Nato, i primi 75 anni dell’Alleanza

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Furono tre i motivi principali che portarono le Nazioni a sentire la necessità di formare un sostegno reciproco

 

Può diventare membro della Nato “qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo Trattato e di contribuire alla sicurezza dell’area nord-atlantica”. “La sicurezza nella nostra vita quotidiana è fondamentale per il nostro benessere. Scopo della Nato è garantire la libertà e la sicurezza dei Paesi membri attraverso mezzi politici e militari”.

All’apertura della ministeriale esteri alla vigilia dei 75 anni del Trattato del Nord Atlantico il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha ribadito: «La realtà è che se si vuole che questa guerra finisca, prima riusciamo a convincere Mosca che non vincerà sul campo di battaglia, prima potremo raggiungere un accordo di pace in cui la Russia si renda conto che non può vincere la guerra, ma deve sedersi e negoziare un accordo in cui l’Ucraina prevalga come Nazione sovrana e indipendente: quindi un ruolo più forte della Nato nel coordinare e fornire supporto a Kiev è un modo per porre fine a questa guerra così che l’Ucraina prevalga. I ministri discuteranno di come la Nato possa assumersi responsabilità nel coordinamento dell’equipaggiamento militare e dell’addestramento per Kiev, ancorando tutto ciò all’interno del solido quadro dell’Alleanza».

Una vera svolta

Secondo il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella: «L’attuale contesto internazionale, drammaticamente segnato dal riemergere di pulsioni belliche e da minacce alla sicurezza, rende particolarmente opportuna una riflessione circa la ricorrenza. Settantacinque anni fa un gruppo di Paesi reduci – a vario titolo – dalla tragedia della seconda guerra mondiale conclusero il Trattato dell’Atlantico del Nord. Fu un’autentica svolta, dettata dalla determinazione a rendere sicura la pace, a creare uno spazio di collaborazione e di mutua assistenza tra le due sponde dell’Atlantico settentrionale, a tutelare l’insopprimibile diritto all’autodifesa individuale e collettiva. Oggi, con il ritorno della guerra nel Continente europeo e di fronte a una diffusa instabilità nelle Regioni a noi più prossime, si comprende appieno la lungimiranza di quella scelta. La recente adesione di Finlandia e Svezia alla Nato conferma che permane intatto l’anelito alla libertà, all’indipendenza, alla pace e alla sicurezza».

«Per settantacinque anni» – prosegue Mattarella – «l’Alleanza ha consentito ai suoi membri di prosperare e crescere nella concordia, consolidandosi quale pilastro essenziale dell’architettura di sicurezza europea. Essa si è dimostrata all’altezza delle sfide che ha dovuto affrontare; ha mostrato capacità di adattamento al mutare dei tempi e delle minacce; ha saputo ampliare il ventaglio delle collaborazioni con un numero crescente di Paesi e di Organizzazioni multilaterali; ha svolto un ruolo di stabilità nelle relazioni internazionali».

I 32 Paesi membri

Belgio (1949); Canada (1949); Danimarca (1949); Francia (1949); Islanda (1949); Italia (1949); Lussemburgo (1949); Norvegia (1949); Paesi Bassi (1949); Portogallo (1949); Regno Unito (1949); Stati Uniti (1949); Grecia (1952); Turchia (1952); Germania (1955); Spagna (1982); Cechia (1999); Polonia (1999); Ungheria (1999); Bulgaria (2004); Estonia (2004); Lettonia (2004); Lituania (2004); Romania (2004); Slovacchia (2004); Slovenia (2004); Albania (2009); Croazia (2009); Montenegro (2017); Macedonia del Nord (2020); Finlandia (2023); Svezia (2024).

La formazione della Nato

Si dice spesso che l’organizzazione del Trattato del Nord Atlantico sia stata fondata in risposta alla minaccia rappresentata dall’Unione Sovietica. Questo è solo parzialmente vero. In effetti, la creazione dell’Alleanza faceva parte di uno sforzo più ampio volto a raggiungere tre scopi:

  • scoraggiare l’espansionismo sovietico;
  • vietare la rinascita del militarismo nazionalista in Europa attraverso una forte presenza nordamericana nel Continente;
  • incoraggiare l’integrazione politica europea.

