Sarà utilizzata per portare cure ai più poveri ed emarginati. Il caso di Modesta Valenti
Nella domenica di Pentecoste (31 maggio) nella quale la Chiesa celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel cenacolo, Papa Francesco, prima della celebrazione, presente il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, ha benedetto, nello slargo antistante Santa Marta, un’ambulanza per i poveri di Roma.
Si tratta di un dono che Bergoglio ha voluto fare alla Elemosineria Apostolica, in favore dei più poveri, quelli senza fissa dimora che vivono le difficoltà della strada, e che cercano rifugio sotto il colonnato e nei dintorni del Vaticano o in ripari di fortuna a Roma. L’ambulanza è targata SCV – Stato Citta del Vaticano – ed è stata messa a disposizione del Governatorato esclusivamente per assistere e soccorrere i più poveri che rimangono pressoché invisibili alle Istituzioni.
Resta nella memoria di tutti la triste vicenda di Modesta Valenti, una senza fissa dimora che i poveri di oggi, che vivono sulla strada, la chiamano “Santa Modesta” e si identificano in lei. Di Modesta Valenti non si sa molto. Negli ultimi mesi del 1982 alcuni giovani “angeli” della Caritas la incontrarono nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore. Seduta sui gradini chiedeva l’elemosina timidamente, quasi di nascosto con la sua voce flebile. «Ha mica qualcosa da darmi?», lo diceva in maniera cortese in dialetto friulano. I giovani della Caritas da subito “adottarono” quella poveretta, un cappuccino caldo la mattina, un pranzo insieme, svelarono pian piano la sua vita. Veniva da Trieste dove era nata nel 1912. Aveva vissuto fino a qualche anno prima in un appartamento di cui parlava con nostalgia. Poi aveva avuto un tracollo e la sua vita era stata segnata dalla esperienza dolorosa di ricovero in un ospedale psichiatrico. Un ricordo che emergeva a tratti nei suoi racconti.
Non sappiamo perché Modesta avesse abbandonato Trieste per giungere a Roma, dove non conosceva nessuno e dove aveva iniziato a vivere per la strada. A chi glielo chiedeva diceva che il vero motivo era che qui c’era il Papa e lei lo avrebbe voluto incontrare. Le piaceva camminare fino a San Pietro e una volta con un amico della Caritas, con grande gioia, vi era entrata rimanendo abbagliata dalla grandezza della Basilica. Con il suo parlare sottovoce, dolce ma velato di tristezza, parlava spesso di un viaggio in treno che avrebbe voluto fare per tornare a Trieste. La mattina del 31 gennaio 1983 molto fredda, dopo una notte passata vicino al Binario 1 della stazione Termini, Modesta si sentì male. Alcuni passanti chiamarono una ambulanza ma non vollero trasportarla all’ospedale vicino, perché aveva i pidocchi. Per qualche ora diversi ospedali rifiutarono di soccorrerla, rimpallandosi la responsabilità. Modesta rimase in terra e finalmente quando un mezzo di soccorso arrivò per portarla via la poveretta era morta. Nessuno si prese cura di lei per undici mesi, quando il corpo fu dissequestrato dalla autorità giudiziaria. Si cercarono parenti ma non si trovarono. Il corpo fu quindi consegnato alla Comunità di S. Egidio che lo reclamava da tempo, e il suo funerale celebrato nella chiesa di Sant’Egidio il 28 dicembre 1983 nella ricorrenza dei Santi Innocenti.
Modesta Valenti, una donna fragile e abbandonata è divenuta per i poveri di Roma “la martire dell’indifferenza”. Qualche anno fa il binario 1 della Stazione Termini è stato intitolato alla sua memoria. L’ambulanza affiancherà le altre iniziative di assistenza medica dell’Elemosineria Apostolica come il Poliambulatorio mobile utilizzato per portare cure ai più poveri ed emarginati nelle periferie di Roma o “L’ambulatorio Madre di Misericordia” che sotto il colonnato di San Pietro offre un primo intervento ai senzatetto o alle persone prive di assistenza sanitaria, e che ha continuato a prestare servizio anche durante il lungo periodo di lockdown per l’emergenza Covid-19.
Giancarlo Cocco
Foto © Vatican Media