Negoziati Ue-Gb senza sosta, entrati in fase finale

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Brexit, Barnier: «Siamo su lungo cammino, non siamo sulla cima». Il problema su cui si arenano i negoziati è sempre lo stesso, le frontiere fra le due Irlande

I capo-negoziatori di Unione europea e Regno Unito, Michel Barnier e Dominic Raab, hanno detto di aver trovato un accordo per accelerare i colloqui sulla Brexit e cercare di superare le ultime divergenze sull’uscita del Regno Unito e le relazioni future. «I negoziati stanno entrando nella fase finale», ha spiegato il francese durante una conferenza stampa con il suo omologo inglese a Bruxelles: «Ue e Regno Unito d’ora in poi andranno avanti senza interruzioni». Barnier e Raab si incontreranno «regolarmente per fare il punto e far avanzare i negoziati» a partire dalla a prossima settimana – ha spiegato il capo-negoziatore Ue – «abbiamo concordato di accelerare» e di «risolvere a livello politico le questioni che rimangono in sospeso a livello tecnico», ha confermato Raab.

Barnier ha sottolineato che rimangono divergenze sulla soluzione per evitare una frontiera fisica nell’isola d’Irlanda, su altre questioni dell’accordo di ritiro come la protezione delle indicazioni geografiche protette e su alcuni elementi della dichiarazione politica sulle relazioni future. Per la partnership del dopo Brexit, i negoziati sono «più avanzati su politica estera e sicurezza che sugli aspetti economici», ha spiegato il capo-negoziatore Ue. Visti i tempi necessari per la ratifica da parte dell’Europarlamento e del Parlamento britannico, l’intesa va trovata «prima della fine dell’anno. Non posso dire ottobre. Potrebbe essere inizio novembre, ma non molto oltre», ha rilevato il francese, col britannico che si è detto «fiducioso», a condizione che «entrambe le parti abbiano ambizione, pragmatismo ed energia».

Se quindi Barnier ha mantenuto un approccio più cauto, Raab ha invece ricordato come si sono fatti dei progressi su alcune questioni, come la cooperazione di sicurezza. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea è prevista per il 29 marzo del 2019 alle ore 23, così come annunciato dal primo ministro Theresa May. Il capo-negoziatore comunitario ha ribadito di lavorare per un’uscita ordinata del Regno Unito e ha respinto al mittente “lo scaricabarile nei confronti dell’Ue”, presente nel dibattito interno britannico, in caso di mancato accordo. «L’Unione europea non si lascerà impressionare», ha concluso la conferenza stampa congiunta a Bruxelles al termine del nuovo round negoziale col ministro britannico. «Siamo su un lungo cammino, non siamo sulla cima».

Tutto bene? No, perché contemporaneamente sono altri gli interessi che provengono dal Regno Unito. «La Gran Bretagna può diventare una “superpotenza” nelle esportazioni», come ha sottolineato il ministro inglese del Commercio internazionale, Liam Fox, presentando una strategia in tal senso questa mattina e indicando che il Paese è troppo concentrato sulla Brexit e troppo poco sul resto del mondo. Fox punta a fare del Regno Unito «una superpotenza esportatrice del XXI secolo, attraverso un migliore uso delle nostre risorse internazionali, di nuovi strumenti digitali e la realizzazione di solide reti tra le imprese», come spiegato in una nota del governo.

Lo scorso anno, le esportazioni di beni e servizi dal Regno Unito hanno rappresentato il 30% del Prodotto interno lordo del Paese, un rapporto che per il ministro è analogo a quello di Francia, Italia e Canada. L’esecutivo vorrebbe portare questa percentuale al 35%, cosa che piazzerebbe il Regno Unito tra quelli di testa in Occidente, anche se ancora a distanza dalla Germania. «Dobbiamo alzare le nostre ambizioni e allargare i nostri orizzonti», ha sottolineato Fox in un intervento all’Institute of Directors di Londra. Nel 2017, le esportazioni britanniche di beni e servizi sono ammontate a 620 miliardi di sterline (circa 690 miliardi di euro). Fox, convinto sostenitore dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, ritiene che si parli troppo di Brexit, «una questione importante ma non è la sola che fa l’agenda del commercio mondiale», insistendo che «c’è un mondo al di là dell’Europa» e proprio nel resto del pianeta «si parla di economia globale, di diritti di dogana, di Stati Uniti e di Cina, e dell’Organizzazione mondiale del commercio».

                    Jeremy Hunt

Altra questione i rapporti tra Londra e Mosca. Secondo il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov la Gran Bretagna vuole imporre la linea sulla Russia a Ue e Usa. «Abbiamo fatto diverse offerte ai nostri colleghi britannici per sederci al tavolo dei negoziati, presentare tutte le nostre preoccupazioni e capire a che punto siamo nelle nostre relazioni, in un modo normale, ma in risposta abbiamo ottenuto un arrogante rifiuto», ha commentato il capo della diplomazia russa durante la conferenza stampa di oggi a Sochi con l’omologo serbo Ivica Dacic. A conferma di ciò sempre oggi a Washington il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, chiederà all’amministrazione Trump di imporre ulteriori sanzioni alla Russia per il caso Skripal e altre violazioni. «La politica estera della Russia ha reso il mondo un posto più pericoloso», dichiarerà Hunt secondo il discorso anticipato ieri dall’ambasciata di Londra negli Stati Uniti e ripreso dai media internazionali. Hunt lancerà anche un simile appello anche all’Ue.

In realtà il dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva comunicato lo scorso 8 agosto, in un comunicato stampa, che applicherà nuove sanzioni alla Russia per avere utilizzato delle armi chimiche contro Sergej Skripal e sua figlia Julia e ha chiesto che Mosca autorizzi delle ispezioni internazionali. I due cittadini russi sarebbero stati avvelenati con un agente nervino classe Novichok lo scorso marzo a Salisbury, nel Regno Unito. Un funzionario dello stesso dipartimento ha spiegato in un briefing telefonico con alcuni giornalisti mercoledì scorso che la prima ondata di sanzioni avrà effetto intorno al 22 agosto e vieterà le licenze per le esportazioni in Russia di materiale sensibile per la sicurezza nazionale. La portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert, ha detto che Washington ha stabilito che il governo russo ha utilizzato «armi chimiche o biologiche» contro i propri cittadini in violazione delle leggi internazionali. L’ufficio del primo ministro britannico Theresa May aveva accolto con favore la nuova serie di sanzioni statunitensi contro la Russia.

 

Angie Hughes

Foto © European Union

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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