Il secondo conflitto mondiale devastò gran parte dell’Europa e portò alla morte di circa 36,5 milioni di europei, di cui 19 milioni di civili. I campi profughi e il razionamento Natodominavano la vita quotidiana. In alcune aree, il tasso di mortalità infantile era di uno su quattro. Milioni di orfani vagavano per i gusci bruciati delle ex metropoli. Nella sola Città tedesca di Amburgo mezzo milione di persone erano senza casa. Inoltre, i comunisti, aiutati dall’Unione Sovietica, minacciavano i Governi eletti in tutta Europa. Nel febbraio 1948, il Partito Comunista cecoslovacco, con il sostegno nascosto dell’Urss, rovesciò il Governo democraticamente eletto nel Paese.

Quindi, in reazione al consolidamento democratico della Germania Ovest, i sovietici bloccarono Berlino Ovest controllata dagli Alleati nel tentativo di consolidare il loro controllo sulla Capitale tedesca. L’eroismo del ponte aereo di Berlino fornì ai futuri alleati un po’ di conforto, ma le privazioni rimasero una grave minaccia alla libertà e alla stabilità.

Cooperazione militare e non

Diverse democrazie dell’Europa occidentale si unirono per attuare vari progetti per una maggiore cooperazione militare e difesa collettiva, inclusa la creazione dell’Unione occidentale nel 1948, che sarebbe poi diventata l’Unione dell’Europa occidentale nel 1954. A quel punto solo un vero accordo di sicurezza transatlantico potrebbe scoraggiare l’aggressione sovietica e allo stesso tempo impedire la rinascita del militarismo europeo e gettare le basi per l’integrazione politica. Di conseguenza, dopo molte discussioni e dibattiti, il 4 aprile 1949 fu firmato il Trattato del Nord Atlantico.

Nel rinomato articolo 5 del Trattato, i nuovi alleati concordavano che “un attacco armato contro uno o più di essi (…) sarà considerato un attacco contro tutti loro” e che, a seguito di questo, ciascun alleato avrebbe intrapreso “le azioni che riterrà necessarie, compreso l’uso della forza armata” in risposta. Significativamente, gli articoli 2 e 3 avevano scopi importanti non immediatamente attinenti alla minaccia di attacco. Il 3 gettò le basi per la cooperazione nella preparazione militare tra gli alleati, e il 2 concesse loro un certo margine di manovra per impegnarsi nella cooperazione non militare.

Sebbene la firma del Trattato del Nord Atlantico avesse creato degli alleati, non aveva creato una struttura militare in grado di coordinare efficacemente le loro azioni. La situazione cambiò quando le crescenti preoccupazioni circa le intenzioni sovietiche culminarono nella detonazione di una bomba atomica nel 1949 e nello scoppio della guerra di Corea nel 1950. L’effetto sull’Alleanza fu drammatico. La Nato presto ottenne una struttura di comando consolidata con un quartier generale militare situato nel sobborgo parigino di Rocquencourt, vicino a Versailles.

Il Muro di Berlino

Con il beneficio degli aiuti e di un ombrello di sicurezza, la stabilità politica fu gradualmente ripristinata nell’Europa occidentale. Iniziò il miracolo economico del dopoguerra. Nuovi alleati si unirono all’Alleanza: Grecia e Turchia nel 1952, e Germania Ovest nel 1955. L’integrazione politica europea fece i suoi primi passi esitanti. In reazione all’adesione della Germania Ovest all’Alleanza, l’Unione Sovietica e i suoi Stati satelliti dell’Europa orientale, nel 1955, formarono il Patto di Varsavia. L’Europa si trovò in una situazione di stallo difficile, simboleggiata dalla costruzione del Muro di Berlino nel 1961.

Durante questo periodo, la Nato adottò la dottrina strategica della “ritorsione di massa”: se l’Unione Sovietica avesse attaccato, avrebbe risposto con armi nucleari. L’effetto voluto di questa dottrina era quello di dissuadere entrambe le parti dal correre rischi poiché qualsiasi attacco, per quanto piccolo, avrebbe potuto portare a uno scambio nucleare completo. Allo stesso tempo, la “ritorsione di massa” ha consentito ai membri dell’Alleanza di concentrare le proprie energie sulla crescita economica piuttosto che sul mantenimento di grandi eserciti convenzionali. L’Alleanza ha inoltre mosso i primi passi verso un ruolo politico oltre che militare.

Sin dalla fondazione dell’Alleanza, gli alleati più piccoli, in particolare, avevano sostenuto una maggiore cooperazione non militare, e la crisi di Suez nell’autunno del 1956 mise a nudo la mancanza di consultazione politica che divise alcuni membri. Inoltre, il lancio del satellite Sputnik da parte dell’Unione Sovietica nel 1956 spinse gli Alleati a una maggiore cooperazione scientifica.

