Apre alle Scuderie del Quirinale una mostra dalle molteplici implicazioni, dal dato prettamente archeologico alla riflessione sui cambiamenti climatici
L’eternità è un giorno, recitava il titolo di un noto film di Theo Angelopoulos, nel quale un appassito Bruno Ganz intraprendeva un malinconico viaggio di proustiana suggestione alla ricerca del tempo perduto. L’eternità in un giorno, recita il titolo della mostra appena inaugurata alle Scuderie del Quirinale, un inedito viaggio fra le vestigia di mondi cancellati dalla furia della natura e miracolosamente riemersi; Pompei e Santorini.
L’apparire improvviso dell’antico crea turbamento e stupore, rendendo tangibile ciò che pensavamo perduto per sempre. Un evento particolarmente toccante quando si manifesta nei suoi aspetti quotidiani, oltre che in quelli monumentali. Le suppellettili, gli ornamenti, così affini a quelli che usiamo oggi, contraggono la nostra percezione del tempo, riportando tutto alla contemporaneità.
Forse per questo la mostra è stata pensata con un’impaginazione del tutto peculiare. Accanto ai reperti antichi opere moderne e contemporanee, da Turner a Burri, da Guttuso a Hirst, a testimoniare quanto questi eventi traumatici abbiano nutrito l’immaginario collettivo e l’espressione estetica.
Un evento che, nelle parole di Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, sfugge qualsiasi intento spettacolare per fondarsi invece su un’ampia e approfondita opera di ricerca. La sinergia messa in atto con l’Eforato delle Antichità delle Cicladi segna un percorso, avvia una politica espositiva nuova, aperta verso l’esterno. Non a caso la presentazione alla stampa ha visto la presenza del ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini, insieme al ministro greco della Cultura e dello Sport Linda Mendoni.
Due eventi fatali, per usare un’espressione di Stefan Zweig, due catastrofi separate da un ampio lasso temporale (la distruzione di Akrotiri risale infatti al 1613 a.C., mentre l’eruzione del Vesuvio data al 79 d.C.), egualmente importanti per aver preservato opere uniche sino ai nostri giorni. Se il pubblico ha maggior dimestichezza con i cicli pittorici pompeiani, meno note sono le pitture preistoriche provenienti dall’isola di Thera.
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Affreschi che testimoniano le complesse dinamiche della società isolana. Commoventi nella loro fresca baldanza i giovani pescatori, i quali mostrano orgogliosamente il frutto della loro fatica. Eleganti le tre figure femminili impegnate in una processione sacra, ieratiche nell’incedere, armoniose nei movimenti e nelle linee. Particolarmente affascinante il fregio che raffigura un paesaggio subtropicale, secondo quanto recita la didascalia, in realtà un regno del fantastico animato da fiere immaginarie.
L’emozione si nasconde nel particolare. Pensiamo alla parete dipinta che, fra il tripudio di architetture prospettiche, rappresenta nel mezzo il poeta Euforione, un brano proveniente dalla casa del Bracciale d’oro. Nella parte inferiore scorgiamo una donna sdraiata che suona la cetra, accanto a un sileno che suona il flauto doppio e ad altre figure femminili, alcune impegnate in una danza frenetica. Una menade, sorretta sulle spalle da un satiro, gli copre divertita gli occhi. Giochi di sorprendente attualità, scene quotidiane che si presentano con una freschezza unica.
La ricostruzione del ninfeo svela prospettive scenografiche spettacolari. Affreschi animati da una natura lussureggiante, con ogni sorta di piante e uccelli, aprono il sipario su un mondo magnifico. Dettagli decorativi di inesauribile ricchezza lasciano lo spettatore attonito, muto di fronte a tanta bellezza.
Se ad Akrotiri non risulta ci siano state vittime, il che fa supporre che i suoi abitanti abbiano avuto il tempo di mettersi in salvo, i calchi dei corpi rinvenuti a Pompei rappresentano l’occasione per una riflessione sulla scultura contemporanea. L’inquietante figura della Black Widow di Van Oost, ad esempio, stabilisce un misterioso contrappunto con l’antico, chiamando in causa nel contempo la tradizione fiamminga, da Bosch a Spilliaert.
Il momento della fine, immortalato come in una istantanea del tempo trascorso, rimane scolpito nella nostra memoria, un enigma ancora colmo di interrogativi e di mistero.
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Riccardo Cenci
Foto al centro (Franceschini, Osanna) e video © Eurocomunicazione, Riccardo Cenci
Foto opere per gentile concessione dell’ufficio stampa
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Pompei e Santorini
L’eternità in un giorno
11 ottobre 2019 – 6 gennaio 2020
Scuderie del Quirinale
ORARI
Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura
BIGLIETTI
Audioguida inclusa
Gratuito under 6
Giovani 6-17 anni €2,00
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00
Biglietto Open
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Immagini
In evidenza:
Venere Pompeiana con erote
Venus Pompeiana with Eros
I sec. d.C. / 1st century CE
Affresco / Fresco
cm 147 x 196
Pompei, Taberna delle Quattro divinità (IX 7, 1) / Pompeii, House of Venus and the Four Gods (IX 7, 1)
Parco Archeologico di Pompei
In alto:
Pierre-Henri de Valenciennes (1750–1819)
Eruzione del Vesuvio del 24 agosto dell’anno 79 d. C, sotto il regno di Tito
Eruption of Vesuvius on August 24 of the year 79 under Titus
1813
olio su tela / oil on canvas
cm 147,5 x 195,5
Tolosa, musée des Augustins
Al centro:
Il ministro Franceschini in visita alla mostra insieme a Massimo Osanna
Foto di Riccardo Cenci
In basso:
Affresco che riproduce un lussureggiante giardino con diversi tipi di piante come oleandri, corbezzoli, pini, iris. Il giardino è arricchito da fontane, erme e varie specie di uccelli come usignoli, cornacchie, garzette
Fresco depicting a lush garden with different types of plants: oleanders, strawberry trees, pines, irises. The garden is enriched with fountains, herms and various species of birds, such as nightingales, crows, egrets
Secondo quarto del I sec. d.C. / Second quarter of 1st century CE
Affresco / Fresco
predella (A): cm 90 x 370 x 4 (60kg ca); fascia centrale (B): cm 207 x 370 x 4 (140 kg ca); fascia superiore (C): cm 103 x 370 x 4 (70kg ca); predella (A): cm 90 x 370 x 4 (60kg ca); fascia centrale (B): cm 207 x 370 x 4 (140 kg ca); fascia superiore (C): cm 103 x 370 x 4 (70kg ca); A: 288×90; B: 288x 207; C: 288×103; D: 285×103 (alt max 510 x 288)
Pompei, Casa del Bracciale d’oro (VI 17, 42), salone 32 / Pompeii, House of the Golden Bracelet, Room 32