Un 2 giugno di riflessione e coesione, la crisi non è terminata

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Le dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno dato un senso alla Festa della Repubblica nell’anno del Covid

È finita con la partecipazione alla presentazione del concerto all’ospedale Spallanzani la lunga due giorni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha dato un senso a una Festa della Repubblica mai così in tono dimesso a causa del Coronavirus e delle tragedie che ha portato nel Belpaese. Un 2 giugno per una volta non dedicato a parate e fanfare, bensì a ricordare le vittime della pandemia e per rendere omaggio agli operatori sanitari impegnati nell’emergenza per il Covid-19.

L’esordio la sera del primo giugno, da brividi: «L’Italia non è sola in questa difficile risalita. L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando, sempre più forte, la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun Paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione europea. Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus». Queste le parole del presidente Mattarella, prima del concerto organizzato nei Giardini del Quirinale – per una volta non aperti al pubblico – riprese anche dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Un 2 giugno dunque diverso dal solito, senza la tradizionale parata militare ai Fori Imperiali e con un concerto, quello della sera precedente, senza pubblico per l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, diretta dal maestro Daniele Gatti, con musicisti distanziati, muniti di mascherina e con solo la presenza di archi. «A tutte le vittime, a chi è morto solo, al ricordo dei tanti affetti spezzati è dedicato questo concerto», ha sottolineato il capo dello Stato, che ha auspicato si possa assumere questa giornata come «emblematica per l’inizio della nostra ripartenza». Mattarella ha poi ricordato la solidarietà e l’unità che in queste settimane ha caratterizzato il Paese, «abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto della Repubblica. Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate».

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Il presidente della Repubblica, in compagnia dei vertici istituzionali, nella prima parte della mattinata del giorno 2 giugno ha deposto come ogni anno una corona di alloro al Milite ignoto al Vittoriano, chiedendo una pausa di “riflessione repubblicana” per poi ripartire e recarsi a Codogno, prima zona rossa d’Italia e «luogo simbolo dell’inizio di questo drammatico periodo, dove l’Italia ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese». A pochi metri di distanza ancora non si era radunata la folla a Piazza del popolo per una manifestazione dell’opposizione il cui slogan principale era la richiesta di elezioni anticipate, ma dove non sono mancati attacchi e anche insulti al capo dello Stato da parte di un gruppo forse esterno. Mattarella era già via, non prima di aver inoltrato il tradizionale saluto ai prefetti: «Questo è tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e distinzioni. Tutti siamo chiamati a lavorare per il Paese, facendo appieno il nostro dovere, ognuno per la sua parte».

«Le dimensioni e la gravità della crisi, l’impatto che essa ha avuto su ogni aspetto della vita quotidiana, il dolore che ha pervaso le comunità colpite, hanno richiesto a tutti uno sforzo straordinario, anche sul piano emotivo. L’eccezionalità della situazione ha determinato difficoltà mai sperimentate nella storia della Repubblica, ponendo a tutti i livelli di governo una continua domanda di unità, responsabilità e coesione», ha dichiarato l’uomo del Quirinale con estrema chiarezza, conscio dei corposi provvedimenti che passano ora all’esame del Parlamento e della necessità di impostare già durante l’estate un piano di rilancio da dopoguerra. Per questo Mattarella ha voluto abbracciare Codogno, spazzare via le polemiche che fiaccano una Lombardia già stremata. Per questo il presidente ha chiesto più volte di riflettere sui valori della nascita della Repubblica, sull’energia che la drammatica contingenza post-bellica del 1946 seppe infondere agli italiani.

 

Pierfrancesco Mailli

Foto © Ministero della Difesa, Quirinale, Twitter

Video © Eurocomunicazione

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