prediletto dal papa emerito Ratzinger e non poteva mancare, per la radice italiana di Papa Francesco, “Bagna caoda alla Bergoglio bambino”.
Insomma è intorno al grande tavolo della festa, momento di riunione, che si rinsaldano legami di amicizia e fratellanza. Questo “trattato” ripercorrendo duemila anni di storia attraverso i sapori e i profumi permetterà ai lettori di riscoprire, a tavola, il gusto di una cucina antica e nuova tutta da assaporare.
Giancarlo Cocco
Nelle immagini: in alto a destra Calvino, poi a seguire due immagini di Martin Lutero (la prima è un quadro che lo ritrae che canta presso una famiglia di luterani, la seconda è il volto di Lutero preso da antica stampa), un’antica stampa dell’assedio a Vienna che riguarda i Cornetti a mezzaluna e infine il libro di Padre Ciucci e Padre Sartor