Invecchiamento e longevità, un approccio interdisciplinare

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Scienziati, ricercatori, filosofi, storici, medici ed esponenti del mondo del volontariato al convegno internazionale ADIT/DAAD all’Università Magna Graecia di Catanzaro

Come vivere fino a cento anni, stare bene in salute e restare nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali e fisiche. A che punto è la ricerca, come prevenire le demenze senili. Se n’è parlato al convegno interdisciplinare su Longevità e invecchiamento all’Università Magna Græcia di Catanzaro, organizzato in collaborazione con l’associazione ADIT dei borsisti del governo tedesco in Italia, e patrocinato da CNR e Ambasciata della Repubblica Federale in Italia. L’evento si è concluso con una visita al parco archeologico dello Scolacium.

Fra i promotori dell’iniziativa c’era in prima fila il prof. Giovanni Morrone dell’UMG, la cui scomparsa lo scorso gennaio 2019 ha significato una grave perdita per tutta la comunità scientifica. La rettrice dell’Università Orientale di Napoli e socia ADIT, Elda Morlicchio, lo ha ricordato come appassionato e autentico uomo di scienza che aveva condiviso e appoggiato l’evento poi magistralmente realizzato dalla Prof. Laura Berliocchi (UMG) e dalla Dott. Maria Luisa Malosio dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Milano.

L’iniziativa, finanziata principalmente dal DAAD con il contributo di UMG, del Dipartimento di Scienze della Salute e del Corso di Dottorato in Scienze della Vita, ha visto – fra gli altri – la partecipazione di professionisti e illustri personalità del mondo accademico italiano e tedesco, tra cui il rettore, Prof. Giovambattista De Sarro, il presidente ADIT Prof. Sandro M. Moraldo, la direttrice del Centro informazioni DAAD Roma, Valentina Torri, la Prof. Maria Cristina Polidori del Policlinico di Colonia, la Dott. Amalia Bruni, direttrice del centro regionale di Neurogenetica di Lamezia, il Prof. Stefano Govoni dell’Univ. di Pavia, il Prof. Dr. Matthias Theodor Vogt dell’Institut für kulturelle Infrastruktur Sachsen e il Prof. Giuseppe Liotta dell’Università di Tor Vergata per la Comunità di Sant’Egidio.

Una trattazione dell’età della vita e della senilità dunque, in una prospettiva filosofica e medico- antropologica, con uno sguardo alle politiche socio-sanitarie italiane e tedesche. Dal punto di vista medico, è stato detto che una più lunga aspettativa di vita implica ovviamente disabilità e insorgenza di patologie legate all’invecchiamento: neurodegenerative – quali la malattia di Alzheimer e in generale le demenze – insieme a forme di dolore cronico, che interessano un sempre maggior numero di soggetti anziani e richiedono un importante sforzo di collaborazione in diversi campi.

Ma anche investimenti, visto l’onere economico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali, e al suo impatto sulla spesa pubblica in una società caratterizzata da una popolazione lavorativa numericamente inferiore a quella delle persone a carico (giovani e anziani), come ha sottolineato il prof. Antonio La Spina, sociologo della LUISS . Dati The European House – Ambrosetti su cifre Eurostat rilevano purtroppo che in Italia si vive a lungo ma con scarsa qualità della vita dell’anziano: l’aspettativa di vita non in buona salute alla nascita tra il 2005 e il 2013 è aumentata dal 13,6 al 21,4 per cento, mentre quella in buona salute diminuisce dal 67,2 per cento al 61,4 per cento. Cosa fare dunque?

Fra i relatori, la prof.ssa Stefania Maggi, dell’Istituto di Neuroscienze di Padova, ha evidenziato che la dieta mediterranea ricca di frutta e verdura fresca è una delle maggiori alleate per un invecchiamento di successo. È infatti un toccasana per rallentare i fattori di rischio, ridurre l’infiammazione cronica e mantenere nostro organismo in grado di avere una capacità immunitaria in grado di contrastare malattie infettive.

