Edrev, memoria e sensazioni si fondono in un unico presente

2
1068

Verde Cordero di Montezemolo unica rappresentante dell’arte italiana al MA Show di Londra con l’allestimento “The sky is bigger if you tell me what you see”

«Più che un’immagine, vuole rappresentare una sensazione». Verde Cordero di Montezemolo, in arte Edrev, descrive così il suo allestimento The sky is bigger if you tell me what you see (Il cielo è più grande se mi dici cosa vedi), presentato nell’ambito del MA Show organizzato presso la London Art School.

E tra le sensazioni dominano quelle lasciate dalle reminiscenze del passato: «ho un rapporto particolare con la memoria», spiega Edrev, «tendo ad avere pochi ricordi ma molte sensazioni, che ritornano nitidamente in forma presente».

L’ispirazione, il filo conduttore della mostra, arriva dall’infanzia fiorentina di Verde, da quella «sensazione di alzare la testa e guardare il cielo», scoprendo così «la più immersiva e semplice forma di gioco. Un’infinita possibilità di immaginazione, che attraverso questo lavoro ho voluto condividere con il pubblico, aprendomi al loro riscontro». È grazie alla condivisione con gli altri che «acquistiamo il potere di creare qualcosa di ancora più grande».

L’installazione rappresenta, «fisicamente e concettualmente», una cappella, perché anche lasciando l’Italia per Londra – a proposito, Edrev è stata l’unica a rappresentare la Penisola al MA Show – qualcosa del Paese natale non può che rimanere. «La mia tradizione ed educazione italiana sono state fonte di interesse e un’influenza interessante nel mio percorso. All’inizio in forma inconscia, poi sempre più rumorosa».

Solo allontanandosi dalle proprie origini, per inserirsi in una scena più contemporanea, Verde ha potuto guardare con distacco l’Italia, con un occhio arricchito dal dinamismo della realtà d’Oltremanica.

La cappella vuole dunque comunicare «la tradizione italiana, religiosa, il racconto dell’essere umano e l’aspetto proprio dell’arte come linguaggio». Dal sacro si distacca un’idea di leggerezza, espressione di «un’ingenuità di dire ciò che si prova senza filtri» senza però abbandonare la «serietà del messaggio». Questo contrasto fa della cappella «un luogo separato dalla realtà ma derivante da questa, dove tutto diventa possibile in quanto presente».

Il tema delle contrapposizioni è una caratteristica insita nella personalità di Edrev, a partire dalla scelta del proprio alias. «Ho sentito la necessità di avere un’identità separata dall’altro intorno a me. Sono molto legata al mio nome ma non siamo mai un’unica cosa». Edrev, Verde al contrario, è «la stessa cosa e il suo opposto: afferma e nega per creare una sintesi dei due. Credo che questo si presenti anche nel mio lavoro, che mira sempre a unire due opposti, sacro e profano, passato e presente, reale e immaginario».

L’ingresso nella cappella fulcro della mostra è accompagnato da lavori su carta allestiti nel corridoio che precede l’entrata. Le opere nello spazio principale consistono in tre tele di grandi dimensioni, «un disegno, un’installazione e un lavoro che si estende sul soffitto». Ognuna di queste rappresenta momenti diversi del discorso religioso, ma «l’intenzione non è di parlare di religione, ma usare la sua narrazione per far emergere le emozioni e le domande dell’essere umano». L’unione e fusione degli elementi fa acquisire «forma fisica e simbolica al mio lavoro».

La fluidità del tempo è ben rappresentata nella tela centrale, che raffigura l’attesa, muovendo da L’Annunciazione del Masaccio. «L’attesa mette l’uomo in una condizione di staticità tra ciò che vive nel presente e le proiezioni di ciò che vorrebbe vivere nel futuro. Questo lo porta a vivere una realtà immaginaria dentro la realtà stessa, che lo allontana dai fatti concreti ma lo avvicina alla comprensione dei suoi desideri».

L’idea fondante è dunque la realizzazione di «un luogo narrativo ed emotivo dove unire le persone attraverso il lavoro stesso». E il riscontro è stato positivo, «le reazioni mi hanno emozionata e sorpresa, il pubblico era incuriosito e disposto a entrare in questa narrazione».

 

Raisa Ambros

Foto © Verde Cordero di Montezemolo

 

Articolo precedenteSul mercato i primi smartphone interamente prodotti in Africa
Articolo successivoIl CUFA a Washington per il Premio Eccellenza Italiana
Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

2 Commenti

  1. Un introduzione che ci aiuta ad entrare e capire la pittura di Verde e i pensieri le emozioni che l’hanno inspirata alla realizzazione dei suoi bellissimi dipinti .

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui