Come una bomba atomica, due esplosioni a Beirut equivalenti a un sisma 4.5

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Immagini terrificanti dalla capitale libanese. Più di 70 morti, ferito lievemente un militare italiano della missione Unifil

Due potentissime esplosioni, avvenute a breve distanza di tempo nella zona del porto, hanno devastato intere aree della capitale del Libano, Beirut. Sarebbero più di 70 i morti, al momento in cui scriviamo, da quanto riferito dal ministero della Salute libanese. Ma si tratta senz’altro di un numero destinato ad aumentare. Moltissimi anche i feriti – da un primo bilancio sarebbero almeno 3.700 – di cui tanti in gravi condizioni che stanno affollando gli ospedali della capitale libanese. Tra loro, anche un militare italiano impegnato nella missione Unifil, ferito in modo lieve nell’esplosione. Il ministro della Salute ha chiesto a tutti i medici e al personale sanitario di raggiungere gli ospedali della capitale per soccorrere i feriti. La Croce Rossa ha riferito di un gran numero di persone sepolte sotto le macerie e intrappolate nelle loro case.

Avvertite fino a Cipro

Le esplosioni sono state avvertite fino a Cipro a 200 km di distanza e hanno creato paura e angoscia in ogni parte del mondo. L’Osservatorio sismologico della Giordania ha riferito che l’esplosione avvenuta nel pomeriggio, nel porto di Beirut, ha eguagliato l’energia di un terremoto di 4.5 magnitudo sulla scala Richter. Il premier Hassan Diab ha deciso che quella di mercoledì sarà, in Libano, una giornata di lutto nazionale e ha parlato di una “catastrofe” della quale «i responsabili saranno chiamati a rendere conto».

Gli ha fatto eco il governatore di Beirut Marwan Abboud, che tra le lacrime ha detto che «quanto è successo nella capitale libanese ricorda Hiroshima e Nagasaki» e che, nonostate la lunga gerra civile che ha insanguinato il Paese, «nulla di simile era mai accaduto in passato in Libano». Nelle immagini si vede una densa colonna di fumo bianca – probabilmente il risultato di un primo scoppio – seguita da esplosioni secondarie, minori e colorate. Pochi istanti dopo, una gigantesca onda d’urto a forma di fungo, che colpisce via via diversi palazzi, facendoli collassare.

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La zona del porto rasa al suolo

Il primo scoppio, di cui non si conoscono ancora le cause, è avvenuto in un magazzino di fuochi d’artificio seguito da una seconda più potente esplosione in un magazzino poco lontano. All’interno c’erano, da quanto ha riferito il ministero dell’Interno libanese, materialialtamente esplosiviposti sotto sequestro da anni. Sarebbero 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio (composto chimico usato nei fertilizzanti e nella fabbricazione di esplosivi, ndr), hanno in un primo tempo ipotizzato i media e poi ha confermato il premier. Proprio queste avrebbero causato l’altra colonna di fumo rosso arancione che si è vista nel cielo di Beirut.

Il presidente libanese, Michel Aoun, ha definito “inaccettabile” che un tale quantitativo di materiale esplosivo sia stato immagazzinato in un capannone senza adeguate misure di sicurezza. Vaste zone del porto sono state rase al suolo, balconi e finestre si sono sbriciolati a chilometri dal luogo dell’esplosione. Danneggiati centinaia di edifici, tra i quali anche il Palazzo Baabda, residenza del presidente. L’esplosione al porto di Beirut è avvenuta di un clima di forti tensioni tra il gruppo sciita di Hezbollah e Israele.

Da Israele solo aiuti

Immediato il commento da parte di Gerusalemme, che ha subito sottolineato «di non aver nulla a che vedere» con quella che è stato definito «un incidente provocato da un incendio». Su indicazione del ministro degli Esteri israeliano, Gabi Ashkenazi, e del ministro della Difesa, Benny Ganzt, Israele ha anche offerto assistenza medica umanitaria al governo libanese, attraverso le organizzazioni internazionali. Anche la Casa Bianca «sta seguendo attentamente» gli sviluppi di quanto è avvenuto in Libano, ha fatto sapere un portavoce. Il segretario di Stato americano, Michael Pompeo, ha anche fatto sapere che gli Usa sono «pronti ad aiutare il popolo libanese nel riprendersi da questa tragedia». Solidarietà al governo di Beirut è arrivata anche dall’Unione europea.

Le parole del presidente del Consiglio Ue

«L’Ue è pronta a fornire assistenza e sostegno al Libano» ha assicurato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, su Twitter. «I miei pensieri sono con la gente del Libano e con le famiglie delle vittime della tragica esplosione a Beirut». Subito seguito dai ministri degli Esteri italiano e francese. «L’Italia è vicina agli amici libanesi in questo momento tragico. I nostri pensieri vanno alle famiglie delle vittime, a cui esprimiamo il nostro profondo cordoglio, e alle persone ferite, a cui auguriamo una pronta guarigione», ha affermato Luigi Di Maio mentre la Farnesina è al lavoro, con l’Unità di Crisi e l’Ambasciata in Libano, per assistere i connazionali e monitorare la situazione. Anche il suo omologo d’Oltralpe Jean-Yves Le Drian, appena rientrato a Parigi da una visita ufficiale a Beirut, ha dichiarato che la Francia «sarà sempre al fianco del Libano» e si appresta a fornire aiuti e assistenza.

L’impegno dell’Onu

«Le Nazioni Unite rimangono impegnate nel sostenere il Libano in questo momento difficile e stanno fornendo attivamente assistenza nella risposta a questo incidente», ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, António Guterres, che ha espresso il suo cordoglio alle famiglie delle vittime e al governo libanese per «l’orribile esplosione» che ha devastato Beirut. Nella mattinata di oggi, nella capitale martoriata libanese, si terrà una riunione del gabinetto d’emergenza per fare il punto della situazione. Anche per intervenire in aiuto agli ospedali cittadini sotto pressione, già in crisi per i tagli finanziari e la crisi da coronavirus. Il Consiglio nazionale di difesa, riunito d’urgenza pochi minuti dopo la terribile esplosione nel porto della capitale, ha deciso di dichiarare “Beirut città disastrata” e di decretare “lo stato di emergenza per due settimane“, come ha reso noto la presidenza libanese.

 

Giovanni De Negri

Foto © Sky News

Video © Eurocomunicazione

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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