«Il geriatra può fare poco, deve intervenire già il pediatra», ha raccomandato però la professoressa, spiegando che bisogna educare i bambini sin dallo svezzamento a un’alimentazione povera di grassi animali, dolciumi e cibo spazzatura e basata su frutta e ortaggi. Importanti anche le quantità. Uno studio eseguito fra bambini in Lombardia Veneto e Puglia ha evidenziato che anche se la scelta degli alimenti spesso nel Mezzogiorno è migliore, le porzioni sono maggiori, motivo di più obesità infantile al Sud. Si è visto inoltre che mentre Paesi del Nord Europama anche l’Iranstanno adottando politiche per introdurre la dieta mediterranea nella loro alimentazione, proprio Paesi come Italia e Spagna stanno facendo marcia indietro rispetto alle nostre tradizioni, privilegiando cibo spazzatura e stili di vita scorretti.

Intanto la ricerca sta facendo passi da gigante. Il dott. Giovanni Anzidei, vicepresidente della Fondazione Igea onlus intervenuto a Catanzaro, spiega che i ricercatori dell’EBRI (European Brain Research Institute), hanno scoperto una molecola che fa ringiovanire il cervello.

Il team è riuscito a neutralizzare gli A-beta oligomeri – aggregati altamente tossici della proteina beta Amiloide – nel cervello di un topo malato di Alzheimer introducendo un anticorpo all’interno delle cellule staminali del cervello, riattivando la nascita di nuovi neuroni e così ringiovanendo l’organo pensante e recuperando dell’80% i difetti causati dalla patologia di Alzheimer nella fase iniziale.

Lo studio interamente italiano, coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tre, è stato pubblicato di recente sulla rivista Cell Death and Differentiation. Questa ricerca pone dunque le basi per lo sviluppo di nuove strategie utili per la diagnosi e la terapia di questa malattia neurodegenerativa.

Ma torniamo alle strategie per mantenersi giovani: ovviamente il migliore alleato di una vita lunga e sana è l’attività fisica. Fra i fattori che peggiorano qualità e aspettativa di vita, invece, c’è l’inquinamento ambientale.

Ospite d’onore del convegno ADIT/UMG/CNR è stato il fotografo dei centenari, Karsten Thormaehlen, di Francoforte, che ha immortalato le persone più vecchie del pianeta (la più anziana la signora Emma del Lago di Como, morta a 116 anni!) andandole a scovare il tutto il mondo.

Per Maria Luisa Malosio, ricercatrice dell’Istituto di Neuroscienze del CNR all’interno dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano «dal punto di vista medico, è stato detto che una più lunga aspettativa di vita implica purtroppo disabilità e insorgenza di patologie legate all’invecchiamento: come quelle neurodegenerative. Tipo la malattia di Alzheimer o in generale le demenze»”. Continua la Malosio «queste patologie, che  interesseranno un sempre maggior numero di soggetti anziani, richiedono un importante sforzo di collaborazione in diversi campi, poiché rappresentano un carico notevole, sia per il sistema sanitario italiano, incentrato sulle cure ospedaliere,  sia per il peso sociale  che per la famiglia comporta accudire una persona con disabilità cognitive gravi».

L’evento ha visto infatti l’inaugurazione della mostra “The Art of Ageing”, esposta in Italia per la prima volta. Una galleria di volti rugosi e e sereni che ha fatto da scenografia alle proposte di degustazione. La chef tedesca Nadia Christina Tappen durante la prima giornata di convegno ha deliziato i presenti con ricercate prelibatezze calabresi, restituendo a ciascun piatto la propria autenticità e a ciascuna materia prima il fondamentale ruolo che gioca all’interno di una dieta che fa la differenza nel raggiungimento di una vecchiaia di successo.

 

Pierfrancesco Mailli

Foto © Associazione ADIT

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