Quartier generale a Bruxelles

Negli anni ’60 questo status quo, difficile ma stabile, cominciò a cambiare. Le tensioni della Guerra Fredda si riaccesero quando il premier sovietico Nikita Khrushchev e il presidente Natodegli Stati Uniti John F. Kennedy evitarono per un pelo il conflitto a Cuba e mentre il coinvolgimento americano in Vietnam si intensificava. Nonostante questo inizio sfavorevole, alla fine del decennio quella che era stata principalmente un’organizzazione basata sulla difesa finì per incarnare un nuovo fenomeno: la distensione, un allentamento delle tensioni tra i blocchi occidentale e orientale guidato da una riluttante accettazione dello status quo.

Nel 1957 un nuovo quartier generale SHAPE fu istituito a Casteau, in Belgio. Mentre il quartier generale della Nato si trasferì a Bruxelles nell’ottobre dello stesso anno.

Nel 1996 l’Assemblea Nato ha istituito il Gruppo speciale sul Mediterraneo e il Medio Oriente (GSM), allo scopo di approfondire il dialogo parlamentare con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo con riferimento alle problematiche di sicurezza e di sviluppo economico e sociale. La delegazione italiana organizza ogni anno un Seminario parlamentare nel formato GSM.

Assemblea parlamentare

L’Assemblea parlamentare Nato costituisce il punto di raccordo tra le istanze governative che operano nell’Alleanza atlantica e i Parlamenti nazionali. Una prima Conferenza interparlamentare si svolse il 18 luglio 1955, a Parigi, su impulso dell’allora segretario generale, Lord Ismay. Nel 1966 la Conferenza assunse la denominazione di Assemblea parlamentare dell’Atlantico del Nord. E, nel giugno 1999, ha nuovamente modificato la sua denominazione assumendo quella attuale di Assemblea parlamentare Nato. L’Assemblea ha un Regolamento che ne disciplina l’organizzazione e l’attività.

I principali obiettivi dell’Assemblea:

  • favorire il dialogo parlamentare sulle principali tematiche della sicurezza;
  • facilitare la consapevolezza e la comprensione, a livello parlamentare, delle questioni chiave dell’Alleanza in materia di sicurezza;
  • rafforzare le relazioni transatlantiche.

Dal 1989 si sono andati aggiungendo alcuni nuovi e decisivi obiettivi:

  • assistere lo sviluppo della democrazia parlamentare nell’area euroatlantica, attraverso l’integrazione dei parlamentari dei Paesi non membri nei lavori dell’Assemblea;
  • assistere da vicino i Parlamenti che desiderano aderire all’Alleanza;
  • incrementare la cooperazione con i Paesi che, pur non volendo aderire all’Alleanza, sono comunque interessati a creare dei legami stabili con essa;
  • promuovere lo sviluppo dei meccanismi parlamentari e delle procedure necessarie a realizzare un efficace controllo democratico sulle forze armate.

Composizione

L’Assemblea si compone di 274 parlamentari appartenenti a delegazioni dei Parlamenti nazionali dei 32 Paesi membri dell’Alleanza Atlantica. La consistenza delle delegazioni nazionali varia (da 3 a 36 membri) in funzione della popolazione dei relativi Paesi. Nella composizione delle delegazioni nazionali il Regolamento incoraggia fortemente il rispetto del principio della diversità di genere.

La delegazione italiana è composta di 18 parlamentari, 9 deputati e 9 senatori, nominati dai presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, su designazione dei rispettivi Gruppi parlamentari. Le missioni italiane all’estero hanno raggiunto un livello operativo senza precedenti dal Dopoguerra, con 166 militari impegnati in 36 quadranti operativi sotto l’egida di Nato, Ue e Onu. L’Italia ha ratificato il Trattato con Legge 10 agosto 1949, n. 465.

«Dopo le sciagure della dittatura fascista e della guerra, l’adesione al Patto Atlantico costituì per l’Italia una tappa essenziale nel processo di ricongiungimento alla Comunità internazionale. Questa fu, e resta ancor oggi, una scelta rispondente alle prioritarie preoccupazioni dei nostri concittadini», ha affermato il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.

L’attività dell’Assemblea si articola in cinque Commissioni:

  1. Democrazia e sicurezza;
  2. difesa e sicurezza;
  3. economica e sicurezza;
  4. politica, scienza;
  5. tecnologia.

 

Ginevra Larosa

Foto © Nato, Scripta Manent, Formiche, Polyglass, Giornale diplomatico

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