Paolo Ruggeri, presidente dell’Associazione “Imprenditore non sei solo”: «Violato principio costituzionale di “non discriminazione”»
Un ricorso per chiedere la sospensione delle misure che prorogano la chiusura indiscriminata delle loro attività, fortemente penalizzate dal lockdown e ora a rischio di tracollo. Diversi imprenditori, per lo più piccoli e medi, hanno impugnato questa mattina davanti al Tar del Lazio il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri dello scorso 26 aprile. Si tratta di ristoratori, parrucchieri e titolari di centri estetici, prevalentemente del Sud Italia, assistiti in questa battaglia dall’Associazione “Imprenditore non sei solo“.
Per il team di avvocati firmatari del ricorso – Ibba, Giungato e Cappelli – l’ultimo Dpcm del premier Conte compromette diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dall’Unione europea. Un ambito coperto da riserva di legge, sottratto alla competenza esclusiva del Parlamento e al vaglio del presidente della Repubblica attraverso un mero provvedimento amministrativo. E anche qualora la delega conferita con il decreto legge di marzo fosse ritenuta legittima, per i legali il presidente del Consiglio è andato “oltre“ i poteri conferitigli. Esercitandoli senza rispettare i limiti dell'”adeguatezza” e della “proporzionalità” e senza considerare l'”evolversi della situazione epidemiologica”.
«Come scritto nell’atto di impugnazione», dichiara Paolo Ruggeri, presidente dell’Associazione “Imprenditore non sei solo”, «il Governo, oltre a disciplinare una materia coperta da riserva di legge con un atto di natura amministrativa, quale è appunto il Dcpm, ha violato il principio costituzionale di “non discriminazione“, non tenendo conto della situazione delle singole regioni». «L’Esecutivo», dice, «ha disciplinato allo stesso modo la chiusura di locali ed esercizi commerciali nelle regioni con un numero trascurabile di contagi e in quelle in cui la diffusione del virus è ancora alta. Penalizzando ulteriormente il Sud. E discriminando categorie che, invece, potrebbero ripartire nell’osservanza delle distanze e delle altre misure di sicurezza». Adesso «molti imprenditori sono in ginocchio e rischiano di non rialzarsi. La maggioranza non ha ancora ricevuto i 600 euro, né i prestiti garantiti dallo Stato, né per i dipendenti è scattata la cassa integrazione. Con ricavi bloccati e costi fissi da sostenere, alcuni danni saranno irreparabili. Ancora quattro settimane di chiusura, in una situazione come questa, sono un tempo infinito».
Per concludere Ruggeri denuncia che da quando è iniziata la crisi, la sua Associazione ha ricevuto migliaia e migliaia di chiamate da aziende in difficoltà di tutta Italia. Per ridurre l’impatto è stato fornito loro ogni tipo di assistenza: marketing, gestionale, legale. «Continueremo a farlo», chiosa . «I nostri avvocati, Verde e Ballai, sono già a lavoro per tutelare i nostri interessi e sostenere le azioni legali degli imprenditori».
Annamaria Graziano
Foto © Palermo-24h, Paolo Ruggeri