Il valore sociale del made in Italy per il Country brand

0
883
made-in-italy country brand

Moda, alimentare, automazione meccanica e arredamento della casa sono i quattro settori di successo nel mondo. La Germania è il principale partner nell’Ue

Se il made in Italy fosse un unico, grande brand italiano, sarebbe stato al terzo posto nel mondo, alle spalle solo di Coca Cola e Visa, con 122 miliardi di saldo attivo fra esportazioni e importazioni nel 2015.

ferrari Made in Italy country brandSono quattro i macro-settori in cui il Belpaese riscuote successo e apprezzamento internazionale, moda e abbigliamento, alimentare, automazione meccanica e arredamento della casa, con “ambasciatori” che hanno reso il made in Italy sinonimo di stile e di qualità, dalla Ferrari alla Jacuzzi, da Valentino alla Martini & Rossi. È anche e soprattutto grazie alle piccole e medie imprese, alla «specializzazione produttiva e alla cultura del buon gusto», come sottolinea Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, che il brand Italia ha «conquistato il mondo».

made-in-italy country brandPrincipale partner commerciale è la Germania, che ha importato per oltre 30 miliardi di euro nel 2015 – in attesa dei dati di quest’anno. Al secondo posto i “rivali” – almeno in alcuni campi – della Francia con quasi 28 miliardi, poi si vola Oltreoceano con i circa 25 miliardi statunitensi, per tornare in Europa con Spagna (11,2 miliardi) e Svizzera (11 miliardi). Ma la crescita maggiore di esportazioni è stata verso gli Emirati Arabi Uniti, con un +15,4% registrato. Solo Russia e Austria, tra i primi 20 partner, hanno segnato una diminuzione del volume di ingresso di prodotti italiani.

L’eccellenza dei molti marchi viene dal radicamento nel territorio, che dal locale porta alla leadership globale, con attenzione alle dinamiche del commercio estero. Gli aspetti vincenti sono quelli più intangibili, la correttezza e la preparazione nel lavoro, il know how, scelte accattivanti di design che mantengono sempre alte reputazione e competitività, anche quando rispetto agli altri giganti di tutto il pianeta difettiamo in tecnologia.

made-in-italy country brandPer proteggere questo patrimonio, nel 1999 è nato l’Istituto per la tutela dei produttori italiani, incaricato di certificare l’autenticità dei marchi made in Italy, visti gli innumerevoli tentativi di imitazione, che perlopiù sfociano nella concorrenza sleale: ovviamente anche il cliente, oltre al produttore, ne guadagna, evitando delle truffe e ricevendo informazioni appropriate. Il ministero dello Sviluppo Economico ha calcolato che solo nell’agroalimentare, la lotta alla contraffazione porterebbe vantaggi per oltre 50 miliardi. La legge 166 del 2009 ha sancito che solo i prodotti progettati, realizzati e confezionati in Italia possono essere ufficialmente riconosciuti come made in Italy.

made-in-italy country brandSecondo un sondaggio effettuato da Kpmg Advisory, le più dirette associazioni mentali al made in Italy sono estetica e bellezza (82%), lusso e benessere (72%), passione (58%), creatività (53%), mentre restano indietro innovazione e tecnologia, rispettivamente all’11% e al 4%. Ancora peggio va con l’ordine e la precisione, scelti da appena l’1% del campione, certi stereotipi sono duri da sconfiggere. Per questo motivo l’elettronica, la meccanica e la robotica sono poco considerate (dal 5%) anche se settori consistenti. Al contrario, il 100% degli intervistati valuta indissolubile il binomio Italia-moda.

Svantaggi rispetto alla concorrenza internazionale sono nella grande distribuzione, che può contare su pochi nomi, come Eataly e Yoox. Il tessuto prevalentemente artigianale dell’economia italiana trova difficoltà ad inserirvisi, così se pure i prodotti noti nel mondo sono di qualità, sono relativamente pochi ed esprimono solo una parte del potenziale che si potrebbe raggiungere.

made-in-italy country brandQualche difetto resta anche nella comunicazione e nella digitalizzazione, a dispetto di numeri soddisfacenti, fino a pochi mesi fa solo un terzo delle piccole e medie imprese italiane aveva un proprio sito internet, le vendite online toccano una realtà marginale rispetto alla concorrenza. Per questo Google, dove peraltro le ricerche con parole chiave “made in Italy” sono più che raddoppiate, ha pensato dall’inizio del 2014 a un processo di alfabetizzazione digitale per operatori, che possa far crescere ancora di più il nostro Country brand.

Raisa Ambros

Foto © DireGiovani.it; Federconsumatori; Il Fatto Alimentare; demode.me; car-configurator.ferrari.com; Aliexpress

Articolo precedenteMigranti, gli “invisibili” sul grande schermo
Articolo successivo“CIC: L’ultima missione”: l’attualità dei nostri tempi prevista da un romanzo
Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui