Golpe in Turchia, Erdogan mantiene il controllo del Paese

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Nella notte una fazione dell’esercito ha tentato di prendere il potere, ma i fedeli al capo di Stato sono riusciti a sventare l’attacco e ad arrestare oltre 1.500 militari sollevati

Il primo passo è stato quello di bloccare l’aeroporto “Ataturk” di Ankara e la tv pubblica. Poi, da lì, ieri sera alle 22.30 è partito il messaggio dei golpisti che avvisavano la popolazione di aver il controllo del Paese. Poi, hanno tentato di imporre la legge marziale e hanno bloccato i social network. Presto per le strade della capitale sono arrivati anche i carri armati, che hanno circondato il palazzo presidenziale e il parlamento.

Ma quando si era iniziato a pensare che il colpo di Stato si sarebbe davvero realizzato, Erdogan ha cambiato le carte in tavola. Grazie ad un intervento via Facetime alla Cnn Turchia, ha incitato la popolazione a scendere per le strade e a impedire che si concretizzasse il golpe. E la popolazione ha risposto, scendendo “a milioni” (così ha affermato la tv turca) per le strade.

download«In Turchia c’è un governo e un presidente eletti dal popolo e se Dio vuole supereremo questa prova. Coloro che sono scesi con i carri armati verranno catturati perché questi carri armati non gli appartengono» ha tuonato Erdogan, dalla residenza estiva a sud del Paese in cui si trovava.

Le mosse di Erdogan all’annuncio del tentativo di golpe non sono state chiare: alcune fonti riportavano che abbia provato a cercare rifugio in Germania e che non abbia avuto l’autorizzazione ad atterrare con il suo veivolo, altre fonti citavano Londra e altre ancora il Qatar. Ciò nonostante la reazione internazionale è stata unanime: da Obama alla Merkel, da Ban Ki Moon a Donald Tusk, tutti hanno invitato la Turchia alla calma, al restauro del legittimo governo e ad evitare un bagno di sangue.

Chi sono i sollevati?

Parte delle Forze Armate, escludendo la Marina e la Polizia rimaste fedele al governo, che hanno formato un Comitato per la Pace e la Democrazia. Le motivazioni dietro il tentativo di colpo di Stato sono state da loro dichiarate così: hanno infatti agito «per reinstallare l’ordine costituzionale, la democrazia, i diritti umani e le libertà, al fine di garantire che il diritto regni ancora una volta».

Ma sarebbero tante le concause: la situazione al confine Sud-Est del Paese, con la crisi siriana che mette a durissima prova i rapporti fra lo Stato Maggiore dell’Esercito e il presidente; la “rete gulista” ossia facente capo a Fetullah Gulen, a cui Erdogan stesso ha attribuito il golpe.

Ma chi è Gulen? E’ un leader religioso, residente negli Stati Uniti e molto influente in Turchia ma non solo. E’ un esponente download (1)dell’islam moderato e del governo multipartitico nonché sostenitore dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea. E’ comunque una figura molto controversa, in primo luogo ha appoggiato fedelmente Erdogan fino al 2013, anno di rottura a causa di uno scandalo sulla corruzione in cui Gulan ha accusato Bilal, figlio del presidente; inoltre è il capo del movimento Hizman (in turco “servizio”) e gestisce una grandissima rete che include istituti culturali, scuole, università, e un giro d’affari di milioni di dollari. Vive negli Stati Uniti, in un esilio dorato, in una villa con decine di guardie di sicurezza e persino un elicottero. Il movimento Hizman gode di un grande seguito in Turchia sia da parte della popolazione che nel Parlamento e e nella politica.

La situazione resta in divenire, bisognerà aspettare le prossime ore per vedere come reagirà la popolazione alle accuse a Gulen e come si ristabilirà la calma tra le file dell’esercito. Per il momento Erdogan sembra aver vinto, anche se il segnale non è di certo da sottovalutare. «Voglio ringraziarvi per quello che avete fatto stanotte a nome mio e delle nazione» ha detto rivolgendosi alla popolazione turca stamani.

Intanto l’opposizione, nella persona di Deniz Baykal, accusa Erdogan di aver organizzato ad arte il golpe, per poter avanzare con la riforma della costituzione e l’introduzione del presidenzialismo.

 

Ilenia Maria Calafiore

Foto © Creative Commons e New York Times (Emrah Gurel/Associated Press)

 

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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