Conte vede spiragli su Eurobond. Intanto apre al Mes, pur modificato

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Coronavirus, da Commissione Ue protezione a lavoratori. Spiragli da Berlino, Merkel dubbiosa ma Borjans e Weidmann convinti dello “scambio”

«Il vento sta cambiando» dichiara il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla fine dell’ennesima conferenza stampa “a sorpresa”, a precisa domanda alla fine delle sue dichiarazioni sulle posizioni in Europa dopo la proposta su una prospettiva come gli Eurobond o Coronabond per immettere nuova liquidità nel sistema economico a livello comunitario. E questo starebbe avvenendo proprio in quei due Stati, Paesi Bassi e Germania, da sempre contrari a questo tipo di aiuti. L’Italia, da parte sua, è pronta ad accettare l’utilizzo del Mes (Meccanismo europeo di stabilità, nell’acronimo inglese ESM European Stability Mechanism), nell’ambito di un piano più complessivo, e senza condizionalità.

Alla fine di una giornata fitta di incontri, dunque, il premier mette in fila i nodi della battaglia in corso nell’Unione europea sulle misure per contrastare la crisi da Coronavirus. E apre all’utilizzo del Mes, il Fondo Salva Stati da 410 miliardi che è inviso al MoVimento 5 Stelle, non alle condizioni attuali ma solo se «sarà snaturato e posto in un ampio pacchetto di misure», con l’assegnazione dei soldi «a tutti i Paesi senza condizionalità successive o preventive». Il tempo stringe, dichiara preoccupato Conte ai partner europei: si deve iniettare subito unaterapiad’urto all’economia o poi si rischia di trovare «il paziente già morto».

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Per fare questo, il premier ha ideato una vera e propria campagna nei due Stati più restii, parlando al principale quotidiano olandese De Telegraaf e rilasciando un’intervista alla tedesca Die Zeit, nella quale paragona il passaggio storico attuale alla caduta del Muro di Berlino, dopo essere intervenuto ieri sera su Ard extra, la principale emittente televisiva tedesca, seguita per l’occasione da 6,12 milioni di telespettatori. Il medesimo messaggio che ha ripetuto anche alle opposizioni, riunite questa mattina a Palazzo Chigi. Bisogna agire in fretta e insieme. Collaborando di più col suo governo, come chiesto poi anche alle forze di maggioranza che lo appoggiano.

Cruciali sono le decisioni che prenderà il Consiglio europeo la prossima settimana perché senza un sostegno forte dei governi dell’Ue l’esecutivo dovrà fare ricorso a dosi massicce di debito. Conte lo spiega alle opposizioni, con cui il dialogo prosegue ma resta difficile: «Vorrei dare 2mila euro a persona e saremo coraggiosi, ma dobbiamo pensare alla sostenibilità finanziaria. Io mi assumo le mie responsabilità, ma ciascuno deve assumersi le sue». Al Parlamento il governo si appresta a chiedere un nuovo sforamento del deficit tra l’1,1% e l’1,5% (tra i 20 e i 30 miliardi). Ma è chiaro che un sostegno europeo aiuterebbe a tenere l’asticella più bassa, ad aumentare la liquidità di cui il Paese è a corto ed evitare che il fardello del debito pesi troppo nei prossimi anni, con ricadute sui mercati e sui titoli italiani.

Ecco perché il presidente Conte prosegue nella sua azione diplomatica per ottenere dall’Europa quelpianoche aiuti tutti a rispondere con forza alla crisi. La presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen gli annuncia che l’esecutivo comunitario attiverà 100 miliardi per sostenere il lavoro nell’Unione europea e che si potranno spendere senza vincoli i fondi europei non utilizzati. Una protezione contro la disoccupazione, comune a livello Ue. Si chiara “Sure“, che vuol dire sicuro, e servirà per pagare quei lavoratori che potrebbero essere licenziati da quelle aziende che si ritrovano senza più ordini per shock esterni come il coronavirus.

La Von der Leyen ha illustrato in una telefonata lo schema al presidente del Consiglio italiano, provocando il plauso del segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti che parla di decisione storica. «Questa è l’Europa che vogliamo» – spiega – «l’Europa della solidarietà e del lavoro». Per Brando Benifei, capodelegazione degli europarlamentari Pd, la bozza arrivata dalla Commissione potrebbe servire a dare sostegno all’occupazione dei Paesi più colpiti dalla crisi come Italia e Spagna. «Dobbiamo adesso assicurarci che Sure sia dotato della forza prevista necessaria, almeno 100 miliardi di euro per svolgere il suo compito in maniera adeguata e rapida».

Ben diversa, invece, è la questione degli Eurobond o Coronabond, che potrebbero essere discussi – e definitivamente approvati o archiviati – all’Eurogruppo in programma per martedì prossimo. Il premier Giuseppe Conte, nella già citata intervista a Die Zeit, ribadisce che servono «ulteriori misure a supporto dei nostri sforzi fiscali», per «dare un significato più profondo al mercato comune e abbattere i muri, non costruirli». Durante la riunione del Consiglio Ue della scorsa settimana, la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva però ribadito la sua contrarietà ai coronabond. Il leader socialdemocratico (Spd, nella coalizione di governo) Walter Borjans, però, non è d’accordo, e spinge verso i titoli comuni «non solo per la solidarietà europea, ma anche per gli interessi nazionali».

Lo stesso presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, considerato non a torto uno dei falchi anti-Sud Europa, sostiene che la soluzione potrebbe passare per il Fondo Salva Stati, creando un apposito meccanismo senza condizionalità. Insomma, come scritto all’inizio, l’uno porterebbe all’altro, e permetterebbe di portare la Merkel, pur se dubbiosa, a dare il via libero a uno strumento comunitario il più possibile limitato sull’emergenza, per rafforzare i sistemi sanitari e le misure sociali più urgenti, senza dover scomodare quella Troika che farebbe infuriare la politica del Belpaese.

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Nella conferenza stampa nel “prime time” da Palazzo Chigi, lo stesso Conte ribadisce che il Mes è uno strumento «assolutamente inadeguato», perché concepito quando un singolo Paese viene colpito da uno shock finanziario. Ma «nell’ambito di un ampio ventaglio di interventi, senza condizionalità preventive o successive, può essere uno strumento che ci offra la possibilità di mettere in piedi una strategia europea». E il ministro Roberto Gualtieri al question time di stamattina alla Camera, ha parlato di «primo passo» della «proposta della Commissione europea di emettere titoli comuni per sostenere i sussidi di disoccupazione degli Stati membri, innovazione che l’Italia ha sostenuto da tempo».

 

Nicola Del Vecchio

Foto e video © Palazzo Chigi, Eurocomunicazione, Commissione europea

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