Longevity Week, a Londra si discutono gli scenari sul futuro

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In una società che vedrà al suo interno un numero sempre crescente di ultracentenari, politica, scienza ed economia devono capire le sfide e le opportunità che la longevità porta

Tutti aspiriamo alla longevità. Durata media e qualità della vita stanno migliorando e la politica deve rispondere agli scenari che si presenteranno. Si va verso una popolazione di centenari, la società deve trovare soluzioni all’impatto che questa situazione e il nostro stile di vita avranno sulle risorse, per uno sviluppo sempre più sostenibile.

Questi e molti altri ragionamenti sono stati presentati a Londra all’evento International Longevity Policy and Governance Summit, organizzato dall’associazione Longevity International, e al seguente summit AI for Longevity, patrocinato dall’ AI Longevity Consortium. Entrambi gli eventi sono stati organizzati grazie al supporto strategico del Deep Knowledge Group, dell’Aging Research at King’s (ARK), la fondazione Bigerontology Research, dell’agenzia Aging Analytics e della Collider Health.

Numerosi esperti e scienziati si sono così radunati nell’ambito della Longevity Week, co-ideata dall’economista Andrew Scott, professore alla London Business School e coautore del libro The 100-Year Life. «I Paesi stanno dibattendo su come vite più lunghe potranno influenzare le loro economie, società e i modi di vivere», dichiara Scott, «le soluzioni varieranno a seconda che l’invecchiamento venga percepito come una sfida o come un’opportunità».

Gli esperti relatori accorsi all’evento da ogni parte del mondo si sono scambiati conoscenze, esponendo quelli che, a loro giudizio, sono i benefici che possono arrivare da un’accresciuta longevità. Grazie alla loro esperienza in politica, economia, finanza, scienza, medicina o tecnologia, hanno formulato ipotesi su come potrà essere stipulato un nuovo contratto sociale, un lavoro comune che potenzi la prosperità globale in maniera equa.

«Le Nazioni devono cominciare a stanziare risorse per far leva su una sana longevità in maniera socialmente inclusiva e condividerle con il pianeta», dichiara Dmitry Kaminskiy, direttore dell’International Cooperation per Longevity International, socio accomandatario del Deep Knowledge Group, managing partner di Longevity Capital, senior advisor per lAI Longevity Consortium e coautore del libro imminente ‘Longevity Industry 1.0: Defining the Biggest and Most Complex Industry in Human History’.

In questa fase stiamo assistendo a «l’ascesa di nuove frontiere nell’industria della longevità», spiega Kaminskiy, «è lo sviluppo sinergico di campi che nei prossimi anni avranno effetti pratici sulla salute sia a livello personale che nazionale» e che saranno determinanti sul futuro di «intere economie, che dovranno nuotare o affogare nell’imminente tsunami grigio». I Paesi che faranno del tema una priorità nell’agenda politica, secondo Kaminskiy, «finiranno in cima all’economia globale del futuro».

L’aumento della speranza di vita è sì un’opportunità, ma «si richiede azione per comprenderla», afferma Lord Geoffrey Filkin, a capo della commissione Ready for Ageing della Camera Alta del Parlamento britannico ed ex presidente del Centre for Ageing Better. Le priorità in Gran Bretagna sono «leadership e azioni a tutti i livelli di governo, così che tutti possano vivere più a lungo e in buona salute». Concorda Sir John Bell, Regio Professore di Medicina ad Oxford e Campione di Scienze della Vita: «la longevità sarà il singolo tema più importante per le società dei prossimi trent’anni».

«A meno che non vengano prese misure drastiche, le persone soffriranno una scarsa qualità della vita per il corso di un’intera generazione», sostiene Tina Woods, CEO della Longevity International.

Uno dei campi di intervento è sicuramente l’intelligenza artificiale, come evidenziato in particolare nel secondo evento, focalizzato proprio sull’AI. «Il Regno Unito è in una posizione unica», ritiene Eric Kihlstrom, direttore di Industry Collaboration, «avendo già privilegiato sia la longevità che l’AI in due dei quattro piani strategici per l’industria. Vista la forza, la competenza e la leadership sulle scienze della vita e la tecnofinanza, la Gran Bretagna può sviluppare il suo mercato per una sana longevità su scala internazionale».

«Le applicazioni dell’AI porteranno grandi benefici all’industrializzazione della longevità su larga scala», auspica Kaminskiy, «nei prossimi anni faranno da guida per il miglioramento della salute e della prevenzione in tutti i segmenti della società». Nonostante il potenziale, «l’AI è ancora un settore sottorappresentato», pur se i suoi risultati potrebbero manifestarsi già nel «breve periodo».

L’agenzia di Kaminskiy ha presentato due casi di studio: primo, il rapporto sulla “Global Longevity Governance”. La relazione riporta riferimenti fattuali su 50 Paesi grazie all’uso di oltre 200 parametri e 10 mila dati, che hanno permesso di classificare i livelli di longevità e salute. Dall’analisi delle differenze tra aspettative corrette in funzione dello stato di salute e non, il rapporto si chiude con delle raccomandazioni su come ottimizzare il tutto.

Seconda, la presentazione dei “Biomarkers of Longevity”, cornici analitiche per confrontare i biomarcatori di invecchiamento, salute e longevità in maniera precisa abbastanza da renderli immediatamente implementabili nella pratica. E l’AI dovrà essere centrale nel coordinamento di queste pratiche.

«Con il sostegno di questi due  eventi, pietre miliari nell’ambito della longevità, riaffermiamo e approfondiamo l’impegno per continuare a promuovere la cooperazione intersettoriale e internazionale. Consideriamo le sinergie per le politiche di longevità la prossima grande frontiera e il terreno che porterà i migliori benefici all’umanità», chiude Eric Kihlstrom.

 

Raisa Ambros

Foto © Deep Knowledge Group

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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