Pe: dopo Brexit, l’Ue deve muoversi e fare di più

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Nel dibattito con Tusk e Juncker al Parlamento europeo si richiede maggior impegno ai vertici europei per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini

I leader dell’Unione europea devono reagire alla votazione del Regno Unito sull’uscita dall’Ue facendo di più per difendere il progetto europeo e renderlo più trasparente, sociale e sensibile alle preoccupazioni dei cittadini. Questo è stato il messaggio principale che è venuto fuori dal dibattito di oggi al Parlamento europeo con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e della Commissione Jean-Claude Juncker.

Il presidente del Consiglio europeo ha posto subito la questione delle problematiche che riempiono l’agenda dei leader dei Ventisette: «Il referendum del Regno Unito non distoglie l’attenzione dell’Unione dalla crisi migratoria», ha spiegato Tusk, descrivendo la discussione su Brexit come “calma e misurata”. I capi di Stato e di governo dell’Ue hanno compreso la decisione del primo ministro britannico, David Cameron, di rinviare i negoziati per l’uscita del Paese, tuttavia si aspettano che il nuovo governo del Regno Unito presenti il prima possibile la notifica formale.

General view Plenary Chamber - State of the Union Debate 2015Il presidente della Commissione europea ha criticato gli attivisti a favore della Brexit: «Si tratta di “retro-nazionalisti”, non patrioti», ha dichiarato, aggiungendo che «un patriota non abbandona la barca quando la situazione diventa difficile» e che «non avevano alcun progetto su dove andare a partire da qui». Juncker ha poi insistito sul fatto che l’Unione europea debba diventare «l’Unione degli europei» e che sia necessario accelerare le riforme e metter in pratica le decisioni prese.

Il leader del gruppo PPE, il tedesco Manfred Weber, ha affermato che, dopo il voto Brexit, i 27 Stati membri non dovrebbero farsi prendere in ostaggio dal caos politico a Londra. Weber ha osservato che Boris Johnson e Nigel Farage hanno «abbandonato la nave» quando la situazione è diventata difficile e ha definito questo comportamento «vile». Il capogruppo PPE ha chiesto, infine, una nuova cultura politica di responsabilità che sfati i “falsi mitisull’Europa, poiché l’Unione europea offre benefici alla gente, non è antidemocratica ed è in grado di prendere decisioni. Incolpare l’Ue per Brexit ora è «follia».

PITTELLA GianniGianni Pittella, leader del gruppo S&D, ha elogiato la fermezza mostrata dallo scorso Consiglio europeo nel respingere ricatti e ribadito che «se si vuole accesso al mercato unico bisogna accettare anche la libera circolazione delle persone». Pittella ha poi criticato la mancanza di ambizione nelle conclusioni del Vertice, poiché «l’unità dei 27 avrebbe dovuto portare a un progetto di maggiore integrazione, mentre si è rimandato tutto a settembre». «Questo ritardo è l’ennesima prova della debolezza non dell’Ue, ma dell’Europa intergovernativa: noi difendiamo Juncker per difendere il metodo comunitario», ha aggiunto, concludendo: «questo è il tempo dell’azione, non dei rinvii».

Il leader del gruppo ECR, il britannico Syed Kamall, ha commentato che il risultato del referendum è stato un “campanello d’allarme” per l’Ue. Ha messo in guardia contro l’idea di continuare come nulla fosse accaduto o di mettere troppa pressione sul Regno Unito. I leader europei dovrebbero utilizzare invece la situazione attuale come un’opportunità per ristabilire il contatto con la gente, rendere l’Unione europea più trasparente e prendere in considerazione le preoccupazioni legittime dei cittadini, come la creazione di crescita e occupazione.

Guy VERHOFSTADT«I topi stanno abbandonando la nave che affonda», ha dichiarato il belga Guy Verhofstadt per l’ALDE. Paragonando l’esito del voto Brexit a un «terremoto», ha invitato il Consiglio europeo a «smettere di camminare come un sonnambulo verso il disastro: una Federazione di Stati non in grado di svolgere le proprie mansioni. O l’Unione europea cambia, oppure morirà. Il Consiglio deve riconoscere che i cittadini non sono contro l’Europa, ma contro questa Europa», ha concluso, rilevando che nell’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro i cittadini hanno chiesto più interventi comunitari e non meno.

Per il leader GUE/NGL, il tedesco Gabriele Zimmer, le conclusioni del Consiglio europeo sono «scandalose»: l’ennesima “fase di riflessione”, come prescritto dai Capi di Stato e di governo, metterebbe ulteriormente a repentaglio la fiducia dei cittadini, dal momento che non hanno ancora indicato «qualcosa di concreto su cui riflettere». Zimmer ha poi criticato Juncker, per «cercare di evitare che i parlamenti nazionali votino l’accordo Ceta» e chiesto un programma di “emergenza umanitaria” «per le vittime della crisi nell’Ue».

La leader dei Verdi, la tedesca Rebecca Harms ha criticato i populisti e i nazionalisti che utilizzano i cittadini per raggiungere i propri scopi e li incoraggiano a votare contro i propri interessi: «Posso solo disprezzare i Farage, Le Pen e von Storch di questo mondo, che spingono i cittadini gli uni contro gli altri», ha detto. Harms ha aggiunto che i restanti 27 Stati membri dell’Ue dovrebbero tenere comunque aperta la porta al Regno Unito, ai suoi cittadini e alle sue regioni che desiderano restare in Europa.

Jean Claude JUNCKER - EC PresidentIl britannico Paul Nuttall, a nome dell’EFDD, ha sottolineato come l’Unione europea e il Regno Unito dovrebbero intraprendere colloqui «da persone adulte» al fine di ottenere le condizioni migliori per tutti e avere buone relazioni commerciali. In caso contrario, anche gli agricoltori francesi e le case automobilistiche tedesche ne soffrirebbero, ha precisato, riferendosi all’attuale deficit commerciale del Regno Unito nel commercio con l’Ue.

Anche la francese Marine Le Pen ha chiesto un accordo commerciale equo e ha accusato gli «europeisti» di non rispettare la volontà del popolo. Invece di una maggiore integrazione, «i popoli rivogliono la loro sovranità e cooperare liberamente», e ha invitato l’Unione europea a «cambiare o scomparire».

 

Nicola Del Vecchio

Foto © European Parliament

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