Il ministro: utilizzare i programmi spaziali e satellitari europei, Copernico e Galileo, per migliorare attività economiche e gestire il flusso dei migranti
Condivisione completa dei dati. Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo principale della Open science, un sistema che mira a creare un luogo virtuale in cui tutto il sapere, a livello europeo, sia liberamente accessibile a tutti. Ricerche scientifiche e pubblicazioni messe a disposizione di chiunque ne abbia bisogno, in un dialogo fra università, aziende e istituti che promuova, appunto, il continuo scambio di informazioni.
Anche di questo si è discusso durante il Consiglio Competitività dedicato ai temi di ricerca e istruzione, individuando due punti fondamentali alla base della strategia dell’Unione europea, ovvero il libero accesso alle pubblicazioni scientifiche e il “riutilizzo ottimale” dei dati. A questo proposito, Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, ha voluto sottolineare che «Open science significa disponibilità dei dati, dei risultati della ricerca scientifica, a una platea più ampia possibile, tutelando il diritto di proprietà intellettuale», ricordando anche il «potenziale economico» che può derivare da una strategia di questo tipo.
«Dobbiamo creare quelle condizioni per un cambiamento radicale» ha dichiarato la Giannini, per rendere attiva in tutta Europa «quella multidisciplinarità di coloro che pensano, coloro che fanno e i ricercatori» così da creare «un paradigma che si applica in ambito industriale, delle start up». Fondamentale, in questo contesto, anche il lavoro per lo Spazio Europeo della Ricerca (European Research Area – ERA), che si pone ambiziosi obiettivi per il 2020, fra i quali la “libera circolazione dei ricercatori, delle conoscenze e delle tecnologie”. Il ministro Giannini ha voluto sottolineare come l’Italia sia particolarmente attiva in questo ambito, dichiarando con sicurezza di essere, all’interno dell’Ue «uno dei Paesi che sta facendo i passi più importanti».
Proprio nell’ottica di un utilizzo ottimale dei dati, il ministro ha evidenziato anche l’importanza dei programmi spaziali e satellitari europei, Copernico e Galileo. Le informazioni raccolte grazie a questi programmi, infatti, potrebbero essere utilizzate per migliorare sia le attività economiche che la vita quotidiana delle persone e, in questo particolare momento, potrebbero costituire anche un valido aiuto nella gestione del flusso dei migranti. Parlando di Galieleo e Copernico la Giannini ha anche ricordato con orgoglio come l’Italia sia stata «uno dei massimi contributori con il 10% di risorse».
In questa occasione, il commissario Ue alla ricerca, Carlos Moedas ha inoltre auspicato la nascita di un Consiglio Ue dell’innovazione che costituisca «non una struttura in più ma un luogo di condivisione delle idee per creare le condizioni per l’ecosistema dell’innovazione in Europa». Si tratta di una proposta già discussa nel corso del G7 in Giappone e fortemente sostenuta anche dall’Italia.
Valentina Ferraro
Foto © European Union – ESA