Consiglio Ue, l’economia della guerra è dietro l’angolo

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Consiglio Ue

Da giorni i rappresentanti dell’Ue lanciano messaggi sulle manovre da adottare per essere pronti a un possibile allargamento della “operazione speciale” della Russia

Il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, a margine del prevertice dei socialisti Ue a Bruxelles, ha affermato «oggi il Consiglio europeo discuterà della possibilità di introdurre dei defence bond probabilmente senza prendere una decisione. È chiaro però che l’attualità ci impone di trovare strumenti di finanziamento comune. Credo che non ci siamo ancora, e questo può essere un motivo di rammarico, ma bisogna andare in quella direzione».

 

Necessità “imperativa”

Nei giorni scorsi parole intense sulla possibile preparazione dell’Europa a una guerra sono state lanciate da alcuni premier e dall’alto rappresentante Ue, Josep Borrell. Inoltre, nella bozza del documento con cui si dovrebbe chiudere il Consiglio europeo che prende il via oggi, spunta proprio un programma d’emergenza in caso di attacco bellico. Si tratta di un programma che coinvolge anche i civili e la società: la bozza sottolinea, infatti, la necessità “imperativa” di una “preparazione militarecivile rafforzata nonché coordinata” e di una “gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce”. Invita quindi il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’alto rappresentante, a proporre “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”.

Su questo discuteranno i leader seduti al tavolo del Consiglio europeo. Un vertice in cui si voterà l’utilizzo dei profitti straordinari degli asset russi congelati per mandare altre armi all’Ucraina. Ora hanno un effetto diverso anche le parole pronunciate dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: «Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra», afferma con un intervento pubblicato su diversi media europei (in Italia da La Stampa). I punti chiave sono: i Paesi Ue devono essere «pronti a difendersi», producendo più munizioni e spendendo di più per la difesa, e soprattutto bisogna prepararsi «all’economia di guerra». Michel si allinea così alle dichiarazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «Servono più armi, dobbiamo produrne come fatto con i vaccini».

Difesa collettiva

«Dobbiamo essere pronti all’economia di guerra. A due anni dall’inizio della guerra è ormai chiaro che la Russia non si fermerà in Ucraina, così come non si è fermata 10 anni fa in Crimea», ha sottolineato Charles Michel. Inoltre ha ribadito che «la Russia rappresenta una seria minaccia militare per il nostro Continente europeo e per la sicurezza globale. Se la risposta dell’Ue non sarà adeguata e se non forniamo all’Ucraina sostegno sufficiente per fermare Mosca, saremo i prossimi. Non possiamo più contare sugli altri o essere in balia dei cicli elettorali negli Stati Uniti o altrove. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità, sia per l’Ucraina che per l’Europa, di difendere il mondo democratico».

Per questo, secondo il presidente del Consiglio europeo, «Dobbiamo essere pronti a difenderci e passare a una modalità di “economia di guerra”. È giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra propria sicurezza. Un’Europa più forte contribuirà anche a rafforzare l’alleanza Nato e potenzierà la nostra difesa collettiva».

Lavorare al sostegno

Anche l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, solleva la questione delle forniture di armi affermando che: «La guerra in Consiglio UeUcraina sarà decisa questa estate. Questa estate sarà critica. La Russia sta colpendo la posizione degli ucraini ogni giorno, per indebolirle, e quando arriverà la primavera Mosca certamente aumenterà l’attività militare», ha spiegato puntando il dito contro le titubanze di alcuni Paesi membri. «È impossibile penetrare le linee russe senza un sostegno forte. Quando arriveranno gli F-16? Daremo i missili a lunga gittata o no? Per ora la Germania dice no ma chissà, ha detto no a ogni passo, Leopard, Patriot. Io devo lavorare al sostegno per i prossimi mesi».

Borrell definisce comunque «ingannevole» la proposta di un commissario alla difesa. «Per me è chiaro: la difesa è competenza degli Stati membri. Come la politica estera. Allora perché non creare un commissario per la politica estera? La Commissione ha competenza sulla sicurezza interna e sull’industria, ma ha competenza zero sulla politica di difesa, zero sulle capacità militare, sulle missioni militari o l’agenzia della difesa. La maggior parte delle proposte del Partito Popolare sul commissario alla difesa sono contro i Trattati, ci vorrebbe una modifica del Trattati», ha concluso.

Aiuti per l’Ucraina

La Commissione europea ha annunciato il suo piano per destinare all’Ucraina i profitti generati dagli oltre 217 miliardi di dollari di asset russi congelati sul territorio Ue. La cifra potrebbe arrivare fino a tre miliardi di euro all’anno per un totale di quindici miliardi di euro fino al 2027. Il 90% di questi profitti sarebbe utilizzato attraverso il fondo European Peace Facility per acquistare gli aiuti militari all’esercito ucraino, mentre il resto verrebbe destinato alla ricostruzione del Paese.

La proposta è stata elaborata dall’alto rappresentante Ue che con la sua squadra ha studiato la strategia legale per evitare ritorsioni e convincere il Consiglio europeo. In caso di un via libera, i primi pagamenti a Kyjiv potrebbero avvenire già a luglio e si aggiungerebbero ai 4,5 miliardi di euro dati da Bruxelles questa settimana all’interno del suo programma di aiuti approvati nell’ultimo Consiglio europeo. La decisione potrebbe essere provvidenziale per l’Ucraina a causa della carenza di munizioni e artiglieria a cui si aggiunge lo stallo nel Congresso degli Stati Uniti per l’invio di ulteriori aiuti militari. “Non esiste simbolo o utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere”, ha commentato la presidente della Commissione europea von der Leyen su X.

Prevenire

In totale ammontano a oltre 330 miliardi di euro gli asset della Banca centrale russa congelati nei Paesi occidentali (non solo europei). Dall’invasione dell’Ucraina, il Cremlino non ha potuto accedere a questi beni, né godere degli interessi maturati in questi due anni di guerra. Per evitare ritorsioni legali, il 3% della somma totale dei profitti russi che l’Ue intende devolvere all’Ucraina sarà trattenuto dalla società di servizi finanziari Euroclear per finanziare le controversie in corso e future della Russia che cercherà di recuperare legalmente i suoi asset denunciando probabilmente l’attività di Bruxelles.

 

Ginevra Larosa

Foto © Consilium.europa, Euractiv, Whyy

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