Eccidi di Fivizzano: il discorso del presidente tedesco Steinmeier

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In occasione del 75esimo anniversario della strage il messaggio “fraterno” ed “europeo” del massimo vertice federale che abbraccia Germania e Italia

Eurocomunicazione pubblica interamente il discorso del presidente federale Frank-Walter Steinmeier in occasione del 75esimo anniversario degli eccidi di Fivizzano

«É infinitamente difficile per un tedesco e per un Presidente Federale tedesco venire in questo luogo e parlare a Voi. Tuttavia io sono profondamente grato di poter essere qui oggi. Ringrazio Voi, le cittadine e i cittadini di Fivizzano. E ringrazio Lei, caro Signor Presidente Mattarella, per la possibilità di percorrere assieme questo cammino del ricordo e della commemorazione a favore di un futuro migliore.

Non possiamo capirlo“. Il grande autore italiano Primo Levi ha scritto questa frase a proposito dell’odio dei nazionalsocialisti – quell’odio indescrivibile, inaudito, che lui stesso dovette subire e cui sopravvisse. No, non possiamo capire l’odio che settantacinque anni qui a Fivizzano spinse i tedeschi a tali atrocità. Soldati della 16esima Divisione Panzergrenadier della Waffen-SS, sotto il comando di Walter Reder, attraversarono le Alpi Apuane, mettendo a ferro e fuoco questo territorio, saccheggiando e uccidendo. La loro missione era chiara: vendicarsi per la resistenza dei partigiani, qui lungo la cosiddetta Linea Gotica.

Fu una vendetta terribile e disumana e colpì soprattutto donne inermi, bambini e anziani. I soldati, già di strada verso Vinca massacrarono praticamente chiunque incontrarono sul loro cammino. Incendiarono le case e distrussero le chiese. Per quattro giorni infierirono su Vinca. Vi tornarono più volte e uccisero anche chi aveva avuto il coraggio di uscire dai nascondigli. Addirittura le donne incinte e i bambini piccoli furono barbaramente trucidati, come hanno riferito i sopravvissuti. Oltre 160 persone vennero uccise dalla furia omicida di questi reparti. Dietro di sé lasciarono macerie fumanti e una profonda scia di sangue.

Mommio, Bardine San Terenzo, Valla, Vinca, qui i boia nazisti devastarono molti luoghi: uccisero ferocemente oltre 400 persone. L’elenco delle località dell’orrore in Italia è molto, molto più lungo. Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto, Civitella, ho visitato alcuni luoghi dei crimini nazionalsocialisti e ogni volta ho provato una profonda commozione. Alle Fosse Ardeatine, caro Sergio Mattarella, abbiamo espresso insieme il nostro dolore. Questi luoghi stanno per tanti altri che sono poco, troppo poco noti. Crediamo di sapere quali efferatezze i tedeschi hanno compiuto in questi anni. Eppure non sappiamo abbastanza. Per questo è così importante per me essere qui oggi a Fivizzano, un posto di cui molti tedeschi non hanno mai sentito parlare prima. Solo pochi tedeschi sanno quali terribili atrocità sono state commesse qui da tedeschi.

Sono oggi davanti a Voi come Presidente Federale tedesco e provo solo vergogna per quello che dei tedeschi Vi hanno fatto. Con dolore mi inchino dinanzi ai morti delle stragi di Fivizzano. Vi chiedo perdono per i crimini qui perpetrati per mano tedesca. Vorrei dire a Voi tutti, ai superstiti, alle vittime e ai loro discendenti: noi tedeschi sappiamo quale responsabilità ricade su di noi per questi crimini. È una responsabilità che non ha fine. Signore e Signori, Voi, le vittime e i loro discendenti, avete diritto alla commemorazione e alla memoria. Avete diritto che anche da noi in Germania si sappia cosa avete dovuto subire.

Voi tutti associate gli eventi di allora a sofferenza e dolore infiniti. Questa sofferenza, questo dolore continua a vivere nella memoria collettiva. Continua a vivere soprattutto nelle Vostre famiglie. Ce ne siamo resi conto parlando poco fa con alcuni di Voi, e questa conversazione mi ha commosso molto. Sicuramente alcuni di Voi provano una sofferenza ancora più grande perché la maggioranza dei criminali non è mai stata assicurata alla giustizia. In Germania è trascorso troppo tempo prima che si ricordassero i crimini tedeschi contro l’umanità commessi in Italia. Anche l’elaborazione giuridica è iniziata troppo tardi in Germania. In questo modo la Germania non ha fatto fronte alla sua responsabilità.

Ma – per quanto possa sembrare inverosimile e incomprensibile – in questo luogo io provo anche un altro sentimento: gratitudine. Infatti, Fivizzano oggi non è diventato solo un luogo di commemorazione, ma anche un luogo di riconciliazione e di incontro. Questo mi dà speranza, dà speranza a noi tedeschi – e io credo che questo possa dare speranza a tutti. Questa speranza la dobbiamo soprattutto a Voi, i superstiti e i discendenti. Così tanti di Voi sono stati disposti a tendere la mano per superare gli abissi della nostra storia. La dobbiamo anche a persone come Lei, caro Udo Sürer. Lei ha avuto il coraggio di affrontare il passato di Suo padre e di cercare le tracce di questo passato – e di cercare il dialogo. Perdono e riconciliazione non possono essere pretesi. Possono essere solo concessi. Noi tedeschi siamo profondamente grati per la disponibilità alla riconciliazione e l’amicizia tra i nostri due Paesi che ne è nata.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario“. Anche questa è una frase di Primo Levi. “Wenn es schon unmöglich ist zu verstehen, so ist doch das Wissen notwendig“. Lo ripeto
intenzionalmente anche in tedesco e mi rivolgo anche ai miei connazionali, in particolare ai giovani. Devono sapere cosa accadde. La Commissione italo-tedesca di storici ha posto la base per un approfondimento comune della nostra storia e quindi del nostro comune futuro come amici e partner. Molte delle sue raccomandazioni sono state già attuate, ma non dobbiamo fermarci qui. È nostra responsabilità creare una cultura condivisa della memoria e tramandare le nostre conoscenze alle prossime generazioni per un futuro migliore in un’Europa unita.

Sono quindi felice che l’anno prossimo degli alunni tedeschi vengano qui a Fivizzano per apprendere, nel dialogo e nello scambio, cosa accadde allora e come sia potuto succedere. Chi conosce il passato, è preparato meglio per un comune futuro europeo. Chi invece dimentica è più esposto ai pericoli di intolleranza e violenza. Questo ce lo ha ricordato di recente Lei, caro Sergio Mattarella. No, non dobbiamo dimenticare. Non dobbiamo dimenticare, per evitare che le nostre coscienze tornino a farsi sedurre e a oscurarsi. La nostra comune Europa poggia sulla conoscenza della seducibilità dell’uomo. Poggia su una promessa: mai più nazionalismo sfrenato, mai più guerre nel nostro continente, mai più razzismo, mai più denigrazione e violenza! Dobbiamo ricordarlo soprattutto in tempi in cui il veleno del nazionalismo torna a infiltrarsi in Europa. E noi dobbiamo lottare per la libertà e la democrazia, per i diritti dell’uomo e l’umanità, per la nostra Europa unita – oggi e forse anche più di prima. Lo dobbiamo alle vittime. Lo dobbiamo a Voi, ai superstiti e ai loro discendenti. Grazie di cuore!»

 

Klivia Böhm

Foto © Westfalen-Blatt, t-online.de, Faz

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