A Roma un dibattito sul eferendum britannico. Sassoli: «Riconquistare quella parte dell’opinione pubblica che pensa che senza l’Europa si possa vivere meglio»
Prospettive e conseguenze del referendum britannico del prossimo 23 giugno: di questo si è discusso presso la Sala del refettorio della Camera dei Deputati a Roma con il Vice Presidente del Parlamento europeo, il giornalista David Sassoli. Insieme a lui, Gianna Radiconcini del Circolo di cultura Politica “Via Cassiodoro”, Francesco Gui dell’Università per l’Europa, l’ambasciatore Antonio Armellini, e alcuni giornalisti esteri come Dimitri Deliolanes della tv greca, Eric Jozsef del giornale “Liberation”, David Willey della BBC, Udo Gumpel della tv Rtl, Bettina Gabbe della tv N24. Il dibattito è stato moderato dal Prof. Giampiero Gramaglia, giornalista dell’Istituto Affari Internazionali.
Nel 1975, nel primo e unico referendum di tutta la storia del Regno Unito, sotto il governo laburista di Harold Wilson, fu chiesto ai cittadini britannici se fossero favorevoli o meno alla partecipazione alla CEE. Il suo esito vide il 67% dei sudditi di Sua Maestà votare per il “sì”. Nel 1979 con il governo conservatore di Margaret Thatcher iniziarono i tumultuosi rapporti “euro-britannici”.
Da subito il Primo ministro denunciò che la Gran Bretagna pagava all’Europa un budget comunitario troppo alto rispetto a quanto ne ricevesse e contestò il fatto che altri Paesi pagavano meno del dovuto. Nel 1984 il governo inglese riuscì a strappare un rimborso di parte dei suoi contributi. Ma tuttora il Regno Unito conserva altri “privilegi” come quello, relativo a Schengen, di mantenere i controlli alle proprie frontiere esterne, mentre relativamente al Trattato di Maastricht, tutti membri dell’Ue hanno previsto l’adozione dell’euro, salvo il Regno Unito.
Ora, a sette giorni dal nuovo referendum in Gran Bretagna, si rafforza il “sì” all’uscita dall’Unione europea. David Sassoli nel suo intervento riconosce che l’Europa ha sbagliato con decisioni che hanno messo in difficoltà milioni di cittadini: «Occorre riconquistare – ha detto il Vice Presidente del Parlamento europeo – pezzi dell’opinione pubblica che se ne stanno andando via e che pensano che senza l’Europa si possa vivere meglio… eppure gli stessi australiani hanno detto al governo di Sua Maestà di riflettere sull’uscita dall’Ue. Migliaia di ciprioti che operano in Gran Bretagna – ha proseguito Sassoli – sono preoccupati che se prevarrà il “no” saranno costretti a chiedere il permesso di soggiorno».
Aldilà di cosa avverrà, il 23 giugno «nulla sarà come prima – hanno affermato gli altri relatori – dobbiamo difendere ciò che abbiamo costruito. L’Europa politica è molto cresciuta ma questa crescita ha messo in crisi l’altra dimensione che guarda ora all’Europa in maniera diversa. È il momento di fare una scelta e vedere nell’Europa quella “famiglia” che continua a credere nella dimensione sovranazionale, una “famiglia” che veda nell’Europa una razionalizzazione economica dei cittadini, una “famiglia” che veda nell’Europa essenzialmente una garanzia di sicurezza contro attacchi esterni».
Tutti sono concordi nel ritenere che ciò che avverrà il 23 giugno potrebbe ripetersi a distanza di mesi in altri Stati membri, come in Olanda, in Francia e in Grecia, ma in tal modo le fibrillazioni verrebbero avvertite dai Paesi ad alto debito pubblico e Roma potrebbe guidare un pool denominato “Club Med” insieme a Cipro, Portogallo, Spagna, Grecia e Malta che potrebbero ridefinire con l’Ue regole ora troppo stringenti per il benessere dei cittadini.
Giancarlo Cocco
Foto © European Union and speedpropertybuyers.co.uk