L’Italia è prima al mondo per contratti innovativi di remunerazione dei farmaci

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Tre giorni con Mondosanità e Motore sanità per approfondire un argomento, ancora, troppo poco noto nel Belpaese

Nei talk-webinar di Mondosanità e Motore sanità di questa settimana, con i massimi esperti nel campo medico, si è parlato di HTA (Health Technology Assessment). Un processo multidisciplinare che sintetizza le informazioni sulle questioni cliniche, economiche, sociali ed etiche connesse all’uso di una tecnologia sanitaria, in modo sistematico, trasparente, imparziale e solido. Il suo obiettivo è contribuire all’individuazione di politiche sanitarie sicure, efficaci, incentrate sui pazienti e mirate a conseguire il miglior valore. Il processo di HTA si basa su evidenze scientifiche tratte da studi, che sono considerate per specifiche tipologie di intervento sanitario su determinate popolazioni di pazienti, confrontando gli esiti e i risultati con quelli di tecnologie sanitarie di altro genere o con lo standard di cura corrente.

Focus HTA e dispositivi

Uscire dalla logica del prezzo pensando invece al valore di un dispositivo, da quello terapeutico ed economico sociale all’impatto sui costi sociali e previdenziali (costi diretti e indiretti), andando verso una nuova governance che abbandoni il concetto dei “silos budget” perché valutando l’impatto ad un solo livello, si perderebbero i vantaggi in altri ambiti. Sarebbe anche opportuno riuscire a collegare le informazioni a livello nazionale e regionale così che i database possano interagire tra loro. Il settore dei Dispositivi Medici (DM) impatta fortemente sullo sviluppo tecnologico, scientifico e produttivo del nostro Paese, contribuendo al miglioramento della salute, efficienza e sostenibilità del SSN (Sistema sanitario nazionale) e del sistema sociosanitario. Individuare regole e strumenti per la valutazione dei DM deve essere obiettivo prioritario per il comparto salute, delle Istituzioni politiche, sociali e previdenziali (INPS, INAIL), medici e pazienti. L’Italia è ancora indietro nonostante ci siano strumenti da implementare come il Piano nazionale HTA, l’It.DRG (progetto per tracciare dispositivi medici all’interno dei dati amministrativi) e il Codice appalti (dove bisognerebbe prediligere l’affidamento del DM e superare la mera logica del prezzo, ma che ancor oggi, spesso, si continua a preferire, così da inficiare una valorizzazione corretta del device medico). Francesco Saverio Mennini, Research Director-Economic Evaluation and HTA, CEIS, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ha spiegato «Esistono metodologie e strumenti per misurare, valutare, finanziare, fare ricerca sui dispositivi, manca però la fase implementativa, per far sì che i dispositivi siano correttamente valorizzati così da garantire un rapido accesso e utilizzo degli stessi. Non si può parlare di sanità e finanziamento basati sul valore se non misuriamo il reale valore delle tecnologie. Per farlo servono ricerca e dati, che non possono essere misurati senza codici per tracciare l’attività e fare benchmarking. Bisogna investire in una moderna infrastruttura informatica, con competenze e assetto organizzativo di responsabilità, ma perché tutto ciò accada è culturale il primo passo da fare: concepire il dispositivo medico come un investimento».

COVID-19 in FASE3

Scegliere un percorso di cura piuttosto che un altro non impatta solo sulla salute del paziente, bensì ha ricadute sociali, organizzative ed economiche. La tecnologia è parte centrale di questo processo. L’HTA è lo strumento che aiuta i decisori a fornire i requisiti nelle scelte da effettuare nell’intero ciclo di vita della tecnologia. L’HTA è un processo che tiene conto del singolo dispositivo o farmaco inserito in un processo di cura, che deve essere trasparente e riguardare l’efficacia, la sicurezza e gli aspetti di costo sull’impatto economico anche sul sistema etico culturale e giuridico. Questo processo di valutazione è tecnico ma deve tener conto di cittadini, futuri beneficiari di queste tecnologie. Affinché l’HTA sia funzionale alla governance dei modelli sanitari e dei farmaci oltre che alla programmazione degli investimenti per contrastare il Covid-19 occorre orientare la valutazione verso le tecnologie di maggior interesse, ovvero quelle innovative, quelle ad elevato impatto clinico, economico, organizzativo e assistenziale.

Per dare un quadro preciso e completo ai decisori gli aspetti fondamentali da valutare in questo momento sono cinque:

I dispositivi medici necessari per l’assistenza ai malati Covid

I dispositivi di protezione individuale migliori per proteggere la popolazione e gli operatori del settore dal rischio di contagio

Le tecnologie per le visite/cure domiciliari del paziente

I farmaci migliori da utilizzare per contrastare il Covid

Identificare, quando e se ne verranno ideati, i vaccini anti-coronavirus da acquisire.

HTA e farmaci

Conoscenze scientifiche e innovazione, aumento dei costi e scelta delle risorse e ricadute cliniche, questioni scientifiche, sociali ed etiche, rendono necessaria un’attività di valutazione multidisciplinare delle ricadute provocate in modo diretto e indiretto, nel breve e nel lungo periodo, dalle tecnologie sanitarie esistenti e quelle di nuova introduzione. I costi sostenuti nel bimestre gennaio febbraio dal Servizio sanitario nazionale per l’acquisto di farmaci innovativi ammontano a oltre 352 milioni di euro secondo gli ultimi dati forniti dall’AIFA, e sono così divisi:

medicinali innovativi oncologici 166 milioni

medicinali innovativi non oncologici 182 milioni

Oggi sono in sviluppo nel mondo oltre 16mila farmaci, più di 7mila in fase clinica. Dalla ricerca nuove prospettive di cura soprattutto grazie alla medicina personalizzata e ai farmaci biotech, che rappresentano circa il 40% dei farmaci approvati dall’FDA. A livello globale cresce l’importanza di accordi, tra imprese e sistemi sanitari, di remunerazione dei farmaci anche in base ai risultati riscontrati in terapia, di particolare rilevanza per l’accesso ai farmaci innovativi. L’Italia, grazie al sistema dei registri AIFA, ha una posizione di leadership (36% di contratti effettuati, sul totale mondiale). Attraverso questi accordi, tra il 2013 e il 2018, le imprese del farmaco hanno restituito al SSN 3,8 miliardi di euro.

 

Ginevra Larosa

Foto © Mondosanità, Pharmastar, Arthea

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